Il “non voto” dei pratolani in Venezuela

Loro a votare non ci andranno. Si tratta di una buona fetta di italiani all’estero tra i quali i pratolani in Venezuela che con il governo italiano ce l’hanno davvero carica. Nella situazione che stanno vivendo in regime Maduro non riescono a farsi sentire dal consolato italiano. Stato che è puntuale, invece, in fase di campagna elettorale pronto a bussare alla porta ricordando come dove perché bisogna votare. Questa volta il limite, però, è oltrepassato e in molti non ci stanno a sottostare ai dettami scegliendo, di conseguenza, di non far sentire la proprio voce, anzi di farla sentire in modo diverso non concedendo preferenza alcuna.

Che la situazione degli italiani in Venezuela sia difficile Il Germe ha avuto modo di parlarne più volte attraverso le testimonianze di Roberto Di Mattia, ingegnere pratolano, che parla di un vero e proprio incubo, quello che si sta vivendo, dal quale è difficile sottrarsi con aiuti quasi impossibili anche dall’Italia. Il problema sono i documenti da ottenere, passaporti di difficile rilascio di questi tempi.

“Ieri siamo stati quattro ore senza luce- racconta Roberto-. La città era un caos” mentre spiega il motivo che il 4 marzo spingerà la sua famiglia, i parenti e gli amici a non recarsi alle urne. “Come dimostrazione di non essere d’accordo con la posizione che lo Stato italiano e i partiti politici, di destra come di sinistra, hanno in relazione alla nostra situazione e per come veniamo considerati. Vogliamo innanzitutto un consolato accessibile, poter essere in regola con i nostri documenti, avere la possibilità di essere considerati italiani. Vogliamo la presenza dei massimi rappresentanti in Venezuela per far vedere loro, con i propri occhi, la nostra situazione, in special modo per i più anziani e bambini. Rientrare in Italia senza ostacolo alcuno- prosegue nelle sue richieste- e aiuti come succede con gli extracomunitari”.

Guardano da lontano l’Italia, i suoi programmi televisivi, Presa Diretta di qualche giorno fa dove si parlava della banca della terra con l’esempio di Caramanico Terme. Un sogno per Roberto, che fa tutt’altro mestiere, ma che si piegherebbe pur di lavorare perché in fondo si tratta di dare spazio ai giovani e ripopolare le campagne con la legge regionale approvata qualche mese fa. “Queste sono iniziative per noi italiani all’estero” sentenzia. “Oltre al consolato c’è il problema che il governo venezuelano non rilascia passaporti” e da sistemare, in questo senso, ci sono la moglie e la figlia con i noti problemi, già denunciati, che per ottenere un minimo di attenzione dal consolato bisogna pagare, nonostante sul suo sito il ministero si sia dissociato da questa pratica.

Un sistema che non regge, che non si fa vivere, pesante, dimenticato dove non resta che esprimere il proprio dissenso attraverso il non voto.

 

Simona Pace

6 Commenti su "Il “non voto” dei pratolani in Venezuela"

  1. In Venezuela hanno le elezioni del presidente a breve.Considerato che si ripresenta Maduro, c’è da pensare seriamente. Comunque io credo che una delle più grandi cxzzxte che fece AN e per suo conto l’on.Tremaglia, nel frattempo passato a miglior vita, fu battersi con quanto di anima e corpo, per il voto degli (ex)italiani all’estero. Dico ex, perchè, checché se ne dica, hanno nazionalità,residenza,famiglia e vivono la loro vita in altre location,dove usufruiscono di servizi,pagando le tasse. In Italia hanno lasciato solo i loro ricordi. Perché allora farli votare pro Italia? A quale scopo? Spesso sento dire che ,per esempio un personaggio noto, sia italiano, come Madonna. Non parla una parola di italiano, ha studiato in USA , ha ottenuto fama in USA ,è nata in USA. Direte, sì, ma da genitori italiani, di Pacentro. Embè, che cosa avrebbe lei di italiano? Forse i genitori, ma non più la patria. A me il discorso pare logico. Anche quelli nati in Italia e residenti all’estero, non hanno più nulla da spartire con l’Italia, dal punto di vista dei diritti riservati a chi di fatto vi risiede e paga le tasse. Poi se vogliono tornare,nessuno li ostacolerebbe.Solo allora potrebbero tornare a votare. Sbaglio? Se sbaglio mi “corrigerete”,dice la vignetta, ispirata alle parole di papa Gianpaolo II. Ed è una legge da abrogare. A parte il fatto che uno eletto in Argentina,per votare una legge doveva prendere l’aereo e venire in Italia a fare numero. Roba da matti. E tutto questo per accontentare il sogno di Tremaglia.

  2. CARO AMICO CON TUTTO IL RISPETTO, CREDO CHE NON HAI CAPITO NULLA DELLA SITUAZIONE CHE VUOLE ESPRIMEE L ARTICOLO. SE VUOI VIENI AL VENEZUELA E TI FACCIAMO VEDERE COME LAVORANO AL CONSOLATO E TI POSSO ANCHE DIRE CHE MOLTI ITALIANI ALL ESTERO AMANO PIU L ITALIA CHE TANTI ITALIANI CHE SONO NELLA PENISOLA. LO SAI CHE DOPO LA GRANDE GUERRA QUESTI ITALIANI ALL ESTERO HANNO CONTRIBUITO ECONOMICAMENTE PIU CHE LO STESSO PLAN MARSHALL. ALLORA CUANDO VOI ERAVATE IN DIFFICOLTÁ GLI ITALIANI ALL ESTERO ERANO BUONI ADESSO LA COSA É AL CONTRARIO E CI DANNO UN CALCIO SUL SEDERE. A COSA CENTRA MADONNA SUL DISCORSO NO LO CAPISCO.

    SALUDOS MI PANA

  3. D’Accordo,ma tutto questo con il voto in Italia cosa c’entra? E’ come se io votassi per il Venezuela. Io penso che per voi, conta molto di più votare bene in Venezuela,terra ricca e generosa, che ha dato tanto a quelli della valle peligna, che emigrarono colà in tempi migliori. Il Venezuela ora ha tanti problemi e credo che sono quelli i problemi da risolvere. Ribadisco ,io mi riferivo al voto degli italiani all’estero,che secondo il mio pensiero,non ha senso. E’ un mio pensiero e basta. Libero di pensarla. Che poi, voi in Venezuela meritiate tutta la mia solidarietà per quello che state passando ,va da sé. La situazione la conosco ,la stampa ne parla continuamente. Io preferisco non parlarne, perché poi la metterei in politica e non mi va.

  4. Allora esistono due tipi di italiani voi la e noi da queste parti. Voi di prima classe noi di seconda, questo é il ragionamento dei politici e non solo. Se io ho un passaporto della comunitá europea e giuro davanti alla costituzione italiana ho gli stessi diritti vostri. Il senso dell´ articolo e parlarci chiaro, noi siamo solo importanti in epoche di elezioni, e poi se ti vedo no mi ricordo. Davvero mi preoccupa non vivendo in italia, che fra 50 anni la popolazione europea scomparirá e sicuramente l italiana sará in pole position. Questo vuoto demografico, di sicuro sará riempito da extracomunitari. Comunque e come dico sempre i problemi nostri nel venezuela lo risolveremo noi, non abbiamo bisogno dell´ italia, solo vogliamo la possibilitá di mettere in regola i nostri documenti perché é un gesto doveroso e obbligatorio secondo le regole del consolato e dello stato italiano. Il tema politico italiano non mi interessa sono i vostri politici che cercano i nostri voti. La doppia cittadidanza di tanti venezolani venne acquisito per ius sanguinis é legge dall´ epoca romana, il voto anche se fú una decisione politica dell Onorevole Mirko Tremagia (AN), poco mi interessa peró bisogna sottolineare che é stato molto intelligente perché lui sapeva che gli italiani all´ estero non pagano le tasse ma creano un indotto a favore dell´ italia di vari milioni o miliardi di euro che puó far salire facilmente e contribuire al prodotto interno lordo perché questi italiani consumano tantissimi prodotti italiani, ecco perché il voto all´ estero caro amico.

  5. Caro amico,lei ha ragione,ma io continuo a pensare che il voto di coloro che risiedono e vivono all’estero non sia naturaliter necessario. Ricordo che un senatore argentino eletto per il senato in Italia,riuscì a fare la differenza,come dire la maggioranza e fu presente in parlamento solo quando dovette votare per la maggioranza,per non fare cadere il governo. Uno per partecipare alla vita pubblica di una nazione deve risiedere ed avere domicilio in quella nazione, altrimenti non la potrebbe rappresentare ,senza partecipare alla vita pubblica. E c’è un altro risvolto della cosa: se paga le tasse nel caso specifico, in Venezuela e versa contributi per la “Segura” in Venezuela, pur essendo di sangue italiano e rimane italiano,non è abilitato a votare per un parlamento che fa leggi per i residenti e domiciliati. Per il resto posso essere d’accordo con lei. Non solo gli italiani fanno o hanno fatto rimesse in Italia, ma anche gli africani in Italia fanno rimesse per l’Africa.Il mondo va così. Uno emigra in cerca di miglior vita e purtroppo se non torna a risiedere in Italia, è giocoforza che recide il cordone ombelicale che lo lega al passato. Io ho parenti negli USA,che non votano e sono americani a tutti gli effetti. Mio padre fu in Venezuela negli anni 50,ai tempi di Marcos Pérez Jiménez e gli andò bene. Poi tornò in Italia. Io mi riferisco al voto e conosco l’iter della legge fortemente voluta da Tremaglia ex MSI poi AN, alla quale lavorò per anni ed anni. Alla fine , essendo “ministro per gli italiani nel mondo” nel governo Berlusconi con il suo partito, ce la fece. Ma poi, ironia della sorte, il voto degli italiani all’estero gli si ritorse contro,avendo quelli votato per la maggior parte le sinistre, che poi andarono al governo. Per ciò che riguarda il “casino” e le lungaggini del consolato italiano a Caracas,ha ragione da vendere. Lungaggini burocratiche e farraginose anche da noi, che siamo professionisti delle lunghe liste di attesa,dei processi infiniti della durata anche di 30 anni e di quant’altro. Spero che il Venezuela cambi registro e si tiri fuori da falsi demagoghi pifferai del popolo e tenie delle società, che hanno ridotto una delle nazioni più ricche di risorse del mondo alla fame. Ho letto che hanno mangiato anche gli animali degli zoo per la fame.Eppure continuano imperterriti a votare per l’attuale sistema. E’ questo il grande problema del Venezuela e me ne dispiace. Una nazione che ha dato reddito e ricchezza ai tanti emigrati colà dalla valle peligna. Alcuni tornati milionari,negli anni 50. Buona fortuna Robby.

  6. e pur si muove

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