Lago di Barrea non balneabile, la Soa chiede risposte

Un verdetto che qualcuno già si aspettava: il lago di Barrea non è balneabile per il 2018 e il fiume Sangro, in pieno parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, rischia di continuare a ricevere reflui non adeguatamente depurati.

La SOA, la Stazione Ornitologica Abruzzese, scrive agli enti chiedendo azioni concrete sulla condizione dei depuratori sul fiume Sangro e sul lago, sulle ordinanze obbligatorie e sulla sorveglianza. Proprio in vista della stagione estiva, in cui aumenta la pressione antropica su strutture di depurazione inadeguate, l’associazione allerta comuni e ministeri, per ribadire la necessità da un lato di agire sugli scarichi dei depuratori che hanno mostrato criticità nel recente passato e dall’altro di emanare specifiche ed adeguate ordinanze di divieto di balneazione assicurando la relativa sorveglianza per evitare l’esposizione dei cittadini a situazioni di pericolo per la salute.

La Regione Abruzzo, con deliberazione di giunta del 21 marzo 2018, aveva chiarito, il divieto di balneazione nei bacini lacustri non soggetti a monitoraggio e non individuati tra quelli idonei allo scopo.

La Soa lo scorso anno aveva sollevato per prima la questione della non balneabilità del lago di Barrea nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, “ricevendo – sottolineano – all’inizio addirittura risposte del tutto incomprensibili dagli enti locali che evidentemente non avevano ben chiare le norme in materia”. Era stato evidenziato “lo stato pietoso” del fiume Sangro, le cui acque non rispondono agli obiettivi di qualità europei, ed erano state segnalate le irregolarità di diversi depuratori della zona, da quello di Pescasseroli a quello di Barrea.

Risposte però sottolineano, “pari a zero sul fronte della risoluzione delle problematiche”. E così si è continuato a scaricare nel Sangro liquami non adeguatamente trattati quando era necessario, in considerazione dei limiti strutturali degli impianti, dotarsi di impianti mobili o provvedere a smaltire parte del refluo in altre strutture caricandolo e trasportandolo con autobotti, come avvenuto in altri casi sulla costa.

“Alle nostre plurime note non ha inteso rispondere l’Ente Parco. Non sappiamo cosa abbia fatto nel frattempo, ad esempio, se abbia emanato l’ordinanza prevista dalla legge per impedire il ripetersi di fatti contrari alle norme di tutela del Parco” conclude l’associazione. Dalla Soa l’augurio che tutte le inadempienze riscontrate lo scorso anno non si ripetano e che gli enti assicurino interventi a tutti i livelli “per evitare problemi sia sugli impianti sia ai fruitori di territori così belli ma così maltrattati”.

 

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