
A venticinque anni dalla legge firmata dall’allora ministro Claudio Martelli e nata all’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio, si cercherà di fare il punto su efficacia e limiti del 41 bis: un regime carcerario che ha prodotto oltre mille pentiti finora, permettendo di arrestare migliaia di mafiosi, “ma che non è risolutiva – continua il sindacalista Uil – allo smantellamento della criminalità organizzata”.
Tra i relatori anche Pino Arlacchi, amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e la consegna di due premi internazionali alle vittime del dovere, quei rappresentanti cioè delle forze di polizia e delle forze armate che hanno perso la vita nell’esercizio del loro lavoro e a cui, domani, sarà intitolato anche il piazzale ubicato davanti al carcere di via Lamaccio.

L’altro premio sarà invece consegnato al fratello di Franco Lattanzio, il carabiniere di Pacentro morto nell’aprile del 2006 a Nassirya.
Un seminario di respiro internazionale, ma dall’interesse anche locale, perché a Sulmona, come detto, una sessantina di detenuti sono ex 41 bis e gli altri comunque per associazione mafiosa. Una presenza che deve fare i conti anche con la città, come dimostrato nell’ultima rovente polemica l’assunzione da parte della cooperativa Creaservice (cooperativa di servizio del Comune) di un ex detenuto: “Il percorso seguito dal Comune in questa vicenda – commenta Nardella – è pienamente legale e rispondente al percorso di reinserimento, probabilmente era meglio evitare di affidargli un servizio delicato come quello della guardiania”.
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