
Nella regione dei Parchi, c’è chi vaga, tranquillo, tra querceti a roverella e aceri campestri, imbracciando carabine e sovrapposti Beretta. Sarà stato il caldo che ha anticipato di una settimana l’estate dei morti a spingere tre cacciatori, con cani sciolti, a percorrere armati uno dei sentieri che tagliano i settantamila ettari del Parco Nazionale della Maiella. Fucile in spalla e segugi senza guinzaglio, su un tappeto color bronzo in un’area protetta. I tre sono stati notati sabato scorso, da degli escursionisti, lungo il sentiero interpoderale che collega Pacentro a Campo di Giove. Lo stesso percorso calpestato ogni aprile da centinaia di studenti, nella prima tappa del Freedom Trail.

Di libertà, i tre, se ne sono presa un po’ troppa perché la caccia all’interno del perimetro del Parco è vietata, in quanto zona protetta. Così come lo è l’introduzione di armi in qualsiasi parco nazionale, senza specifica autorizzazione. A dirlo è la legge quadro del 1991, seguita dalla 157 del 1992: l’esercizio della caccia nelle zone protette comporta l’arresto fino a sei mesi, assieme ad una multa che può sfondare il tetto dei 1.500 euro.
E quelle armi, trasportate nel tratto compreso tra Colle Cisternola e Colle Rotondo, non fanno di certo eccezione. I tre si trovavano nell’area C, secondo la cartografia della zonazione dell’Ente Parco; ovvero nell’area di protezione, dove persino i cani devono essere tenuti al guinzaglio. A dirlo sono le disposizioni interne del Parco, riportate nella cartellonistica d’accesso ai sentieri, che rimarcano agli escursionisti anche il rispetto della fauna selvatica. Figurarsi girovagare con delle bocche di fuoco e segugi al seguito, muniti di campanelli attaccati al collare per essere rintracciati nella zona boschiva. Di certo non il migliore tra i biglietti da visita.

“Il sentiero entra nel Parco Nazionale della Maiella – spiega Nicola Scalzitti, che si occupa della sentieristica del Parco -. Il problema è che siamo a pochi metri dal confine. Quattro passi più in là e si esce dalla zona Parco. Purtroppo in tanti giocano su questo fattore. Però che ci sia un problema è evidente. Lo si nota anche da alcuni cartelli, perforati con colpi di fucile”.
Immediata la condanna da parte dell’Ente Parco, che ha riferito l’accaduto ai carabinieri Forestali. “La caccia non è praticabile nel Parco – sottolinea il direttore, Luciano Di Martino -, ed è reato anche il trasporto di armi. E’ vietato anche tenere i cani vaganti, senza guinzaglio. Se fosse stato segnalato, i tre sarebbero stati multati e denunciati penalmente per aver trasgredito l’articolo 11 della legge 394/91. Invito gli escursionisti che percorrono i sentieri del Parco ad allertare il 112, qualora non avessero il numero diretto della stazione competente, per segnalare eventi di questo tipo. Sarà mia premura riferire quanto accaduto alle autorità, per monitorare l’area scrupolosamente”.
E lo scrupolo dovranno averlo anche gli escursionisti, perché i dati parlano chiaro. L’ultima stagione venatoria, in Italia, ha portato con sé il macabro regalo di 21 morti e 37 feriti, come riporta il report dell’osservatorio Vittime della Caccia. Cinquantotto persone prese a fucilate in cinque mesi (da settembre 2024 a gennaio 2025), di cui quindici estranee all’attività di caccia. Cifre che portano il computo degli ultimi dieci anni a 630 feriti e 204 morti. Tutti con l’unica colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un po’ come i tre cacciatori, i loro fucili e i rispettivi segugi.
La cronica mancanza di controlli rende gli atti di bracconaggio sempre più diffusi, con una predazione costante di specie protette e tutelate.Sono persone senza grossi scrupoli che mettono a repentaglio anche la sicurezza dei tanti escursionisti che percorrono questi sentieri.Ma è mai possibile che con tutta la tecnologia che oggi abbiamo a disposizione non si possa installare nessun sistema di controllo di queste aree? Devono essere sempre dei privati cittadini a fare i controlli?Rimaniamo in fiduciosa attesa che qualcuno dei tanti preposti si faccia carico di questo mai risolto problema a tutela della biodiversità e dei cittadini.
… e di questo bisogna ringraziare il grande ” rottamatore ” e il suo governo di sinistra che hanno smantellato il Corpo Forestale dello Stato con la cosiddetta ” Riforma Madia”, cancellando di fatto uno storico Corpo centenario – operativo dal 1822 – e con alte competenze e autonomia di servizio, impegnato nella tutela ambientale del territorio… e questi sono i risultati… nei boschi e sulle montagne non si incontrano più le pattuglie e gli appostamenti degli uomini in divisa grigio-verde…
Bisognava potenziarla la ” Forestale “, almeno raddoppiando il suo organico composto da meno di ottomila uomini e donne nelle 15 Regioni a statuto ordinario… la politica dei ” migliori ” decise di azzerarlo.
L’attuale governo può sempre decidere di aumentare il numero di Carabinieri Forestali, non le pare?
L’attuale governo, dopo le promesse fatte pubblicamente da parte dei 5S, e non mantenute quando sono stati al potere, deve fare una cosa sola: abolire la Riforma Madia e ricostituire il Corpo Forestale dello Stato con la piena operatività strutturale e funzionale ante 2017.
Non è solo una questione di numeri, ma di capacità professionale e preparazione adeguata. Un corpo di polizia ambientale civile, militarizzato nel silenzio assordante di tutti gli organi costituzionali.
Viva l’Italia.
In realtà stiamo ancora aspettando dall’attuale governo, di attuare le promesse del passato: eliminazione delle accise sulla benzina e della Legge Fornero…
Erano all’interno o fuori (anche di un metro) dalla zona tabellata?
gli ex forestali oggi diventati carabinieri forestali che fanno??? che compiti hanno????? Forse quello di stare seduti in macchina o dentro i bar a far nulla. Ma che vadano a controllare nei boschi in montagna in campagna la caccia la pesca ecc….