A dare i numeri

Da virologa ad epidemiologa ad esperta di statistica il passo è stato breve per la sindaca di Sulmona Annamaria Casini che ieri, per sostenere la sua richiesta di istituzione di zona rossa per Sulmona, già bocciata dalle autorità competenti in materia, si è lanciata sul suo profilo Facebook in un fantasioso calcolo percentuale del rapporto tra residenti e contagiati. Seguita a tromba battente dai suoi confidenti e fidati megafoni, la sindaca ha infatti sviluppato un suo calcolo personalissimo sull’emergenza sanitaria nella nostra città che “senza precedenti registra dei dati che purtroppo sono preoccupanti”, tanto da essere “tra le città più colpite d’Abruzzo” le fa eco il megafono.


La sindaca parte dall’assunto che Sulmona abbia 50 casi di contagio che, secondo il suo calcolo, rappresenterebbero lo 0,21% della popolazione, “il 25% dei casi della provincia – aggiunge – che ha 197 casi accertati pari solo allo 0,066% della popolazione”.
Un calcolo fuori da ogni riscontro logico a dire il vero, perché i presunti 50 casi di Sulmona (che in realtà sono di meno), per più dell’80% fanno riferimento alla clinica San Raffaele dove i pazienti Covid accertati sono stati 25, di cui 2 deceduti e 9, finora, trasferiti. Al San Raffaele restano insomma 14 pazienti Covid per il momento (ma a quanto sembra saranno progressivamente trasferiti), mentre secondo i dati Asl sono 7 i dipendenti della clinica residenti a Sulmona colpiti da virus, a cui vanno aggiunti 4 o 5 loro familiari. Di questi, almeno la metà, non si trovano più a Sulmona: chi trasferito in malattie infettive, chi a scontare la quarantena in strutture specifiche. Gli altri casi in città sono quello del dipendente Saca che però non si trova più a Sulmona, il primo caso “esterno” trasferito da quasi un mese a Roma e i due (dei tre complessivi) casi tra gli agenti di polizia penitenziaria. A conti fatti di positivi sulmonesi oggi in città (esclusi i 14 casi di pazienti rimasti al San Raffaele) non ci sono, che siano accertati, più di dieci persone. Ecco allora che la percentuale dello 0,21% crolla improvvisamente sotto lo 0,05%.


Ma non è tutto, perché anche il dato relativo ai 197 casi nella provincia dell’Aquila è in realtà falsato. Si tratta in effetti dei casi di riferimento presi in carico dalle Asl e non di quelli anagrafici di residenza e il bollettino quotidiano della Regione lo sottolinea ad ogni comunicato: “Il dato riguarda la presa in carico dei pazienti e non coincide necessariamente con la loro residenza anagrafica – si legge quotidianamente nelle comunicazioni ufficiali -, in quanto ci sono pazienti residenti in una provincia che sono in cura in una diversa Asl provinciale”. Niente di più facile, insomma, che molti pazienti Covid della provincia dell’Aquila siano stati presi in carico dalle Asl di Pescara e Chieti.


Senza con questo voler minimizzare il rischio e il pericolo a cui è esposta la Valle Peligna e la città (per cui l’invito a restare a casa è sempre valido), la riflessione però che va fatta è soprattutto di carattere politico e istituzionale: in un Paese che si è abituato troppo facilmente a sfornare laureati dall’università di Google, almeno le istituzioni dovrebbero fidarsi delle istituzioni. La Asl, che è preposta a verificare le condizioni di pericolo ed eventualmente suggerire la creazione di zone rosse, ha spiegato chiaramente che tanto per numeri, quanto per tipologia dei focolai (cioè di origine accertata e localizzata), per il momento a Sulmona non ricorre l’esigenza di una zona rossa e di misure più restrittive.
Forse come alcuni pensano la Asl sbaglia, ma tra quegli alcuni non può esserci un sindaco e un’istituzione, perché vorrebbe dire che l’una delegittima l’altra e questo è un grave rischio per la tenuta del sistema democratico.
Non vorremmo insomma che domani venisse fatta un’ordinanza contro il 5G.

9 Commenti su "A dare i numeri"

  1. Cosa dire….mah….forse sin dall’inizio si doveva capire che questa signora non avrebbe retto la pressione della carica che andava ad assumere….signora resista anche oggi un altro giorno in meno alla fine di questo mandato.

  2. Publio Vettio Scatone | 9 Aprile 2020 at 07:13 | Rispondi

    Ecco cosa succede a partecipare a una competizione di galoppo, lasciando al box i purosangue e gareggiando con un asino.
    Sindaca la percentuale dello 0,25%, almeno stando ai dati finora conosciuti, pare che ce l’abbia un paese contiguo a Sulmona.

  3. Il germe elabora dati a loro piacimento come spesso fa, ognuno tira l’acqua al proprio mulino…

    • Noi non abbiamo elaborato dati, li abbiamo resi noti attribuendogli la loro collocazione. Non sta a noi fare valutazioni, ma agli organi preoposti. Ovvero la Asl

  4. Togliendo il fatto che non ho votato il sindaco e non voglio la zona rossa, ma i 50 casi sono comunque usciti qui a Sulmona. Che adesso molti siano stati trasferiti non sottrae nulla al calcolo finale. Oltretutto queste persone avranno mogli, figli, genitori, saranno entrate in contatto con altre persone. Pensare che siano stati contagiati solo loro è fuorviante.Non buttiamola sempre in politica.

    • più della metà sono pazienti della clinica, una clinica privata dove non è permesso l’ingresso al pubblico e da diversi giorni le visite e le dimissioni. Certo bisogna stare attenti e in allerta, bisognerà vedere come evolve la situazione nella prossima settimana. Ma bisogna essere anche realistici, perchè sopravvalutare o sottovalutare la cosa non va bene in entrambi i casi.

  5. Curioso, gentile redazione, come il “disallineamento” tra istituzioni sui dati del contagio abbia inaspettatamente evocato il tema del 5G. Curioso davvero visto che l’analogo disallineamento in merito mi sfugge…spero non alluda alle conclusioni dell’ISS senza averne letto il testo, o a quelle dell’ICNIRP, ong privata tutt’altro che indipendente. E allora rincuora che si stia levando forte l’appello al principio di precauzione e rincuora che quasi 200 enti locali abbiano già emesso atti “disallineati” ma cautelativi come l’ordinanza!
    Cmq, il parallelismo tra le due questioni è stato singolare…Non mi sorprenderò se in futuro, nel riportare info sull’andamento della popolazione di lupo appenninico nel PNM concluderà commentando la ricetta del bocconotto di Castelfrentano.

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