A Sulmona “c’è puzza di gas”. Ma Marsilio dà il consenso alla Snam

Legambiente ha scelto Sulmona non a caso, ieri, per la sua tappa abruzzese di “C’è puzza di gas”, iniziativa finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nocività del metano per il clima del pianeta.

Nel capoluogo peligno, infatti, si trova il cuore della battaglia ambientalista, che negli ultimi quindici anni ha visto cittadini ed istituzioni opporsi alla centrale di spinta di Case Pente. Centrale che se sarà realizzata porterà un aumento della bolletta energetica per tutti gli italiani – spiega Mario Pizzola – in quanto il loro costo, pari a due miliardi e 400 milioni di euro, dovrà essere ammortizzato nei prossini 40/50 anni”.

Sulla facciata della sede del liceo classico in piazza XX settembre sono state così proiettate le immagini delle perdite di gas negli impianti, immortalate grazie a particolari obiettivi, fino a 86 volte più inquinanti della CO2: “Le perdite si verificano lungo tutta la filiera – dicono gli ambientalisti -: dai pozzi di estrazione alle raffinerie, dai gasdotti alle centrali di compressione, dai centri di stoccaggio agli impianti di rigassificazione”.

“E’ possibile che nella nostra Regione possano venire dispersi direttamente in atmosfera tra i 16 e 48 milioni di metri cubi di metano ogni anno – ha commentato il presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco -. Bisogna ridurre sensibilmente il consumo di energia derivante da gas fossile e puntare sulle fonti rinnovabili”.

In piazza c’erano i comitati cittadini, Legambiente, l’associazione Laudato Si, sindaco e assessori (Di Nisio e D’Andrea) di Sulmona, che hanno ribadito il loro impegno contro le opere di Snam. Proprio l’altro giorno, però, in un’intervista a Il Foglio, il presidente della Regione, Marco Marsilio, ha confermato il dietrofront della Regione nella battaglia: “Sono uno che prova a fare le cose che servono – ha commentato Marsilio – se il governo ritiene che sia un’opera strategica…”.

10 Commenti su "A Sulmona “c’è puzza di gas”. Ma Marsilio dà il consenso alla Snam"

  1. Elisabetta Bianchi | 22 Settembre 2022 at 12:13 | Rispondi

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    Dopo Piombino, l’Abruzzo. Meloni incalza Draghi sul gas, ma sabota le opere strategiche

    VALERIO VALENTINI  20 SET 2022     

    L’Abruzzo di Marsilio (FdI) s’oppone al gasdotto tra Sulmona e Foligno: e così si crea un collo di bottiglia che rende irrealizzabile sia il raddoppio del Tap sia il poetnziamento della rete proveniente dall’Algeria. Il governo è pronto a usare i poteri speciali per superare il dissenso. Il paradosso del partito dei patrioti

    Araccontarla sembra quasi una barzelletta. E’ la storia di un partito di opposizione che incalza il governo a fare di più per risolvere l’emergenza energetica e che però, sui progetti che il governo considera strategici per affrontare l’emergenza energetica, si oppone sistematicamente. Perché non c’è solo il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, di FdI, che battaglia contro il rigassificatore; c’è anche il presidente della regione Abruzzo, il meloniano Marco Marsilio, che continua a sabotare il progetto del gasdotto Sulmona-Foligno, quello da cui dipende, tra l’altro, il raddoppio del Tap. E il tutto, in questa farsa italica, assume connotati da situazionismo spinto se si pensa che il suddetto sindaco di Piombino, per motivare il suo diniego all’installazione del rigassificatore sulla banchina del porto della sua città, diceva che “il governo potrebbe valutare altre soluzioni, tipo Taranto”; se non fosse, però, che una simile ipotesi è resa impraticabile proprio dalla presenza di un “collo di bottiglia” infrastrutturale che sta in Abruzzo, e che dipende dal no della giunta Marsilio alla realizzazione del gasdotto incriminato. E’ tutta una barzelletta, si diceva, ma a Mario Draghi deve far ridere ben poco. E per questo a Palazzo Chigi si lavora per risolvere la faccenda in Cdm, col ricorso a specifici poteri speciali, prima del passaggio di consegne al prossimo governo. 

    E certamente di politico, nella fermezza di Draghi a voler sbloccare i lavori per un’infrastruttura che fa parte della Linea Adriatica  del gas, c’è ben poco. Almeno a considerare il concetto di politica come di qualcosa legato alle beghe elettorali. E del resto Marsilio eredita una contrarietà, quella delle istituzioni abruzzesi alla realizzazione del gasdotto, che è ben più datata della sua permanenza alla guida della regione. La prima autorizzazione di Valutazione sull’impianto ambientale dell’epoca (Via) risale addirittura al 2011: e tuttavia da oltre un decennio giunte e consigli regionali abruzzesi, in un tripudio trasversale di furore Nimby, si producono in dimostrazioni di contrarietà politica, e direttive e pareri e ordini del giorno, per non dire di manifestazioni e sit-in insieme agli immancabili comitati ambientalisti.

    I soliti tempi dilatati della burocrazia italica. Se non fosse, però, che la guerra in Ucraina e la necessità di accelerare la diversificazione energetica hanno reso irrinunciabili quei 170 chilometri di tubi che attraverso il confine tra Abruzzo e Umbria dovrebbero connettere Sulmona a Foligno, perché la loro mancata realizzazione renderebbe monca un’arteria del gas che da Massafra, a due passi da Taranto, dovrebbe risalire la dorsale adriatica per oltre 680 chilometri, attraversando dieci regioni fino ad arrivare dalle parti di Bologna, in quel di Minerbio. Ma se tutto si ferma a Sulmona – dove Snam dovrebbe realizzare anche una centrale di spinta – allora, come ha evidenziato Roberto Cingolani in più di un’occasione, lì si crea un “collo di bottiglia” che rende impossibile pompare più gas da sud e da est: in sostanza, sia il potenziamento della connessione nordafricana tramite il Transmed, sia il raddoppio del Tap, resterebbero progetti abortiti. Ed è per questo che il ministro della Transizione energetica, già mesi fa, subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina, aveva proposto la nomina di un commissario straordinario col compito di sbloccare lo stallo: mossa più simbolica che amministrativa, ma che appunto sarebbe servita a sollevare un problema che, per Cingolani, resta squisitamente politico.

    E d’altronde, talmente è strumentale, l’opposizione all’opera, talmente fumose sono le ragioni di chi addita il “rischio sismico” come estremo motivo di contrarietà, che a metà giugno, in una riunione tecnica convocata a Palazzo Chigi con le autorità locali, il malcapitato funzionario della regione ha dovuto ammettere che no, di evidenze reali per sostanziare la contrarietà all’opera non ce ne sono. “Non potevamo testimoniare il falso dicendo che l’opera contrasta con le norme e con questi strumenti pianificatori, quando l’istruttoria degli uffici certifica il contrario”, ha ammesso Marsilio, incalzando – a proposito di ideologismo bipartisan – dagli esponenti locali del Pd a giustificare la sua mezza abiura. E insomma sembrava risolta, la faccenda.

    Ma nelle settimane seguenti lo sperato via libera da parte della giunta Marsilio non è arrivato, e così anche i funzionari del Dica, il Dipartimento per il coordinamento di Palazzo Chigi che spesso funge da camera di risoluzione dei contenziosi tra Roma e le periferie dell’impero, hanno alzato le mani. La speranza della regione Abruzzo, evidentemente, è quella di guadagnare tempo rimettendo tutto nelle mani del governo ch verrà, e che magari sarà più amico dell’attuale e quindi eviterà a Marsilio di dovere gestire le proteste di sindaci e comitati locali. Di certo c’è che la tattica del rinvio non piace affatto a Draghi, che prima di partire per New York ha infatti sollecitato di smaltire tutte le faccende che restano in sospeso e che possono rientrare nella categoria degli affari correnti. Ed è per questo che a Palazzo Chigi si sta lavorando per esercitare il potere di superamento delle opposizioni, una prerogativa che il governo si riserva per aggirare le contrarietà strumentali delle amministrazioni locali. La norma va portata in Cdm: e la prima riunione dei ministri utile sarà la settima la prossima. Con le elezioni già consumate. E qualcuno, allora, magari griderà al complotto.

    Di più su questi argomenti:ABRUZZO TAP GAS GIORGIA MELONI MARCO MARSILIO

    Valerio Valentini

  2. Elisabetta Bianchi | 22 Settembre 2022 at 12:15 | Rispondi

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    Foto di Vincenzo Livieri, via LaPresse 

    L’INTERVISTA

    “Il gasdotto si dovrà fare, ma sia Draghi a dirlo. Non posso passare da traditore”. Parla Marsilio

    VALERIO VALENTINI  21 SET 2022     

    Il presidente dell’Abruzzo (FdI) riconosce che l’infrastruttura di Sulmona è irrinunciabile, ma chiede un dialogo. “La regione sabotatrice? Ereditiamo una contrarietà vecchia di anni. Ma spero che non si mandino i carri armati. Si ascolti il territorio”

    Sullo stesso argomento:Dopo Piombino, l’Abruzzo. Meloni incalza Draghi sul gas, ma sabota le opere strategiche “La Fiamma? Io votai per toglierla dal simbolo”. Parla Marsilio

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    Rassegnato, più che convinto. “L’opera s’ha da fare, e si farà. Ma deve essere il governo a metterci la faccia, non posso passare io come quello che tradisce l’Abruzzo”. Chiarezza, dunque. “Perché Palazzo Chigi mi accusa di bloccare il gasdotto incriminato, gli esponenti locali del Pd mi descrivono come un vile per volere acconsentire alla realizzazione dell’infrastruttura”. Eccolo, il presidente tra due fuochi. Ma chi è, al dunque, Marco Marsilio? “Uno che prova a fare le cose che servono”. E il gasdotto, allora, va fatto oppure no? “Se il governo ritiene che sia un’opera strategica…”. Be’, lo è: se la dorsale adriatica del gas, 680 chilometri di tubi, si interrompe a Sulmona, si crea un tappo che impedisce di pompare gas dalla Puglia e dalla Sicilia verso il nord.

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    Valerio Valentini

  3. Finalmente qualcuno che diffonde due articoli scritti come si deve (del resto leggendo il foglio capita spesso) in relazione ad una vicenda che farebbe semplicemente ridere se non fossimo costretti a confrontarci con la minaccia nucleare di Putìn.

    • ok, sono in accordo!
      xo’ farei una sintesi del contenuto, semplificando i termini per renderli accessibili a tutte le ‘cape toste’ che leggono. lo fai tu?

  4. A Sulmona non c’è nessun “collo di bottiglia” che impedisce al gas di fluire da sud a nord. La bottiglia è quella che si è bevuta Cingolani ripetendo a pappagallo le bugie della Snam. E l’articolista de “Il Foglio”, anziché fare il giornalista, fa il copia e incolla di quello che dice Cingolani. La rete metanifera italiana, da sud, ha una capacità di trasporto di 40 miliardi di metri cubi ( 30 dall’Algeria e 10 dalla Libia) aumentata a 50 dopo la realizzazione del Tap dall’Azerbaijan. Lo stesso Ministero della Transizione Ecologica ha dichiarato che “quando si è realizzato il TAP ci si è resi conto che, anche senza la dorsale adriatica (che comprende il Sulmona-Foligno, ndr) la portata dello stesso era sufficiente”. Che non ci sia nessuna criticità lo dimostra il fatto che nel 2005, anno di massimo consumo, la rete italiana è stata in grado di trasportare e distribuire 86,3 miliardi di metri cubi di gas. Da allora i consumi sono scesi sensibilmente fino a 71,5 miliardi di mc (media degli ultimi 10 anni) e, secondo le previsioni dello stresso Governo, nel 2030 essi si aggireranno intorno ai 50/55 miliardi di mc. Pertanto la rete già oggi è sovradimensionata rispetto al fabbisogno nazionale di metano e lo sarà ancora di più nel prossimo futuro. Se ci fosse davvero il “collo di bottiglia” la Snam dovrebbe spiegare perché dei due metanodotti che partono da Campochiaro, in Molise, solo uno arriva a Sulmona pieno di gas e perché, pur avendo avuto da oltre 15 anni l’autorizzazione al raddoppio del metanodotto Sulmona – Oricola la Snam non lo ha mai messo in cantiere. Il signor Valentini de “Il Foglio” perché non rivolge queste domande alla Snam? Il Sulmona – Foligno e la centrale di compressione di Sulmona certamente sono due opere “strategiche”, ma per i profitti della Snam. La Snam costruisce Infrastrutture. Non le importa niente se poi il gas ci passa o no. La Snam guadagna sulle opere, e guarda caso nel giro di due anni il costo della Linea Adriatica e della centrale è passato da 1 miliardo e 900 milioni di euro a 2 miliardi e 338 milioni di euro. Il governo non controlla nulla, mette solo i timbri. La politica energetica del Paese non la fa il governo, la fanno l’ENI e la Snam. Se queste due opere, totalmente inutili, dovessero essere realizzate a farne le spese saranno i cittadini italiani attraverso la bolletta energetica già alle stelle. Questo perché per almeno 40/50 anni dovranno essere ammortizzati i costi, che verranno scaricati appunto in bolletta. Ci dicono che siamo alla canna del gas, che rischiamo di morire di freddo e che la colpa è degli ambientalisti che non fanno costruire impianti indispensabili. E’ una bufala colossale. L’Italia, nei primi sette mesi dell’anno ha importato più gas del corrispondente periodo dello scorso anno : 44,5 miliardi di metri cubi contro 43. Non solo le minori importazioni dalla Russia sono state totalmente rimpiazzate, ma l’Italia ha esportato , sempre nel primo semestre, oltre 2 miliardi di metri cubi. Cosa mai successa in passato, perché le esportazioni di gas non hanno mai superato il mezzo miliardo di mc. Se le bollette hanno subìto aumenti stratosferici non è perché manca il gas ma è per effetto delle manovre speculative delle società multinazionali del settore, in primo luogo l’ENI, che da gennaio a giugno di quest’anno ha fatto profitti pari a 7,398 miliardi e di euro, mentre lo scorso anno erano stati di 1,103 miliardi. Con un aumento, quindi, del 600 per cento. Quanto a Marsilio non può cavarsela dicendo “se l’opera è strategica ci pensi il governo”. Innanzitutto l’opera non è affatto strategica, come abbiamo visto, e poi lui ha il dovere di pronunciarsi, di metterci la faccia. Non può fare il Ponzio Pilato. Deve dire qual è la posizione della Regione Abruzzo (che ha già detto di no con sette delibere di giunta nella precedente legislatura), non solo per una questione di etica politica, ma perché glie lo chiede la legge. L’energia è materia concorrente tra Stato e Regione e la Regione è chiamata a dare o a negare l’intesa con lo Stato. Perciò Marsilio la smetta di fare lo struzzo. Anzi il pesce in barile per pura convenienza e

    • questo commento è un vero copia e incolla di false notizie (che girano sul web) sulla nostra rete di gas metano e sulle nostre necessità energetiche.
      ricordo che l ENI e la SNAM sono società a controllo azionario dello STATO ITALIANO.
      quindi, detto questo, già si capisce quante cavolate si scrive sul gas e suoi gasdotti!

      • embè si, l’ENI e la SNAM sono a controllo dello Stato Italia:
        Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha il controllo di fatto di Eni SpA in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa Depositi e Prestiti
        la SNAM è della
        Cassa Depositi e Prestiti per il 31%
        altri
        Investitori istituzionali 49%.
        la gran parte degli utili ritornano nelle casse dello stato, compresi i finanziamenti europei…
        poi le cavolate scritte sulla dorsale adriatica le ho già lette su questo giornale..
        anche per il TAP era la stessa storia portata avanti da finti ambientalisti, poveri di conoscenze tecniche; l’opera era strategica e così si è dimostrata quando poi alla fine è stata costruita è sta portanfo gas in Italia! dovrebbe, con il suo già autorizzato raddoppio, e con il nuovo costruendo gasdotto israele. grecia.italia portare gas al nord italia transitando con la nuova dorsale adriatica che, attualmente, NON È in grado di gestirlo!
        AMEN! (per voi illusi geometri della cucina del vicino)

  5. per pura convenienza elettorale

  6. francesco.valentini1935 | 22 Settembre 2022 at 21:28 | Rispondi

    I fautori del gasdotto ligi alla volonta’ politica dominante mettendo la testa sotto la sabbia devono avere il coraggio di smantellare i numeri portati avanti da coloro che da anni si battono contro il progetto Snam. Io ho sempre detto che il progetto andava contestato anche con le cifre:con impianti che manipolano oltrec50 tonnellate di gas vazapplicata,la normativa Seveso sulla sicurezza,con impianti inferiori la disciplina di cui all’art.6 D.lgs 334.99 molto restrittiva. Sulmona ha molti esperti di Diritto:spero che qualcuno vada almeno a “spulciare” in questa materia:uniti e coordinando le azioni si puo’ ancora vincere anche contro i politicanti di grido che poi verranno a mietere voti,ottenendoli:i Sulmonesi dimenticano facilmente i torti subiti,purtroppo.

  7. Io ho portato dati che sono tratti da fonti ufficiali. Il sig. SI HUB e il sig. nessuno rispondono con l’aria fritta. Non c’è bisogno che mi spieghino che sia l’ENI che la Snam sono società controllate dallo Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Lo so bene. Ma questo è solo formalmente, perché in realtà è il potere economico a condizionare e controllare il potere politico. Chi ha deciso di mettere il nostro Paese sotto la dipendenza del gas russo? L’ENI. Infatti, fino al 2012 il maggior fornitore dell’Italia era l’Algeria, poi è diventata la Russia perché il gas russo era più conveniente. E questa dipendenza non è cambiata neppure dopo che nel 2014 la Russia si è annessa la Crimea. L’ENI e la sua filiazione, la SNAM, hanno sempre operato come un vero e proprio “Stato parallelo” all’interno dello Stato italiano. L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi nel 2014 affermò che l’ENI è anche un “pezzo fondamentale della nostra intelligence, ovvero i servizi segreti”. Dov’è il “già autorizzato raddoppio del TAP”? E il “nuovo costruendo gasdotto da Israele”? Solo nella fantasia del sig. nessuno. Mi domando in quale realtà vivono i sigg. SI HUB e nessuno. Forse sulla luna? Mi aspetto che essi rispondano con argomenti suffragati da dati e fatti reali. Non con chiacchiere da osteria.

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