Accecati dal solare: a Sulmona fuori uso gli impianti pubblici di energia rinnovabile

La giunta comunale di Sulmona ci crede e ci punta, ma mentre a Gagliano Aterno nasce in questi giorni la prima comunità energetica d’Abruzzo, la sesta in Italia, a Sulmona l’uso delle fonti rinnovabili non sembra proprio essere nel segno della transizione enrgetica.

Perché se è vero da una parte che il Comune di Sulmona guarda al futuro avendo presentato già diverse schede progettuali nel Pnrr (fotovoltaico al cinema Pacifico, al teatro Caniglia, ai palasport di via XXV aprile e Serafini all’Incoronata) e ha avviato anche una interlocuzione per la creazione di due comunità energetiche, dall’altra gli esperimenti già avviati in passato non hanno dato i frutti sperati. O meglio, quei frutti, sono stati lasciati marcire su “piante dimenticate”.

Nella città di Ovidio, infatti, esistono già da diversi anni impianti fotovoltaici e di solare termico in alcune strutture pubbliche, solo che o non sono mai entrati in funzione o non funzionano più.

Errori di installazione e progettazione in alcuni casi, di dismissione dell’edificio in altri, più in generale assenza di manutenzione e conseguente fermo dell’energia prodotta.

E’ il caso, ad esempio, dell’impianto solare termico della piscina comunale: una struttura altamente energivora che non può contare, però, sul prezioso contributo del sole per riscaldare le sue vasche. L’impianto, realizzato quasi in contemporanea alla piscina decenni fa, non funziona da almeno un anno, da quando cioè è entrato il nuovo gestore (la SSD Nuoto Roma) che pure contava su questo considerevole “sconto” in fattura. E invece sembra che il solare termico sia sovradimensionato (con ben 80 pannelli) e in estate rischia di raggiungere temperature troppo alte da far sopportare alle tubature in plastica con cui è stato collegato. Un rischio che sembra aver spinto a fermare l’impianto che nel frattempo ha subito ovviamente gli effetti della mancata manutenzione (alghe, pulizia dei tubi stessi, connettori) rendendolo di fatto non fruibile neanche in primavera o inverno. Nella struttura è stato fatto anche un sopralluogo per capire come risolvere il problema e ci sono un paio di ipotesi in campo: quella della sistemazione dell’esistente (per una spesa di circa 40mila euro) e quella di rifarlo da capo (70mila euro la spesa preventivata). Non è chiaro chi dovrà accollarsi ora questa spesa, se cioè il Comune inserirà il miglioramento strutturale nella gara d’appalto decennale che si appresta a fare (si spera in estate) in vista della scadenza della proroga di tre mesi concessa all’attuale gestore ad inizio mese.

C’è poi l’impianto fotovoltaico del tribunale, usato spesso anche come grimaldello per la battaglia in difesa del presidio di giustizia; vantando cioè la scarsa spesa di gestione dell’edificio grazie ad una presunta indipendenza energetica. A palazzo Capograssi, però, dal primo maggio, come tutti gli uffici pubblici italiani non indipendenti dal punto di vista energetico, saranno costretti a mantenere i condizionatori sopra i 25-27 gradi, come stabilisce l’ultimo decreto. Il fotovoltaico, che sul tetto del palazzo si trova da una ventina di anni, non ha mai avuto una manutenzione e il passaggio di competenze dal Comune al ministero (ovvero al tribunale) non ha aiutato. I pannelli sono lì a riflettere il sole, anziché a catturarlo.

Caso a sé, infine, è quello del terzo impianto a pannelli solari installato su una struttura pubblica: quello cioè presente sulla scuola Lombardo-Radice in via Togliatti. La chiusura della scuola cinque anni fa ha fatto spegnere il contatore e presto i pannelli non avranno neanche più un tetto su cui stare, visto che si prevede di abbattere e ricostruire l’edificio.

Insomma, c’è da sperare che se e quando andranno in porto i progetti messi in campo dall’amministrazione, la gestione e l’attenzione per le fonti rinnovabili non sia la stessa avuta finora con l’esistente.

Oltre ai progetti del fotovoltaico inseriti nel Pnrr, il Comune ha avviato l’interlocuzione con altri soggetti per la creazione di due comunità energetiche: una con l’Arap nella quale inserire il rifacimento del tetto (con fotovoltaico) del deposito degli autobus in località Le Vallette (a cui si potrebbero abbinare le colonnine di ricarica per i bus elettrici che l’amministrazione ha intenzione di acquistare a breve) e uno con il Parco Maiella e alcuni residenti della Badia. Sul tema, d’altronde, l’amministrazione Di Piero ha già fatto un importante convegno qualche settimana fa, convinta che le energie rinnovabili, visti anche i venti di guerra, sono il futuro. Bisognerà però chiudere gli occhi sul passato.

4 Commenti su "Accecati dal solare: a Sulmona fuori uso gli impianti pubblici di energia rinnovabile"

  1. Magari si potesse vedere un isola totalmente pedonale con minibus elettrici, bici elettriche ecc.. una Sulmona in fotovoltaico. Un sogno…

  2. Andiamo avanti a muso duro con le rinnovabili. Con i tempi che corrono non abbiamo piu’ alternative. Bisogna diventare completamente autonomi dal punto di vista energetico altrimenti ci troveremo sempre sotto ricatto di qualcuno e questo non possiamo più permettercelo.

  3. Avete dimenticato l’impianto fotovoltaico dei 65 alloggi di quartiere

  4. francescovalentini1935 | 25 Aprile 2022 at 19:59 | Rispondi

    Il fotovoltaico e’ il futuro:invece di pensare ai cervellotici lavori di cui alla legge 110% i fondi si sarebbero potuti spendere nell’incrementare l’edilizia popolare (migliaia di senzatetto ,con gente che dorme nei contenitori di cartone o in auto rottamate) o nell’imporre l’impiego di pannelli fotovoltaici sui tetti:anche in questo modo si sarebbe dato ossigeno al comparto edilizio:con i rifacimenti odierni abbiamo solo “drogato” il mercato a favore degli Istituti Bancari:il futuro ci riservera’ sorprese:questo in riferimento alla situazione sulmonese fonti rinnovabili.

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