Agricoltura in affanno, i produttori invocano intervento della Regione

Gelate e danni, un’economia fragile, lo spopolamento delle zone agricole e ciliegina sulla torta, l’assedio degli animali selvatici che distruggono le colture.

Volti scuri tra gli agricoltori peligni pronti però a far sentire le loro ragioni e a chiedere un fattivo intervento da parte della Regione. La crisi c’è e si sente, c’è chi dopo una vita tra animali e terre, arrivato a 60 anni, ha visto drasticamente cambiare le cose. E così, a fare un’analisi del settore, il bilancio è tutt’altro che positivo spiegano, aumentano le aziende in difficoltà, i numeri invece non tornano, troppe le spese, i contributi e le procedure da seguire.

Le rimostranze le hanno messe nere su bianco, i produttori agricoli invocano una misura possibile, quella di far pagare un prezzo simbolico per i terreni irrigui e coltivabili ed esonerare da qualsiasi contributo gli altri terreni compreso il contributo idraulico che copre quasi l’80 per cento del dovuto. Ripristinare la zona agricola come negli anni 70-80 “quando la presenza degli animali selvatici non c’era affatto”. Annullare le normative per il taglio alberi e piante che attualmente esigono un’autorizzazione forestale, perché  risulterebbe un impedimento alla bonifica del proprio terreno. Favorire la compravendita di terreni agricoli, che hanno un valore basso tanto che a volte per piccoli appezzamenti, “il costo della compravendita tra tasse e spese notarili è più alto del valore del terreno stesso”. Dunque, ridurre i costi all’acquirente e, fondamentale, accorpare tanti appezzamenti di terreni con la possibilità di creare delle aziende agricole da parte di chi, sottolineano, “ha ancora voglia di lavorare la terra per trarne un adeguato sostentamento”.

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