
“Serve un piano chiaro, operativo e condiviso per tutelare sia la salute animale sia la sopravvivenza delle imprese agricole”. Non sono più disposti ad aspettare gli allevatori del consorzio Agnello del Centro Italia Igp davanti a quella che definiscono “un’emergenza annunciata”, la Blue Tongue, febbre catarrale ovina tornata a colpire con forza i territori rurali dell’Italia centrale, compreso l’Abruzzo dove finora sono stati due i casi accertati nella Marsica e nell’Aquilano.
Una situazione critica davanti alla quale, dichiara il presidente del consorzio Nunzio Marcelli, “il sistema pubblico preposto alla sanità veterinaria sembra non aver risposto con la tempestività e l’efficacia richieste”. A dimostrarlo, continua, i protocolli attualmente in vigore che appaiono “superati rispetto alla realtà epidemiologica e climatica attuale, con misure di contenimento e prevenzione rivelatesi insufficienti o, in diversi casi, non applicate in modo concreto”. Nonostante segnali di allerta fossero già noti, spiegano gli allevatori, “non si è assistito all’attivazione di piani vaccinali aggiornati o campagne di disinfestazione coordinate con la conseguente difficoltà di ricevere un’assistenza veterinaria efficace”. Numerose infatti sono le richieste di intervento a fronte delle quali, spiega Marcelli “il supporto sul campo è stato percepito come limitato, con un approccio prevalentemente amministrativo piuttosto che operativo”. Una situazione che ha finito per generare un “grave senso di solitudine nelle aziende zootecniche, che continuano a garantire presidio del territorio, economia locale e qualità alimentare”.
Per questo, continua Nunzio Marcelli, è necessario che, davanti alla mancanza di vaccinazioni disponibili, alle perdite economiche ingenti e all’assenza di coperture assicurative che stanno mettendo in seria difficoltà molte aziende familiari, le autorità competenti affrontino l’emergenza con strumenti straordinari, risorse adeguate e una rinnovata attenzione al territorio.
“Non si tratta di puntare il dito – concludono dal consorzio Agnello del Centro Italia Igp – ma di richiamare con forza le istituzioni a un’assunzione di responsabilità concreta e non più rimandabile. Gli allevatori continuano a fare la loro parte. Ora tocca a chi ha il dovere di proteggerli fare la propria”.
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