
“La Regione deve intervenire per garantire un trattamento equo a tutela di un settore economico che rappresenta la storia, l’identità e il futuro del nostro territorio rurale.” Si rivolge alla Regione Abruzzo il direttore di Confagricoltura L’Aquila Stefano Fabrizi per chiedere di eliminare quella che lui stesso definisce “un’evidente disparità che colpisce ancora una volta il mondo agricolo e, in particolare, la zootecnia abruzzese”.
Il riferimento è alle attuali disposizioni amministrative sui cambi di proprietà o di residenza degli animali, norme che mentre per gli animali di affezione prevedono procedure gratuite, per quelli da reddito, come bovini, ovini e caprini, impongono agli allevatori di versare 7 euro alla Asl per ogni variazione anagrafica, nonostante il costo effettivo del bollettino sia inferiore. “Una beffa”, continua Fabrizi denunciando un sistema a suo dire distorto in cui “chi produce valore e presidia il territorio viene sistematicamente penalizzato”. Non si tratta di insensibilità nei confronti degli animali, chiarisce il direttore di Confagricoltura L’Aquila ma di una forma di tutela che rischia di trasformarsi in disparità. Quella derivante dal fatto che “chi alleva, cura e mantiene in vita un comparto produttivo deve pagare per una pratica amministrativa che in altri casi è gratuita.” Norme che certo non aiutano la zootecnia abruzzese che da anni vive in una condizione di forte sofferenza, dall’aumento dei costi di gestione alla carenza di manodopera, dal calo dei prezzi alla stalla alla crescente pressione burocratica. “In questo contesto, anche sette euro per ogni capo diventano una tassa insensata” aggiunge Fabrizi ricordando che a pagare sono spesso aziende familiari, già sottoposte a numerosi adempimenti. “Ogni nuovo costo o passaggio amministrativo si traduce in un colpo alla redditività. La burocrazia dovrebbe sostenere il lavoro agricolo, non ostacolarlo” dichiara il direttore di Confagricoltura L’Aquila che alle istituzioni chiede “un approccio più pragmatico, più vicino alla realtà degli allevamenti e meno influenzato da visioni ideologiche che nulla hanno a che fare con la vita quotidiana di chi lavora tra pascoli e stalle.”
Nulla in contrario con la crescente attenzione pubblica verso gli animali da compagnia, spiega, “ma esiste un evidente squilibrio culturale e normativo per cui si finanziano campagne per la tutela dei cani e dei gatti, ma non si riconosce il ruolo sociale ed economico degli allevatori, che presidiano il territorio e mantengono vive le aree interne”. Ingiustizie amministrative, secondo Confagricoltura L’Aquila che alla Regione e alla Asl chiede di ripristinare un principio di equità, “eliminando o riducendo drasticamente i costi dei bollettini per gli animali da reddito e uniformando le procedure a quelle già previste per gli animali d’affezione”. Perché, conclude il direttore Stefano Fabrizi “non si può parlare di tutela animale dimenticando chi li alleva. Gli allevatori non chiedono privilegi, ma coerenza, rispetto e pari dignità”.
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