Amministrazione Casini, avanti con maggioranza a tempo

Doveva essere un consiglio chiarificatore, quello nel quale si definivano una volta per tutte le forze in campo: maggioranza e opposizione, chi sta da una e chi dall’altra parte e soprattutto perché, con quali obiettivi. E così è stato per buona parte dell’assise di oggi, fin quando, presa la parola il sindaco Annamaria Casini, tutto il percorso costruito durante il dibattito si è sciolto nell’ennesimo attacco della Casini a Fabio Pingue: “Prendo atto che la maggioranza vuole andare avanti – ha detto il primo cittadino – ma non accetto condizioni a tempo, poste tra l’altro a mezzo stampa”, riferendosi all’intervista rilasciata dallo stesso Pingue al Germe. Una frase sbagliata detta al momento sbagliato: Pingue si alza dal suo banco e corre in bagno a sbollentare la sua rabbia.

Lui che aveva dovuto poco prima resistere agli attacchi dell’opposizione e che aveva servito un assist al sindaco chiedendo, in cambio del suo supporto alla maggioranza, di mettere subito mano alla riorganizzazione amministrativa attraverso la nomina di dirigenti a tempo (art 110) già tra l’altro annunciati dal vice sindaco nei giorni scorsi e di chiarire la posizione del Cogesa e dell’ingresso di Asm nella società pubblica. Il sindaco alle richieste non risponde, dice di “voler alzare il tiro del dibattito”, di voler parlare di grandi temi “perché Sulmona, chiunque ci sia dopo di me, ha bisogno di progettualità”.

Ma è la sua stessa maggioranza a richiamare l’amministrazione a volare più basso: “Si cominci a pensare all’ordinario – dice l’altro ribelle, Andrea Ramunno – io attendo. Sono un consigliere con delega alle frazioni, ma mi è stato impedito di dare risposte”. Come dire che anche lui ha caricato la sveglia e che le verifiche saranno a stretto giro. La prima promette Pingue, scatterà già venerdì prossimo: “Scriverò al sindaco dell’Aquila Biondi e al presidente del Cogesa – annuncia il consigliere di Avanti Sulmona – perché sia chiarita immediatamente la legittimità dell’ingresso dell’Asm in Cogesa, per poi procedere eventualmente al riaffidamento in house del servizio”.

La maggioranza insomma c’è, ammette anche l’opposizione, ma continua a non essere così solida come il sindaco sperava: il suo rimane un mandato a tempo ovvero a verifica.

Anche perché, al di là dei pettegolezzi di stampa, tutti smentiti pubblicamente in aula, dalla minoranza non c’è stata nessuna apertura al “nuovo corso” di responsabilità civica: lo fa capire subito il consigliere di Sbic Maurizio Balassone che ricorda tutte le proposte avanzate dal suo gruppo e puntualmente bocciate dalla maggioranza (casa parto, l’emendamento sul centro storico, la bretella ferroviaria, il plesso unico scolastico), lo ribadisce il capogruppo Pd Antonio Di Rienzo ricordando come in tempi non sospetti la sua proposta di governo di salute pubblica sia stata sbeffeggiata, lo conferma l’ex Mauro Tirabassi che benedice la sua scelta di abbandonare prima del tempo “una coalizione che è solo peggiorata”.

I rapporti istituzionali, d’altronde, sono stati minati dal consiglio farsa del 31 agosto, tant’è che Bruno Di Masci annuncia alla prossima seduta una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio Katia Di Marzio e la Bianchi chiarisce subito che “il tiro non  solo ad un piccione” riferendosi proprio al comportamento della presidente.

Al di là delle questioni politiche, però, sono quelle amministrative a tenere banco, con il lungo e interminabile elenco fatto soprattutto da Di Rienzo e Perrotta delle cose non fatte e solo annunciate: i cantieri fermi, il degrado urbano, le scuole chiuse, i loculi che non trovano pace, le questioni più rilevanti dell’ospedale e dei fondi del terremoto, agli impianti sportivi in abbandono o chiusi.

Per la Casini l’unica via d’uscita a questa crisi è quella di cominciare ad incassare qualche risultato, anche solo di ordinaria amministrazione.

Perché oltre, restano solo le chiacchiere e le diatribe personali, come quella messa in scena dalla consigliera Roberta Salvati nella sua violenta invettiva contro Bruno Di Masci che, forse per la prima volta nella storia di palazzo San Francesco, si è risolta con l’allontanamento della consigliere dall’aula tramite l’uso delle forze dell’ordine. Ma questa è un’altra storia.

 

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