Anche nel settore artigianale facciamo peggio che nel resto del Paese: “La flessione delle imprese artigianali infatti è stata di 468 unità, valore che negli ultimi anni tende molto debolmente a diminuire ma che è comunque lontano dagli incrementi pre-crisi.
In valori percentuali il decremento dell’1,49% delle imprese artigiane abruzzesi è molto più alto di quello medio italiano che si è attestato a –0,98%” scrive Ronci.
La dinamica territoriale delle imprese è quella a cui ci siamo abituati negli ultimi anni, con un Abruzzo a due velocità infatti le variazioni per provincia sono disomogenee: “Chieti (-160), e L’Aquila (-141) subiscono pesanti flessioni, Pescara (-109) ne annota una più lieve mentre Teramo (-58) registra una flessione ancora più leggera”.
La dinamica settoriale delle imprese artigiane segna che il comparto ha subito “variazioni negative abbastanza consistenti nelle costruzioni (-265) e nelle attività manifatturiere (-133) mentre registrano decrementi più lievi nel settore dei trasporti (-35) nelle attività ricettive (-20) e nelle riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-14), crescono lievemente nei servizi per la persona (+11) e nei servizi alle imprese (+18) mentre per quanto riguarda le imprese artigiane manifatturiere vediamo che decrescono le imprese dell’industria del legno (-25), dei prodotti in metallo (-20) dell’abbigliamento (+18), e dei mobili (-8), crescono solo le imprese di riparazione ed installazione di macchine (+9)”.
S.M.
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