Antonella “la difficoltà di essere artigiani”, chiude dopo 11 anni

Fino a qualche giorno fa era la bottega di una giovane fiorista impegnata per 11 anni tra bouquet, addobbi e composizioni,  oggi però i colori e profumi di Ninfea hanno ceduto il passo al vuoto, gli espositori sgomberati e le luci spente.

Sulla vetrina di via San Polo campeggia solo un biglietto in cui Antonella Petaccia, ormai ex titolare, ringrazia clienti e amici, poche righe che non risparmiano però una stoccata verso uno Stato poco presente nei confronti di commercianti e artigiani. Una chiusura che ha colpito i sulmonesi che in queste ore le stanno manifestando grande solidarietà.

“Non sono la prima e le mie parole non cambieranno le cose” spiega confidando di non aver ancora metabolizzato la cosa e di non essere nel suo negozio o dai fornitori. Non è la sola, perché negli ultimi anni infatti sono state circa 30 le saracinesche abbassate, molte nel centro storico, ma la questione commercianti non ha distinzioni, geolocalizzazioni e toponimi, il problema qui accomuna chi è dentro e chi è fuori le mura.

Quando ha aperto, l’allora 26 enne Antonella non pensava che il suo sogno finisse così con una cessazione di attività quasi obbligata, l’aveva aperta nella zona nuova oggi divenuta un secondo centro ovidiano, con numerosi negozi, imprese e bar, “i primi anni le cose andavano molto bene, poi un po’ complice la crisi e la voglia di concedermi il “lusso” di fare la mamma, ecco lì le cose sono cambiate, quando non sei più sola con i tuoi genitori, non sei più un uno ma un tre, i conti devono tornare, le esigenze cambiano”. Perché ad un artigiano insomma l’azzardo di metter su famiglia non ha come contropartita un granchè di supporti finanziari, “non ci sono maternità, paternità perché anche il mio compagno è commerciante, né permessi retribuiti, è dura e chi non lo ha vissuto non può capire”.

Ai piccoli imprenditori, commercianti in dolce attesa, spiega Antonella, è concesso un importo sì di 4 mila euro “ma attenzione devi essere in regola con tutti i pagamenti Inps, non sono previste piccole difficoltà e i soldi arrivano dopo che hai partorito e non tutti insieme”.

“Se la passione è quella che ti fa svegliare presto la mattina, lavorare tante ore e nei festivi  pur con sacrifici, sei consapevole che lo hai scelto e continui perché è il tuo lavoro, dall’altra parte la serie di tasse, bollette che per un commerciante vuol dire tutto raddoppiato, l’affitto, la quota dei 900 euro da versare ogni tre mesi, ecco questo quando hai un figlio non riesci più a gestirlo,  ti fa capire che non puoi andare avanti, perché sottolinea “io ci ho rimesso”.  I bilanci positivi dei primi anni sono diventati una croce degli ultimi, non ci sono agevolazioni, sostegni all’impresa dal punto di vista pratico, cedolare secca o agevolazione Imu, affitti concordati o più bassi, nulla, neppure tutte le amministrazioni di questi 11 anni sono intervenute concretamente.

Sulla questione commercio del centro storico e commercio periferico, fa sapere “siamo tutti nella stessa barca, i problemi sono gli stessi, certo noi ce la dobbiamo vedere da soli per luminarie e altre questioni ma è una categoria tartassata in generale e i fiorai ancora di più, tra ambulanti che nelle festività e ricorrenze si piazzano davanti i negozi” aggiunge Antonella che prosegue “il problema è anche dei sulmonesi che fanno acquisti fuori città, preferendo spendere in altri centri”, un segno da diversi anni che lascia la traccia in molte attività, riferito da tempo anche da altri esercenti e che contribuisce a non dare un respiro economico alla città.

Dunque, questo è stato l’ultimo Natale passato nel suo negozio, perché è chiara non riaprirà, “basta, non ci sono le condizioni per fare l’imprenditore, l’artigiano, in un paese che spesso si perde sui grandi temi e poi però si è tutti pronti a far la guerra per un sacchetto di plastica” e parafrasando Churchill, conclude “forse questo sistema ce lo meritiamo, sui problemi reali resta poi il slienzio, il gioco non vale più la candela”

      Anna Spinosa

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