Appalto in… codice

Dopo il sisma del 2009 il liceo classico sembra aver subìto un altro terremoto. Si sgretolano certezze e proclami per un futuro roseo dopo che un semplice articolo dal taglio tecnico lo ha trasformato nel più plumbeo che si potesse immaginare. Questo è il risultato quando in Città, come ormai da troppo tempo accade, viene meno il valore delle competenze e professionalità tecniche, sopraffatto dai personalismi di questo o quel politico. Nel momento in cui la tecnica torna a prendere piede subito entrano in gioco i faziosi che mischiano le carte in tavola confondendo le idee. Serve ancora una volta fare chiarezza fissando alcuni tasselli cardine dal valore prettamente tecnico.

Palazzo Lucentini – Bonanni puntellato dopo il sisma

Dopo il primo articolo spopolarono sui social link di palazzi aquilani ristrutturati con l’intonaco armato, lo stesso bocciato dalla Soprintendenza per il liceo classico. Palazzo Lucentini – Bonanni, Palazzo Dragonetti, Palazzo Barattelli hanno tutti riportato un danneggiamento “gravissimo”, un esito “E” nelle schede di rilevamento AeDES che ne ha definito la totale inagibilità. Il liceo classico ha invece riscontrato danneggiamenti di entità “medio-grave” risultando “temporaneamente inagibile ma agibile con provvedimenti di pronto intervento”, esito “B”. La Soprintendenza ha chiaramente sollevato la questione ritenendo “che il massivo intervento previsto non ha riscontro con il quadro fessurativo evidenziato e presente nell’edificio”. Ciò equivale al dire non di essere contrari a priori all’uso dell’intonaco armato previsto dal respinto progetto esecutivo, ma che il suo utilizzo non sembra adeguato allo stato di fatto dei luoghi che permettono di prevedere interventi meno invasivi.

Ancora più depistante è stata l’azione messa in atto dopo il secondo articolo in cui la critica tecnica ha inevitabilmente coinvolto anche il piano politico. Un fulmine a ciel sereno quando in Città il dibattito si era assopito dopo avere temporaneamente disinnescato nell’ultimo consiglio comunale l’interrogazione a riguardo. Questa volta viene preso a riferimento Palazzo Centi di cui è notizia fresca dell’ultima settimana l’affidamento dei lavori secondo la procedura dell’appalto integrato. Ma come, a L’Aquila si e a Sulmona no!? Si, i lavori di Palazzo Centi saranno affidati secondo la contestata procedura.

Palazzo Centi – Interventi strutturali sugli orizzontamenti

Per spiegare bene la questione bisogna però prendere a riferimento una data cruciale: 19 aprile 2016, giorno di entrata in vigore del D.Lgs 50/2016, il nuovo Codice dei contratti pubblici. Quello vecchio, D.Lgs 163/2006, prevedeva all’art. 53 comma 2 lett. b che il contratto di appalto poteva avere ad oggetto “la progettazione esecutiva e l’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice”. Null’altro aggiungeva in merito a tale istituto. Il nuovo Codice inizialmente vietava il ricorso all’appalto integrato salvo poi concederlo nel rispetto dell’art. 59 comma 1-bis che riporta: “le stazioni appaltanti possono ricorrere all’affidamento della progettazione esecutiva e dell’esecuzione di lavori sulla base del progetto definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice nei casi in cui l’elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell’appalto sia nettamente prevalente rispetto all’importo complessivo dei lavori”. Compare quindi una postilla non di poco conto che riguarda il prevalente aspetto tecnologico dichiarato assente nel liceo classico dalla stessa delibera di giunta n. 196 del 29/10/2020. Perché a Palazzo Centi allora si procede spediti verso l’inizio dei lavori? Perché il relativo bando è stato pubblicato l’11/05/2015 quando ancora era in vigore il vecchio Codice dei contratti pubblici; per il liceo classico invece bisogna rispettare la nuova normativa. Lo stesso progetto per Palazzo Centi se venisse messo a bando oggi difficilmente potrebbe seguire la procedura dell’appalto integrato. Ad ogni modo si può aggiungere che sembra scorretto prendere a riferimento solo gli aspetti positivi, l’inizio dei lavori, tralasciando quelli negativi. Gli oltre cinque lunghissimi anni intercorsi tra la pubblicazione del bando e l’affidamento dei lavori non basterebbero neanche ad una eventuale secondo mandato dell’attuale amministrazione. Sarebbe altrettanto scorretto imputare questo ritardo all’appalto integrato perché le lunghe inchieste hanno avuto ad oggetto altri argomenti, non la scelta della procedura che in quell’occasione era risultata corretta. Quando le gare di appalto riguardano numeri a sei zeri è scontato aspettarsi un ricorso, d’altronde chi partecipa sono grandi aziende con uffici legali strutturati. Per questo bisogna evitare di dare ulteriori appigli con incertezze già nel bando di gara. Rimane sempre la possibilità che nessuno faccia ricorso e che quindi tutto fili liscio, ma perché esporsi ad un rischio così alto? Inserire nel calderone di questa delicata situazione anche l’impresa costruttrice rischia di trasformarsi nel classico passo del gambero che sembra farne uno avanti per poi ritrovarsi due indietro. 

Palazzo Centi – interventi strutturali sulle murature

Il dibattito è mirato esclusivamente a scongiurare una possibile situazione ancora più ingarbugliata e compromettente per cui non c’è bisogno che qualcuno di istituzionale dia generosamente dello “scienziato” a chi la pensa diversamente. Visto che le critiche non devono essere distruttive ma costruttive, “per remare tutti dalla stessa parte” andrebbero innanzitutto rispettate le corrette procedure del Codice dei contratti pubblici, quello nuovo, quindi ritirata in autotutela l’intera procedura ripartendo da zero con un nuovo bando per la sola progettazione. E ancora, forse è il caso di ripartire da quella definitiva perché il peccato originale è proprio lì, nell’utilizzo dei coefficienti migliorativi (malta buona + iniezioni) non supportato dalle adeguate prove sperimentali richieste dalla Genio civile e non eseguite dal Comune. Ricominciare da capo sarebbe l’unico atto credibile per chiudere un infinito giro a vuoto senza avere troppo fretta. La gatta frettolosa fa i figli ciechi e se qualcosa dovesse andare storto sarebbe un clamoroso autogol in vista delle prossime elezioni. 

Valerio Vitucci

6 Commenti su "Appalto in… codice"

  1. …l appalto in corso : tentativo di risolvere gli inghippi con un sotterfugio velleitario

  2. Mariotti gianni | 29 Novembre 2020 at 10:06 | Rispondi

    A Sulmona la gatta frettolosa devo dire che non esiste …..basta vedere come è ridotta ….30 anni di nulla cosmico ….soldi persi ….palazzi decadenti …..un centro storico vuoto di tutto negozi,uffici e abitanti(1000 in tutto)per lo più stranieri….in ultimo basta vedere l’ultima ristrutturazione del palazzo al quadrivio,angolo via Roma(denunciato da uno dei proprietari)dove per pochi spicci che dovevano mettere i proprietari a fronte di quasi un milione di euro a fondo perso ,assistiamo a pietre sporche nere di tutti ingressi e balconi del palazzo….la cosa è chiara a tutti ,non amiamo questa città in tutto e per tutto …forse bisogna risalire alle origini e a chi abbiamo dato i natali per capire che oltre i filosofoni,siamo solo distruttivi…senza capacità di fare e andare avanti ,non è una critica ma purtroppo il nostro DNA…l’unica cosa che ci riesce bene è litigare per la Ztl forse perché da veri cucucciari ci interessa solo passeggiare per il corso e criticare l’operato di tutti .nel 1949 il bisnonno di un mio caro amico fece una lettera sui sulmonesi(che poi vi produrrò)sono passati 80 anni e nulla è cambiato…. sarà un caso o lui era un veggente???????

  3. Sandro De Panfilis | 29 Novembre 2020 at 10:40 | Rispondi

    Articolo esaustivo che in una città normale dovrebbe essere accolto come contributo discriminante tra le varie chiacchiere dei tanti studiosi “a un tanto al chilo” che ci infastidiscono sui social con una presunzione imbarazzante….

    • Mariotti gianni | 29 Novembre 2020 at 12:25 | Rispondi

      In una città normale non ci troveremo così disastrati ……più di 600 case in vendita senza contare chi non ci prova nemmeno 100 vetrine chiuse solo per il corso …..e mi fermo qua

  4. Complimenti Sig. Vitucci per l’ennesimo articolo di elevata fattura.

  5. Vincenzo Zavarella | 29 Novembre 2020 at 19:57 | Rispondi

    Patrizio mi fa piacere che hai modificato l’articolo riconoscendo che quanto scritto da Vitucci nella prima pubblicazione è errato.
    Infatti, come ti ho detto telefonicamente, il Genio civile non ha mai asserito che è errato l’utilizzo dei coefficienti migliorativi (Malta buona+iniezioni). Il Genio Civile comunicava: “Con riferimento ai Coefficienti Correttivi applicati alla resistenza meccanica della muratura in pietrame disordinato avente malta di scadenti caratteristiche, si fa presente che, la contemporanea applicazione dei coefficienti applicati (2 per intervento con iniezioni leganti e 1.5 per “malta buona”) è possibile solo a condizione che una prova sperimentale su campione di muratura consolidata, come da
    intervento combinato, dia un valore pari o superiore al valore di progetto (14 x 1.5 x 2 = 42
    Kg/cmq); in carenza di detta prova sperimentale potrà utilizzarsi solo uno dei due coefficienti del doppio coefficiente”.
    Prova che l’allora RUP non ha voluto far eseguire nonostante le mie ripetute richieste. Avresti potuto aggiungere che l’esito della prova avrebbe potuto ratificare il mio operato e avrebbe consentito di appaltare l’opera senza dover ricorrere all’appalto integrato.

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