Assemblea pubblica contro il gasdotto. Ribadito il “no” all’opera

Un’assemblea per ribadire il “no”, deciso all’opera di Snam Italia. Oggi, in aula consiliare, i comitati No Hub del Gas si sono dati appuntamento nell’aula consiliare di Palazzo San Francesco per un incontro aperto alla cittadinanza in cui sono state riproposte tutte le perplessità in merito al metanodotto Snam, Rete Adriatica, Sulmona-Foligno. Un’opera che ha già avuto il via libera dal Governo, con Snam che ha a disposizione tutte le autorizzazioni necessarie per iniziare i lavori.

Interventi che partiranno da Case Pente, dove sorgerà la centrale di compressione a spinta. Insomma, la strada del gas è spianata, e il semaforo è verde già da tempo. Ma c’è chi, fino all’ultimo si opporrà all’opera. I cittadini peligni, specie quelli sulmonesi, alzeranno le barricate fino all’ultimo istante. Varie le motivazioni su cui aggrapparsi con disperazione: dal fatto che il territorio interessato sia casa dell’Orso Bruno Marsicano, fino ai probabili reperti archeologici dispersi nel sottosuolo di Case Pente.

“Oggi, nell’assemblea in aula consiliare, ho espresso preoccupazione e amarezza sulla vicenda della centrale e del gasdotto Snam – spiega il Sindaco sulmonese, Gianfranco Di Piero -, convinto della inutilità di un’opera, come osservato già in altre occasioni e del danno che essa può recare ad un territorio di notevole valore ambientale e archeologico e, non ultimo, l’impatto che può avere sulla salute delle persone. Ci batteremo ancora per fermare questo progetto fondando su argomentazioni serie e approfondite le nostre ragioni”.

“Non può passare il messaggio che tutto è deciso – incalza Giovanna Margadonna -. Altrimenti non sarebbero passati quindici anni dalla presentazione del progetto”.

30 Commenti su "Assemblea pubblica contro il gasdotto. Ribadito il “no” all’opera"

  1. COE.SO Associazione culturale per la Coesione Sostenibile | 18 Febbraio 2023 at 21:22 | Rispondi

    C’era una volta un metanodotto e la sua centrale di spinta…. “CHI SEMINA SPINE NON PUÒ CAMMINARE SCALZO”. Ahinoi, il proverbio non può appagarci usandolo come strale augurale contro chi ha deciso e chi lo farà.
    Così, di fronte ad un legittimato lobbismo nazionale, quello che per essere proprio chiari elegge Deputati e Senatori ad ogni turno, non c’è da resistere ad oltranza, rigurgitare ancora una volta effimeri sentimenti di perplessità ed amarezza. Un sostantivo utile fa al caso: mediazione.
    Se, com’è stato in più sedi certificato, trattasi di un rischio residuo di ampiezza assai contenuta e se, com’è stato decretato, c’è un via libera alla realizzazione, ogni pur plausibile, affilalatamente opportuna e speranzosa manovra protesa a procrastinare la posa del primo tubo non assicura di fronteggiare per addomesticare l’idra istituzionale. Le nove teste, infatti, hanno appellato l’opera come strategica e di interesse sovra-nazionale.
    Un aspetto non secondario: non possiamo solo mostrare a comodo il nostro vigoroso nazionalismo.
    Nei pressi, infatti, c’è (Alpi scavalcando) una macroregione europea in cui determinate equazioni ammettono una sola ri-soluzione.
    Ora, giacché pensare di essere solo soccombenti sta stretto a tutti, ragionevolmente converrebbe avanzare proposte, nè risarcitorie nè, come da taluni indicate, indennizzanti.
    E tra HUB del gas, dei trasporti su gomme e rotaia, quello sanitario e chi più ne pensa c’è ne aggiunge, forse è  proponibile uno SWITCH.
    Nella principale differenza tra hub e switch, si apprezza del secondo che commuta il canale di trasmissione e mette in collegamento esclusivamente il mittente col destinatario (da Open Web).
    Ora qui si tratta di fare presto e bene il viceversa.
    Ove impossibile scardinare le premesse di cui sopra, un HUB di PROTEZIONE CIVILE comprensoriale, a tutela e prevenzione, sarebbe poi così estraneo ai fatti?
    Ed allora, per spiegarsi in concreto con elementi e progetto (UNIPE) alla mano, è troppo, di grazia, bussare alla porta del governo regionale e collegati (istituzionali) disposti, per raccogliere più che un parere piuttosto un vero sostegno all’iniziativa? Che, se poi non si farà l’opera strategica (magariiiii) tornerebbe all’intera comunità
    comunque utile, o no ?

  2. Kahlouche Ahmed | 18 Febbraio 2023 at 22:53 | Rispondi

    C’è da ridere,
    Vivete nella pianeta Saturno, con il problema della crise energetica, aziende che hanno dovuto chiudere e mandare migliaia di persone in disoccupazione, famiglie all’astrico, bolletta del gas che non può sopportare un pensionato .. .e voi avete la preoccupazione dei reperti archeologici, muri centenari caduti di cui non sente parlare nessuno .. .ma davvero è questa la politica che siete capaci di fare ?
    Politici di questo calibro mi fa pensare alla trotta come parlamentare al parlamento europeo in tempi di la lega di bossi.
    Occupatevi dei problemi veri, oggi giorno c’è una battaglia per l’energia al livello internazionale, il progetto è strategico e di interesse nazionale, quello che state facendo è perdere tempo alla vostra comunità, occupatevi dei problemi veri e lasciate il progetto gasdotto a chi sta facendo guerra e braccio di ferro con i paesi vicini per averlo a casa.
    Se non si fa, sarà l’America che ti venderà il gaz con il prezzo multiplicato per cinque, poi la paghi tu la mia bolletta del gas.

    • quoto tutto
      sperando che i soldi per il transito del gas siano usati per abbassare la pressione fiscale e non per sprechi statali

  3. Le opere utili vanno realizzate nella logica di farle bene senza distruggere il territorio . Se non si vuole fare nulla iniziamo a rinunciare a tutte le strutture che hanno aiutato le popolazioni a raggiungere un benessere . Rinunciare ad alcune strutture torniamo a vivere come i cavernicoli .

  4. Non abbiamo voluto le centrali nucleari, bene: oggi siamo il Paese senza energia elettrica, presto vicino a casa vostra ci sarà un generatore di corrente che brucerà metano o idrogeno per illuminare le nostre case!!!

  5. purtroppo l’america del nord già ci stanno vendendo tantissimo gas! e nessuno si azzarda a parlarne! cioè tutti i rigassifatori sono alimentati da gas liquido che arriva via nave…
    questa ‘dipedenza’ da gas americano deve essere bloccata sul nascere, cioè adesso.
    questa dipedenza ci potrebbe costare tantissimo nel prossimo futuro. va bene la diversificazione dell approvigimento del gas metano ma basta con i rigassificatori.
    il gasdotto in costruzione è anche un modo di diversificare l’approvvigionamento del gas ed è questa politica energetica, che non spetta al singolo comune di uno Stato costituito.
    e basta a dire cavolate su opere importanti come il gasdotto in costruzione!
    ma la gente comune si sveglia la mattina super esperta di impatti ambientali, inquinamento ambientale, poliche energetiche, siti preistorici…mah!
    per fortuna che queste opere sono state autorizzate da equipe di persone qualificate, commissioni di professori universitari che tra energia, ingegneria e medicina pubblica ne sanno qualcosa! no come persone saccenti che sanno solo di superbia in queste materie…
    SI_HUB L’ITALIA IN EUROPA

    • Lei è sicuro che chi ha autorizzate queste opere siano professionisti capaci e competenti?
      Nella diretta di Agorà in collegamento con Sulmona uno degli esperti presenti in trasmissione ebbe a dire che…”Sulmona è piena di gas”…basta bucare ed esce gas. Le risulta che a Sulmona ci sia gas nel sottosuolo?
      Quest’opera se tutto va bene entrerà in funzione nel 2027… è così strategica ed indispensabile?

      • non guardo certe trasmissioni che non fanno informazione ma vogliono solo audience. la composizione delle commissioni tecniche che hanno seguito questo progetto, i relativi pareri richiesti, universita coinvolte, ecc, ecc si trova scritto ed archiviato dallo Stato Italiano, non sono chiacchere da bar! per chiudere, in ogni caso, prima di esprimere un giudizio occorre sempre reperire informazioni, da validare. per esempio se ti dico che in Abruzzo c’è del petrolio cosa fai? la prima cosa ti metti a ridere e mi dai dello sciocco. non é solo l’informazione ma anche la ‘quantità’ dell oggetto dell informazione, cioè ‘quanto petrolio c’è in Abruzzo?’
        le risposte sono: si, in Abruzzo c’è del petrolio, ma c’è ne poco per essere conveniente per le estrazioni.
        hanno smesso di estrarlo e venderlo nel 1960 circa!
        non ci credi? cerca bella rete internet ed avrai risposte!
        faccio un appello a tutti gli lettori: avete a disposizione una fonte quasi inesauribile di informazioni, la rete internet. navigate, bene, validate le informazioni che prendete prima di ascoltare falsi profeti della aria pulita e del no-gas-system

        • Fiera dell'est | 19 Febbraio 2023 at 14:38 | Rispondi

          Scommetto che quelli che dicono no gas hanno tutti una macchina elettrica che ricaricano esclusivamente e ripeto esclusivamente dal proprio impianto fotovoltaico di casa Vero???

  6. Nel 1844, il Petrini edifico’ in contrada Gesù Cristo di Vallebona, in quel di Manoppello, uno stabilimento per l’estrazione del petrolio e per la raffineria dell’asfalto, impegnandovi un capitale di 40.000 lire che in breve prese considerevole sviluppo.

  7. si-ub non scherzare con il fuoco:
    Un popolo ignorante è un popolo facile da ingannare
    (Ernesto Che Guevara)

    • Che Guevara! Cosa bisogna aggiungere sulla pochezza d’idee di certa gente? Cuba è il loro modello. Possono accomodarsi.

  8. Tutti ecologisti e poi non fate due passi senza prendere la macchina

  9. Tutti coloro che dicono Gas! Gas! Gas! Senza portare nessun dato a loro sostegno danno prova soltanto della loro ignoranza. L’aumento stratosferico delle bollette è stato causato dalle manovre speculative delle grandi imprese del settore fossile per le quali la guerra è stata una vera e propria manna dal cielo, consentendo loro di realizzare abnormi extra profitti che dovrebbero restituire integralmente agli italiani. All’Italia il gas non è mai mancato. Anzi, nel 2022, il nostro Paese ha importato più gas del 2021. Tanto gas che ne ha esportato oltre tre miliardi di metri cubi (cosa mai accaduta in precedenza): praticamente tutto il gas estratto in Italia è stato rivenduto all’estero! E si vorrebbero aumentare ancora di più le trivellazioni in mare e sulla terraferma! Le infrastrutture metanifere italiane non solo sono sufficienti ma sono sovradimensionate. Nel 2005 abbiamo consumato oltre 86 miliardi di metri cubi di gas. Lo scorso anno 68,5 e nel 2030 si prevede un consumo di 50 miliardi di metri cubi. Non servono perciò né la Linea Adriatica, da Sulmona a Minerbio, né nuovi rigassificatori. Costruire nuovi impianti nel settore del gas non è solo un crimine ambientale e climatico ma è anche un inammissibile sperpero di denaro il cui costo ricadrebbe per 40/50 sui consumatori italiani e sulle future generazioni. I veri trogloditi, che camminano con la testa all’indietro, sono quelli del bla bla gas. Si rassegnino, perché il futuro è delle energie rinnovabili. Già oggi le rinnovabili sono più convenienti delle fossili; e l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha stimato che da qui al 2030 per ogni dollaro investito nei combustibili fossili se ne investiranno 5 nelle fonti rinnovabili (solare ed eolico) e 4 nell’efficientamento energetico. Se vogliamo salvare il clima del pianeta, e quindi la vita sulla Terra, dobbiamo abbandonare rapidamente le fonti fossili, e tra queste il gas. Non sono gli ambientalisti a dirlo, ma la comunità scientifica internazionale

  10. Ieri,nell’aula consiliare del Comune, si è tenuta l’ennesima assemblea dei soci del club “Signor No” ossia se sta bene Rocco sta bene tutta la rocca. Per loro la vita sociale deve fare gli interessi di un piccolo gruppo o di una piccola comunità. Per loro la coerenza non esiste perché altrimenti non dovrebbero usare corrente elettrica, gas, petrolio e tutte le loro applicazioni quotidiane tipo trasporto, riscaldamento, telefonia ecc. Forse non sanno che la nostra vita quotidiana attuale è possibile grazie al rischio, alla ricerca, ai sacrifici, alla collaborazione di tutti gli uomini.Bisogna tener presente che metano dotti con relative centrali di compressione ne esistono a centinaia che attraversano mari, montagne, pianure, zone sismiche, paesi, città ecc. Grazie a questi impianti, costruiti nel rispetto delle regole vigenti, arriva il gas o quant’altro anche nelle case dei “Signor No” che se fossero coerenti dovrebbero utilizzare solo sistemi primitivi per vivere. Io non sono per il no a prescindere ma per la collaborazione e trovare la soluzione ottimale. Non capisco la posizione assunta da questa amministrazione ed anche delle precedenti che si sono appiattite su una posizione di diniego assoluto (motivi elettorali?) invece di dialogare e cercare buone contro partite per la collettività. Con la incomprensibile posizione attuale regaliamo delle servitù senza alcuna contro partita.

  11. Mario Panebianco | 19 Febbraio 2023 at 20:27 | Rispondi

    Non vedo foto di questa fantastica Assemblea Pubblica. Immagino siano stati presenti migliaia di qualificati ed informati cittadini idonei ad esprimere validi giudizi.

  12. Ricominciamo coni NO ? Avete pensato a cosa dover rinunciare?
    È come il TAP che se non c’era ora saremmo in piena recessione.

  13. I “signor No” sono coloro che continuano ad insistere per la costruzione di inutili e costosissimi impianti per le fonti fossili, che ormai servono esclusivamente per incrementar i profitti di multinazionali quali ENI e Snam, a scapito dei diritti e degli interessi dei cittadini. Gli ambientalisti, al contrario, sono i “signor Si” alle fonti rinnovabili, pulite e gratuite (sole e vento non si pagano). Lo ha capito molto bene l’Associazione “Elettricità Futura” aderente a Confindustria (che raggruppa gran parte delle imprese del settore elettrico) la quale ha calcolato che, sviluppando le rinnovabili, nei prossimi 8 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di metano. Ciò, sempre secondo la stessa associazione, comporterà un risparmio di 110 miliardi di euro e la creazione di 540.000 nuovi posti di lavoro. Fuori dalla storia non sono gli ambientalisti e l’amministrazione comunale di Sulmona (che proprio pochi giorni fa ha pubblicato un bando per la realizzazione di una comunità energetica da rinnovabili) ma quelli che continuano a mettere la loro testa sotto la sabbia, come gli struzzi, per non vedere la realtà.

    • mezzo milione di posti di lavoro!? ma che hai fatto scuola da berlusconi?
      ma per piacere sono SOLO CALCOLI NIENTE REALTA PER IL FUTURO

    • aridaje’ a spara numeri che mancodagiocaalottosoboni e pure a continua ad offendere i ‘governanti’ ovvio che siano di sinistra o di destra perché ‘asserviti’ a due società che poi sono dello stesso Stato!
      Sono solo chiacchiere da bar e pure vecchie, della serie so tutti corrotti… se magnano tutto… daje e daje pure i piccioni se fanno quaie.
      mo te li sparo io due numeri :
      170000 km di strade in Itala
      7000 km di autostrade in Italia
      25000 km di ferrovie in Italia
      32000 km fi gasdotti in Italia
      questa è l ‘Italia, che vuole crescere è tornare potente anche in economia.
      non sono 170 km di gasdotto sulmona foligno che distruggeranno l ambiente gli alberi la vita umana,portetanno avanti il progresso del nostro Paese!
      e che sempre benvengano energie alternative (e che anche loro hanno un noteve impatto ambientale, diverso ma lo hanno) ma hanno i loro tempi di esecuzione non confacenti con l industria e vita umana.
      il giusto sta nel mezzo:
      avanti con il gas e
      avanti con le energie alternative
      SI_HUB ITALIA IN EUROPA

  14. L’energia, in generale, non serve per alimentare solo le abitazioni dei soci del club “Signor No” ma per alimentare l’Italia e l’Europa almeno per i prossimi vent’anni perché le energie alternative hanno bisogno ancora di parecchio tempo per garantire un livello di continuità accettabile.

  15. Il gas all’Europa? E a chi potrebbe rivendere il gas l’Italia? Quando si persa di costruire enormi infrastrutture come quelle che servirebbero per diventare un hub del gas occorrerebbero enormi investimenti con la garanzia di poter rivendere il metano per i prossimi 40/50 anni (questo il tempo di recupero attraverso gli ammortamenti). Per questo si fanno contratti a lungo termine, come è accaduto con la Russia e come accade con l’Algeria e l’Azerbaijan. Dove sono i contratti con i Paesi europei? E come è possibile fare questi contratti se i Paesi europei, Germania in testa, sono più avanti di noi nello sviluppo delle energie rinnovabili? Sarebbe come mettersi in testa di andare a vendere frigoriferi agli esquimesi. Quella dell’hub del gas è solo un’idea strampalata, senza alcun aggancio con la realtà, che solo a governanti totalmente asserviti agli interessi dell’ENI e della Snam poteva venire in mente.

  16. Mi dispiace contraddirla ma
    ENI e SNAM sono controllate dallo STATO ITALIANO, QUINDI SONO STATO ITALIANO!
    Grazie alla SNAM che abbiamo il gas metano in Italia fin dal dopoguerra.
    Non si sputa sul piatto dove tutti noi abbiamo mangiato!

  17. Ass.ne Coe.So. | 20 Febbraio 2023 at 09:26 | Rispondi

    L’Assemblea si è tenuta. La piastra è incandescente, la fiamma alta. La pentola sta sul fuoco. Nel proprio cantone, tutti i Cittadini peligni responsabilmente sono e restano coinvolti, non solo emotivamente, e sull’onda delle notizie o per l’eco che queste producono ne parlano sempre più spesso. S’interrogano… Riflettono anche sul possibile da farsi, al di là delle attese e delle speranze. Dunque, per restare sul punto più spinoso del dibattito , quale direzione prendere ? Tra verifiche sulla liceità delle decretazioni governative nazionali e l’avvedutezza delle strategie industriali multinazionali, nella quotidiana rappresentazione eterogenea a favore e contro le più accreditate tesi geopolitiche, il cerino ci resta in mano ! Alcune civiche Associazioni, tra queste quella che ha dato origine al grappolo dei post su quest’articolo, invitano ripetutamente l’Istituzione locale – Comune capoluogo – e le rappresentanze di tutti gli interessi sociali ed economici del cantone, ad una piena “coesione”, che coaguli sensate proposte di “mediazione”. Intelligenti pauca. Autocriticamente, non aggiungiamo, per ora, altro inchiostro. Sentitamente ringraziamo quanti partecipano al dibattito anche a rischio di essere contraddetti e, invano tacitati.

  18. Signor pincopallino, ENI e Snam sono società partecipate dallo Stato al 30 per cento. Per il resto (70 per cento) sono società quotate in borsa e fanno utili, come tutte le altre società, che vengono distribuiti ai soci. Nonostante la guerra, anzi grazie alla guerra, hanno realizzato ingenti extra-profitti che sono andati in parte allo Stato e in gran parte ai privati. Non si tratta di mangiare sul piatto in cui mangiamo, perché il gas che consumano gli italiani non lo hanno avuto gratis ma lo hanno pagato salatamente. Proprio perché parliamo di miliardi di euro bisogna essere oculati negli investimenti. E il denaro che verrebbe impiegato in nuove infrastrutture per il gas – che non servono né all’Italia né all’Europa – sarebbe buttato al vento. A rimetterci sarebbero comunque i cittadini italiani, sia attraverso lo spreco di denaro pubblico, sia attraverso un aumento assolutamente non giustificato delle bollette.

    • scusami ma quando leggo le cavolate che scrivete mi viene da ridere…
      credo che voi non conoscete assolutamente la storia dell ENI e della SNAM!
      vi do qualche spunto per andate a studiare:partiamo dal governo di berlusconi e la storia della privatizzazione.
      l’Unbundling: la separazione proprietaria della gestione della rete nazionale di trasporto del gas in Italia.
      nel 2012 è stato approvato il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri attuativo della direttiva c.d. unbundling.
      il 30 maggio 2012, ENI S.p.A. e Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. hanno sottoscritto un accordo preliminare vincolante per la cessione, a quest’ultima, del 30% meno un azione del capitale sociale di SNAM S.p.A.. Per l’effetto, ENI S.p.A. detiene, ad oggi, un ulteriore 25% circa (per effetto dei diritti di voto legati ad azioni proprie) di SNAM S.p.A..
      La normativa sul “unbundling”, parte dalla direttiva 2009/73/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 13 luglio 2009.
      insomma lo stato italiano controlla sia la snam e l eni detenendo il 30 % delle azioni la restante è stata venduta ma solo per scopi di investimenti. queste azioni sono ‘disperse’ nel mondo commerciale (il 51 di queste sono in Italia) ma solo a scopo di investimento (fondi di investimento, fondi di pensioni, ecc ecc) ma il comando resta sempre in mano della cassa dei depositi e prestiti cioè dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
      Quindi di chi è la SNAM e l ENI?
      del popolo Italiano!
      ma di cosa stiamo parlando?
      ps
      i ricavi di queste due società sono regolati dall arera!!!

  19. Il Paese del “NO” ad oltranza o per partito preso. No al nucleare No alle pale eoliche No al gasdotto No ai pannelli solari ecc. Non si può andare avanti in questo modo visto che a tutti noi piace godere delle comodità che ci offre lo sviluppo tecnologico.

  20. E’ il contrario. Gli ambientalisti sono quelli del SI all’energia rinnovabile. Quelli del No sono coloro che si attardano a difendere i combustibili fossili e così sottraggono investimenti molto importanti per lo sviluppo del solare e dell’eolico, che già oggi sono più convenienti del gas. Quanto al nucleare basta prendere a riferimento la Germania, che è la locomotiva industriale dell’Europa, che ha deciso di chiudere le sue centrali perché ha capito molto prima di noi che il futuro è nell’energia pulita e sicura.

    • e allora proponiamo 170 km x 20 metri di pannelli fotovoltaici sopra il tracciato dove passa il gasdotto
      oppure una ciclovia atttezzata per godere dei panorami attraversati oppure opuure qualche idea ma basta a dire no

  21. ammetto che manca qualche dettaglio ed evoluzione ma la sostanza non cambia più di tanto… https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-26/snam-sotto-controllo-081139.shtml?uuid=AbEtRbiF

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