Bambini e nonni nell’orto di comunità di Castelvecchio Calvisio

È nato a Castelvecchio Calvisio l’orto sociale di comunità grazie alla collaborazione attiva tra l’amministrazione comunale del paese aquilano, l’associazione La Creatività dell’Anima di Barisciano e il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un orto che avrà soprattutto una funzione didattica perché a gestirlo saranno bambini, bambine ed insegnanti con un importante aiuto. Non solo loro infatti, alle prese con ortaggi e verdure, ma anche il  contributo dei genitori e dei nonni e delle nonne “ortolani”.

Del resto se la memoria è un ingranaggio collettivo lo è di certo anche il sapere, ancor di più quello agricolo, che dopo la fase di industrializzazione degli anni Settanta vissuta dall’aquilano, ha rischiato di essere spazzato via. Oggi viene invece recuperato, valorizzato e messo a sistema in questo piccolo ma prezioso esperimento che è stato realizzato a ridosso del borgo fortificato di Castelvecchio Calvisio. L’attività pratica, che ha carattere interdisciplinare ed intergenerazionale, sarà accompagnata da momenti di informazione tecnica e di inquadramento storico e culturale. A conclusione di ogni anno scolastico e di ogni periodo di raccolta poi, il Comune realizzerà insieme agli insegnanti dei momenti di aggregazione con merende o mercatini.

Il progetto è stato inserito dal Parco nazionale del Gran Sasso nel Piano di Azione della C.E.T.S., Carta Europea per il Turismo Sostenibile, che nel 2017 ha ricevuto l’ambita certificazione da Europarc Federation, nella sede del Parlamento Europeo a Bruxelles. Il Presidente del Parco Tommaso Navarra dichiara: “Coltivare un orto è valorizzare i sapori e fare crescere i saperi, per attribuire loro dei valori territoriali. L’orto è quindi il luogo pratico e tuttavia simbolico che permette di conoscere i prodotti del territorio ed il loro collegamento con la storia locale. E’ di fondamentale importanza per tutta la comunità questo impegno dei numerosi bambini che hanno deciso di crescere sulle nostre montagne protette”.

Savino Monterisi

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