Bruciare di rabbia

La consolazione, se così si può chiamare, è che questa volta l’incendio non è stato doloso. Nessuna mano misteriosa e impunita, come nel 2017, né mafiosa, dietro le fiamme che hanno incenerito i monti della Valle Peligna. Colpendo al cuore una delle Riserve più belle, quella di San Venanzio a Raiano.

La rabbia, invece, è che quei 230 ettari di boschi e campi coltivati (per il momento), potevano essere risparmiati.

Appena due giorni prima dell’innesco colposo, provocato dal falò di una potatura di ulivi, il Comune di Raiano aveva ricordato, come da regolamento, precauzioni e attenzioni per evitare incendi.

E invece le fiamme sono partite da dove non dovevano essere accese: in una zona protetta dove è vietato anche “fumarsi una sigaretta” e in un periodo dell’anno che, comunque, non è quello giusto per le potature.

Una “leggerezza” che chi vive in una terra di verde e riserve, non può permettersi: perché nella cultura, anche e soprattutto dei nostri agricoltori, dovrebbero essere acquisito il dato che con il fuoco non si scherza, che poi si finisce con il bruciarsi. Che la montagna va innanzitutto rispettata.

L’incendio di San Venanzio, insomma, non è stato un incidente di un pic-nic improvvisato, magari da qualche cittadino metropolitano in una gita fuori porta, ma l’errore imperdonabile di chi in questa terra vive e da questa terra si nutre.

I danni sono ingenti e non ancora quantificati del tutto: ai 230 ettari andati in fumo finora, con il rischio di ardere anche l’eremo, i soldi necessari per pagare la macchina dei soccorsi che in due giorni ha riversato con Canadair ed elicotteri duecento lanci d’acqua sulla montagna, oltre all’impiego di vigili del fuoco e protezione civile, la fauna sfrattata e probabilmente uccisa, si aggiungono ora anche quelli all’agricoltura.

La notevole quantità d’acqua necessaria per domare le fiamme è stata prelevata dai Canadair al lago di Bomba e dagli elicotteri nelle vasche per l’irrigazione: per questo nella giornata di oggi (e probabilmente non solo di oggi) l’irrigazione dei campi di Raiano, Corfino e Vittorito, è stata sospesa.

Una scelta necessaria, che causerà, con queste temperature, disagi notevoli proprio agli agricoltori.

Tutto sperando che il peggio sia davvero passato: l’incendio è stato arginato, ma non del tutto domato. Anche questa notte ci sarà un monitoraggio costante del fronte, sperando che la brace non torni ad ardere sotto la cenere.

3 Commenti su "Bruciare di rabbia"

  1. Articolo davvero ottimo. Resta però la desolazione e l’amaro in bocca. Speriamo che i responsabili paghino fino in fondo, caro e amaro. E che da questo fatto negativo possa nascere un esempio per tutti: affinché, da ora in avanti, si presti maggiore attenzione e si vigili meglio, evitando di ripetere gli stessi errori.
    Anche se, ogni anno, i buoni propositi sembrano sempre gli stessi. E se non è mafia o malaffare, sono incendiari, feste di paese, picnic… Insomma, ogni anno un imbecille criminale diverso. Ma quanti ce ne sono in giro? Pare non finiscano mai.
    È ora che si paghino seriamente le proprie responsabilità in casi come questi, per educare chi resta. Spero ci terrete aggiornati sugli sviluppi, sia amministrativi che giudiziari, legati a questo e ad altri episodi simili già accaduti.

  2. L’autore di questo capolavoro meriterebbe di essere lasciato in mutande. Gli farei ripagare fino all’ultimo filo d’erba andato in fumo.

  3. infatti andrebbe diffuso nome e cognome e affissi manifesti con il suo volto in tutta la regione per aiutare gli altri a capire che quella persone è pericolosa ed è meglio tenerla alla larga per quanto può essere un incapace perfino quando si tratta di zappare la terra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*