
Un tentativo di chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti. Così la minoranza del consiglio comunale di Sulmona commenta la richiesta di convocazione, da parte dei gruppi di maggioranza, di un consiglio comunale straordinario per discutere della difficile situazione di Cogesa. Una richiesta respinta al mittente.
Il vulnus, a detta dei tre consiglieri, sarebbe nella mancata convocazione di un consiglio comunale ad hoc nel mese di dicembre. Prima, quindi, dei botti di fine anno che hanno portato la bocciatura del bilancio della partecipata da parte dei Comuni soci, con annessa sfiducia all’ex Cda.
Il mancato coinvolgimento della minoranza, come chiesto dall’epoca dei fatti dal consigliere Vittorio Masci, ha così portato alla rinuncia nel prendere parte a un consiglio comunale che viene ritenuto “dannoso per l’intero territorio, perché acuirebbe il gravissimo strappo già posto in essere”. Ovvero l’elezione, a detta sempre dell’opposizione, di Gerardini al vertice di Cogesa voluta da parte dei Comuni soci.
Ma d’altronde nel dare forfait, quando si tratta delle vicende della partecipata, c’è chi è recidivo. Luigi Santilli e Franco Di Rocco, come gli altri componenti della maggioranza casiniana, non parteciparono al consiglio comunale dell’agosto 2020. Ufficialmente le poltrone dell’aula consiliare rimasero vuote per timore del Covid. Ufficiosamente, invece, si doveva discutere sulla riunione del controllo analogo (che era prevista per lo stesso pomeriggio) che avrebbe dovuto decidere sull’assetto dell’organigramma della governance di Cogesa.
All’epoca, secondo la Casini, il tema della partecipata era un’ossessione. Oggi, l’ex sindaca può tranquillamente essere smentita da fatti e buchi in bilancio. Ecco, forse i buoi erano già scappati all’epoca.
Rimane l’invito da parte dei consiglieri comunali di minoranza, rivolto al sindaco Gianfranco Di Piero, di tornare sui propri passi in merito all’elezione di Franco Gerardini a capo di Cogesa.
“A nostro giudizio – si legge nella nota – il Sindaco bene farebbe ad accedere alla richiesta avanzata dai sindaci che non hanno condiviso la linea della rottura provvedendo, dopo la convocazione del comitato per il controllo analogo, a revocare in autotutela il provvedimento di decadenza degli amministratori e la nomina in loro sostituzione del dott. Gerardini, cosí sanando il grave vulnus generato con tale illegittimo provvedimento, ed allo stesso tempo convocare un consiglio comunale al fine di avere un mandato dalla Città e dalla intera assise, e quindi il più ampio possibile sulle scelte da compiere e, alla fine, aprire il confronto con tutti i 67 sindaci soci, nella logica che gli enti sovracomunali sono di tutti e non solo di una o l’altra coalizione. Purtroppo così non sarà perché il Sindaco Di Piero è ostaggio del PD e di quella parte di esso che dialoga con il gruppetto di sindaci protagonisti di quella che noi definiamo una pessima pagina istituzionale”.
Una richiesta che sembrerebbe arrivare, in particolar modo, dalla frangia di centrodestra. Ovvero, quella costola del consiglio comunale molto vicina a Pierluigi Biondi, il quale non ha di certo espresso parole al miele per il nuovo vertice di Cogesa. E come dargli tutti i torti, visto che con le governance del passato L’Aquila ha avuto accesso a prezzi ridotti per scaricare nel sito di Noce Mattei la propria indifferenziata. Rifiuti e buoi dei paesi tuoi.
ma quale è la proposta alternativa della minoranza al fine di tentare azioni risolutive utili ad affrontare l’ “insolvenza” del Cogesa…. che non sia la solita costituzione di tavoli , o simili, per discutere
Perché quale è la soluzione della maggioranza alla crisi del Cogesa?
Lo stato di crisi? Tanto valeva tenere il vecchio Cda, salvo volersi accaparrare il potere delle scelte spettanti alla governance durante lo stato di crisi. L’aumento delle tariffe? proposto sempre dal vecchio Cda, ma bocciato dal comune stesso? La riscossione dei crediti? Cioè il comune di Sulmona dovrebbe pagare cosa che fino ad adesso non ha mai fatto disconoscendo al Cogesa anche 300mila euro di servizi che hanno portato al taglio dei servizi ai cittadini. Quindi pagano a seconda se la governance è amica o meno?
Più la questione va avanti e più si comprende come la mossa fatta si è rivelata una pessima scelta fatta non si capisce per quale motivo, certo non per gli interessi dei cittadini.
Gerardini meritava maggior rispetto e non finire in una situazione gestita e creata da incapaci. E alla fine dei conti tra consulenze del comune, stato di crisi non attivato ma attivato (da chi?) e comuni insolventi siamo esattamente dove aveva detto il vecchio Cda.
La maggioranza pensava di starsi a fumare un sigaro ma poi ha scoperto che in mano gli era rimasto solo il cerino, il sigaro invece vaga in attesa di finire chissà dove e chissà a chi
… i buoi potrebbero facilmente essere ricondotti dentro la stalla… è semplice, da quello che leggiamo sui media, basterebbe che tutti i Soci debitori pagassero i debiti accumulati con il Cogesa per i rifiuti conferiti e Servizi di raccolta e smaltimento degli stessi… o NO?
Il problema è sempre stato quello ma di fronte a una governance che chiedeva o pagamenti debiti o aumento tariffe altrimenti si andava verso lo stato di crisi i comuni debitori, tra cui Sulmona, invece di pagare rinnega alcuni servizi, salvo poi lamentarsi per il cambio del calendario sua logica conseguenza, per 300mila euro e si mette a fare il capofila per cambiare la governance e mettersi uno, bravo, per evitare stato di crisi che il vecchio Cda non aveva formalizzato, e dopo un mese lo stesso comune si prende un consulente per lo stato di crisi che evidentemente dovrà essere formalizzato da chi ha fatto una sveltina per evitarlo. Eppure bastava pagare.