Cambio armadio

L’autunno è ormai inoltrato, il primo raffreddore lo abbiamo avuto e il golfino di caldo cotone non basta più: ci vuole la lana paccuta per proteggersi dalle temperature di certe sere di metà ottobre.
Il fatidico momento è arrivato: è ora di fare il cambio armadio.
Prendi, lava, stira, piega, sposta, tieni, butta, regala, allarga, brucia.
-Questo lo tengo in caso dovessi dimagrire, questo in caso dovessi ingrassare, questo per spolverare i mobili.
Eh, detta così pare facile.
C’è sempre quel vestito che non è semplice allocare, perché rimane impigliato fra le dita, incastrato in una sporgenza dei ricordi, nascosto dietro un bagaglio di vita.
È un abito che ora fingiamo di non vedere, come fanno certi professori magnanimi con gli studenti che cercano di nascondersi dietro la penna, quando è il momento di interrogare.
Eppure, in passato, lo abbiamo indossato tante volte, perché ci stava benissimo e ci faceva sentire sicure di noi stesse. Con quel tessuto addosso camminavano spavalde, certe di apparire bene, senza dover tirare dentro la pancia, convinte che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Era il nostro vestito, i nostri panni, la nostra pelle, l’abito che ci faceva monache.

Poi, un giorno, non ci è piaciuto più.
Non addosso a noi, almeno.
Era troppo corto, sebbene troppo lungo, un po’ stretto, ma anche tremendamente largo, senz’altro poco comodo e affatto adatto a noi.
Eppure non eravamo cambiate o forse sì, ma giusto un po’, perché il tempo non passa a caso: passa per trasformarci, per renderci diverse, adeguate al presente, proprio come fa con le mode.
E invece noi ci sentiamo sempre le stesse: come eravamo quando camminavamo sicure, con addosso il nostro vestito preferito.
È per questo che non lo abbiamo mai buttato, anche se abbiamo smesso di metterlo.
Non abbiamo neanche mai proposto alle nostre figlie di provarlo, perché fortunatamente loro sono completamente differenti da noi e hanno un look più moderno, più scanzonato, più bello, più globalizzato e connesso a tutto ciò che è online.
Il cambio armadio va fatto ad ogni stagione, ma con delicatezza, perdonandosi la debolezza di lasciare un angolo in disordine, perché quell’angolo è bello così: con i lustrini di un costume da spettacolo, il pizzo di un vestito da sera, i pelucchi di un vecchio maglione infeltrito, un asciugamano di lino ricamato a mano e la soglia di Narnia, che non abbiamo più bisogno di varcare.
Tutto ormai inutilizzabile.
Tutto da conservare, per non dimenticare mai il profumo e i colori di ogni cambio d’abito che la vita ci ha spinto a fare.
Tutto come risposta ai mille “Non ho niente da mettermi!” che abbiamo urlato, nel corso del cammino che ci ha portate fin qui.

gRaffa
Raffaella Di Girolamo

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