Carcere, nessun aumento di detenuti con il nuovo padiglione. Nardella: “Via i collaboratori di giustizia”

Area cucine, zona infermieristica sanitaria e un’area di massima sicurezza. Sono questi i tre ambienti attenzionati questa mattina dal Garante dei detenuti, Gianmarco Cifaldi, in visita nel penitenziario di Sulmona. Assieme a lui erano presenti anche il Direttore Generale della Asl1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila, Ferdinando Romano, e il vicepresidente della Regione Abruzzo Roberto Santangelo.

Una struttura, quella sulmonese, soggetta a varie criticità, non solo sanitarie. Una catasta di difficoltà che potrebbe aumentare con la costruzione del nuovo padiglione, pensato per accrescere la popolazione carceraria da 400 a 600 unità. A tranquillizzare tutti è lo stesso Cifaldi, che ha spiegato come non sia al momento in programma l’idea di appesantire ulteriormente la struttura circondariale di via Lamaccio con nuovi arrivi.

Proprio sulla nuova ala del penitenziario di Sulmona si è espresso Mauro Nardella di Uil PA, sostenendo quanto sia necessario trasferire i collaboratori di giustizia altrove, lontano dalla città. “Questa categoria di reclusione rappresenta davvero una mina vagante nello scenario generale del penitenziario sulmonese – commenta Nardella – Questo senza considerare il fatto che le peggiori aggressioni subite negli ultimi tempi dai poliziotti provengono da questa tipologia di reclusi”.

Durante la visita odierna personale sanitario che ogni giorno presta servizio tra le sbarre ha presentato le proprie esigenze, che vanno dalla mancanza di mezzi all’assenza di forza lavoro per soddisfare il fabbisogno della struttura.

“Ero già documentato sulle carenze – ha spiegato Romano – per quanto riguarda le mancanze a livello strumentale provvederemo a risolverle al più presto. Ciò che mi preme, al momento, è il reclutamento del personale per dare una risposta assistenziale sovrapponibile alla domanda”.

Uno sguardo particolare ai 4 Oss che non operano più nella struttura, i quali Romano conferma che verranno reintegrati. A loro si potrebbero aggiungere anche gli operatori sanitari della protezione civile, anche se lo stesso dirigente ha fatto capire che quello rimarrà un incarico a tempo.

C’è poi la carenza del personale infermieristico, composto da otto unità, di cui una che occupa il profilo di coordinamento ed è esente dai turni. Anche per loro è prevista un’integrazione di colleghi, così come per i sette medici che garantiscono al momento la copertura h24.

“Dobbiamo garantire l’assistenza in sede per questioni logistiche – conclude Romano -, e per questo abbiamo bisogno degli specialisti ambulatoriali che sono contrattualizzati ad ore”. Inoltre, Cifaldi ha annunciato che il consiglio regionale, con una seduta di giunta, ha deliberato la proposta per la cartella elettronica sanitaria del detenuto. Un modo per facilitare lo scambio di documenti in caso di scambio tra un istituto di detenzione e l’altro. Il progetto resta in corso d’opera ed è legato ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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