Carcere. Sovraffollamento e carenza di organico, Di Girolamo e i sindacati chiedono provvedimenti

La maxi operazione che lo scorso 18 dicembre ha portato al rinvenimento di 40 dispositivi elettronici e sostanze stupefacenti dietro le sbarre del carcere di Sulmona sortisce i primi effetti. A confermarlo una nota dalla senatrice del Movimento 5 Stelle Gabriella Di Girolamo nella quale si legge che il Ministero della giustizia “starebbe verificando la fattibilità dell’installazione di sistemi jammer, disturbatori di frequenze, per schermare il carcere peligno ed impedire quindi l’utilizzo di telefoni cellulari”.

Una notizia che “fa ben sperare” commenta la Di Girolamo ricordando che lo scorso mese di novembre lei stessa aveva presentato un’interrogazione urgente al ministro “proprio per chiedere di procedere in tal senso”. E cercare di risolvere “la questione ben nota” del carcere di Sulmona caratterizzata, come ricorda la senatrice, da “carenze di organico; polizia penitenziaria che subisce violente aggressioni da parte di detenuti estremamente pericolosi e costretta a turni massacranti, in condizioni di lavoro al limite; detenuti che riescono a far circolare droga e telefoni, e quindi a comunicare tra di loro e con l’esterno, con estrema facilità”. “Bene quindi l’introduzione di jammer – continua Gabriella Di Girolamo – restano tuttavia da sciogliere i nodi relativi alla carenza di organico e alle continue e violente aggressioni a carico della polizia penitenziaria” motivo per il quale, nello stesso testo depositato a novembre, la senatrice ha richiesto anche “il rigoroso rispetto della circolare del Dipartimento per l’amministrazione Penitenziaria del 22 luglio 2020, n. 3689/6139, con particolare riferimento al trasferimento in altra struttura dei detenuti particolarmente facinorosi”.

Sulla stessa linea la FP CGIL Polizia Penitenziaria che dopo aver espresso il proprio compiacimento per la maxi retata nel carcere di Sulmona dove sono stati coinvolti oltre cento agenti della polizia penitenziaria, non nasconde la propria preoccupazione per “le condizioni di lavoro che quotidianamente si vivono all’interno della struttura”. E così, in una lettera indirizzata ai vertici dell’amministrazione penitenziaria, il sindacato chiede un incontro utile ad affrontare “le criticità lavorative in cui il personale è costretto a svolgere il proprio difficile compito” e ribadire la necessità di “dotare l’istituto di strumenti tecnologici idonei a scongiurare l’utilizzo e l’introduzione di telefoni cellulari, di rinforzare la pianta organica e di procedere a un piano di sfollamento per riportare la popolazione detenuta a un numero di presenza accettabile e gestibile”. Richieste che finora non hanno ricevuto alcun riscontro da parte dei vertici dell’amministrazione ai quali lo scorso 30 novembre la stessa FP CGIL aveva chiesto di “non procedere all’apertura del padiglione detentivo almeno sino a quando non venissero risolte le innumerevoli criticità dell’istituto”. Un carcere dove il personale è lavora in continua emergenza rischiando anche la propria incolumità.

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