Carenze di personale, stabilizzazioni e liste infinite: i nodi al pettine della Asl1

I sindacati sono sul piede di guerra, e l’importante partecipazione alla prima Assemblea Sindacale delle Lavoratrici e Lavoratori dei Presidii Ospedalieri Area Peligno-Sangrina, tenutasi lunedì nell’ospedale di Sulmona, ne è la riprova. Fp CGIL L’Aquila, CISL Fp Abruzzo Molise, Fials e Nursind hanno riportato tutte quelle criticità che vivono gli impiegati della Asl 1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila. Da una non adeguata erogazione dei buoni pasto fino alla carenza di personale che rende i presidii ospedalieri sempre più fragili in tutta la provincia.

La falle sono tante, troppe per una sanità pubblica che in realtà è poco accessibile per via delle infinite liste d’attesa. Le stesse che si tentarono di abbattere con delle prestazioni aggiuntive durante la pandemia. Ore di lavoro in più che non sono mai state retribuite agli operatori sanitari della Asl1.

C’è poi la richiesta di stabilizzare tutti quei precari che si sono immolati per la causa proprio durante il periodo in cui il Covid martellava in maniera più insistente.

Una prima assemblea a cui ne seguiranno altre due: una il prossimo 6 febbraio, presso il nosocomio di Avezzano, e un’altra al San Salvatore dell’Aquila mercoledì prossimo.

Durante il primo vertice è emerso in maniera netta, da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, la necessità di un cambio di passo urgente che vada nella direzione di ridare impulso alla valorizzazione delle professionalità e che ci sia un potenziamento dei servizi all’utenza restituendo centralità alla contrattazione.

“Da anni, nella Asl1 Abruzzo assistiamo ad un aumento della mobilità passiva poiché i cittadini scelgono sempre più spesso di curarsi altrove e ad un incremento delle liste d’attesa che finiscono per spostare la domanda verso le strutture private – si legge in un comunicato congiunto delle 4 sigle sindacali – A pagare il prezzo di questa situazione sono le fasce più deboli che, nella situazione attuale di profonda crisi economica aggravata dall’inflazione, sempre più spesso sono costrette a rinunciare alle cure”.

A ciò si aggiunge quanto sta avvenendo nei locali della “Palazzina De Chellis” e quella dei “Comboniani“ a Sulmona, dove il personale in questi giorni è costretto a lavorare con temperature tra gli 8 ed i 13 gradi centigradi.

Insomma, una sanità da curare per potersi curare.

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