Caro banco

Caro banco, ci vediamo a settembre. Una frase, o promessa, tanto semplice ma non così scontata. Due anni di pandemia, tra Dad, didattica digitale integrata, classroom, GSuite e qualsiasi altro elemento digitale che ha tenuto connesso il mondo alla scuola, e viceversa, dovrebbero avercelo fatto capire che di scontato, in quest’epoca, non c’è nulla. Abbiamo compreso che si è tornati tra i banchi, quelli di legno. Quelli senza rotelle, con aste fisse in metallo, con qualche chewing gum attaccato sotto di essi. Sì, esatto, quelli con le scritte a penna, con il bianchetto, o incise a imperitura memoria; sperando che questi messaggi sopravvivano nel tempo per le generazioni future. Gli studenti sono tornati proprio lì, per un anno intero, tra i banchi. Tra l’elemento simbolo della scuola, assieme alla lavagna.

Addio, in parte, al digitale e al suo filo invisibile ma utile e indistruttibile. Certo, in questi ultimi 24 mesi la connessione per gli studenti andava e non andava, a seconda della materia, o a seconda dell’interrogazione. I docenti, quelli boomer, invece hanno avuto problemi diciamo tecnic,i tra microfoni che non si accendevano e webcam che restavano spente.

Tutto ciò rimarrà un ricordo, e in parte già lo è stato quest’anno, quando la scuola davvero è rimasta sempre aperta. L’ultimo baluardo della resistenza al virus, tra protocolli in continua evoluzione e caos vaccinale nel corpo docenti e collaboratori ATA, oltre a green pass obbligatorio e non. Insomma, in questa tempesta la scuola, e il banco pieno di incisioni, ha resistito fino all’ultima campanella. Resilienza e resistenza.

“Sono davvero contenta del lavoro fatto da studenti e docenti quest’anno – esordisce Caterina Fantauzzi, dirigente del Polo Liceale Ovidio – Abbiamo lavorato per due anni con la didattica digitale integrata, ma la scuola in presenza è tutta un’altra cosa. Anche perché l’apprendimento non è solo un addestramento per l’acquisizione di contenuti, ma è soprattutto comunicazione e relazioni. Abbiamo dovuto ripristinare questi canali comunicativi, i quali erano venuti meno in questo periodo. Abbiamo rispettato tutte le regole che sono state imposte. Un altro impegno è stato quello sulla gestione delle vaccinazioni, ma fortunatamente gran parte del personale ha deciso di vaccinarsi. Il nostro Polo ha comunque lavorato bene. Anche per quanto riguarda le iscrizioni al nuovo anno siamo rimasti costanti e stabili”.

C’è poi la preoccupazione e l’ansia per quella Maturità che, in buon sostanza, torna ad essere molto simile all’esame di Stato pre-pandemia: “I maturandi li ho visti con la giusta ansia – prosegue la Fantauzzi -. Sappiamo bene che la DDI ha prodotto risultati eccellenti in ragazzi che già erano delle eccellenze e invece ha danneggiato quegli studenti che devono essere seguiti più da vicino. Abbiamo dovuto riprendere un filo che si era interrotto. Proprio per questo è stato un anno difficoltoso. Il virus e il distanziamento imponevano una lezione frontale a discapito di una laboratoriale”.

Fa eco alla collega anche il dirigente del Polo Scientifico Tecnologico, Massimo Di Paolo, che ha ribadito quanto l’anno sia stato dispendioso per alunni e docenti. “Per i ragazzi e per le organizzazioni scolastiche è stato un anno faticoso – evidenzia Di Paolo -. Abbiamo avuto prima un periodo di presenza-assenza, poi la situazione si è andata stabilizzando dopo il mese di marzo. Le scuole, soprattutto quelle con una struttura manageriale per gestire questo momento complesso, hanno risposto bene. Tutti i nostri docenti si sono impegnati in azioni di supporto e recupero. Si è lavorato sui nuclei fondanti dei programmi degli scorsi anni e, insieme, è stato affrontato il programma di quest’anno”.

“Il Polo Scientifico ha avuto un boom di iscrizioni con oltre 245 nuovi studenti – prosegue Di Paolo -. Di questi 115 frequenteranno il liceo scientifico “Fermi” , ma sono tante le adesioni anche agli indirizzi Stem ed alta tecnologia come Robotica all’ITI Da Vinci. Penso sia il record più alto di iscrizioni degli ultimi 5 anni”.

Il Fermi, inoltre, verrà tenuto d’occhio in maniera particolare dal MIUR, dato che questo sarà il primo esame di Stato sostenuto da una classe sperimentale del liceo quadriennale. Di queste sezioni ve ne sono 114 in tutti Italia, e probabilmente arriveranno a 1.050 nell’immediato futuro. Si vorrà dunque capire se quattro anni di liceo, invece che cinque, diano gli stessi risultati, o addirittura frutti migliori. Il banco, però, rimarrà sempre. Che sia di un anno, due, cinque o dieci, lui sarà lì. Con le sue scritte, le sue incisioni, i suoi chewing gum, sarà sempre lì. Anche il prossimo settembre.

Valerio Di Fonso

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