
Le proteste dei Comuni e le crisi dei piccoli imprenditori, ma anche delle famiglie, davanti alle ultime bollette di luce e gas devono aprire, secondo i comitati per l’Ambiente e il coordinamento No Hub del Gas, un seria riflessione sulla direzione che sta prendendo l’Italia in fatto di strategia energetica che, nonostante i rincari e l’allarme climatico, continua a viaggiare nella direzione del fossile. Una direzione lungo la quale si trova come tappa fondamentale la realizzazione della centrale di Case Pente: “Una ulteriore pericolosa fonte di inquinamento per la Valle Peligna ma anche perché è un’opera inutile – ribadiscono i Comitati -. Infatti, per assicurare la funzione del ‘bilanciamento’ già esiste la soluzione del pompaggio idroelettrico, per il quale il nostro Paese ha una capacità inutilizzata di quasi 6 Gw. Il nodo strutturale da sciogliere, se si vuole combattere davvero il caro bollette, è quello della eccessiva dipendenza del nostro sistema economico dal gas. Solo riducendo fortemente questa dipendenza – continuano gli ambientalisti – e incrementando in maniera significativa le fonti rinnovabili il nostro Paese potrà conquistare una sostanziale indipendenza energetica e di conseguenza ridurre nettamente le bollette di gas e luce”.
Soprattutto per un Paese, come l’Italia, che importa il 95% del gas e che è fortemente dipendente dalle importazioni di energie fossili, quando, al contrario, più di altri, potrebbe puntare, per ragioni climatiche e geografiche, sulle fonti alternative.
“Mentre nel mondo si sta sviluppando la trasformazione della mobilità verso la trazione elettrica l’Italia non ha ancora una strategia per la transizione del settore automotive – aggiungono i Comitati -, la cui crisi comincia ad avvertirsi pesantemente, come testimonia (dopo i casi della Gkn e della Bosch) l’annunciata riduzione dell’occupazione anche alla Marelli, che per ora sembra non toccare lo stabilimento di Sulmona”.
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