Carta d’identità negata ai migranti, il sindaco: “Non siamo razzisti”

“Non siamo un paese razzista” tiene a precisare il sindaco di Pettorano sul Gizio, Pasquale Franciosa, che il prossimo 11 dicembre dovrà comparire davanti al giudice del tribunale di Sulmona per aver rifiutato di iscrivere all’anagrafe comunale nove richiedenti asilo che aveva avanzato la domanda.
La decisione di rigettare la richiesta dei migranti, infatti, sarebbe dettata, secondo il sindaco, dalla “mancanza dei presupposti di legge”, ovvero perché i nove avevano fatto domanda di trasferimento della residenza da un Comune del Veneto che, però, non ha confermato a sua volta l’iscrizione nelle sue liste. Tant’è, spiega Franciosa, che ad uno dei dieci che hanno fatto richiesta la carta d’identità è stata regolarmente consegnata.

(foto Centroabruzzonews)


“Il Comune di Pettorano sul Gizio non può passare come un comune che discrimina gli immigrati ospitati nei due CAS esistenti nel territorio comunale (gestiti da impresa privata) – scrive Franciosa -, atteso che in oltre 3 anni dall’attivazione degli stessi sono stati ivi ospitati oltre 150 immigrati, di cui la maggior parte di loro ha richiesto ed ottenuto l’iscrizione anagrafica secondo le disposizioni di legge vigenti nello Stato. Inoltre, in questi anni, sono stati avviati dal nostro Comune diverse iniziative sia con la società che gestisce i CAS, sia con l’associazione Ubuntu, tese all’integrazione dei ragazzi immigrati con la popolazione locale. Per non parlare del fatto che una ragazza ivoriana svolge servizio civile presso gli uffici della nostra Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio. Pettorano sul Gizio ha dimostrato di essere un paese civile, moderno, accogliente, disponibile all’integrazione, non un paese razzista o discriminatorio come si vorrebbe far passare”.


Dunque, secondo il sindaco, il rifiuto di iscrizione all’anagrafe non sarebbe dettata dall’interpretazione restrittiva del Decreto sicurezza approvato lo scorso anno, ma da un problema tecnico-giuridico sulla veridicità delle dichiarazioni fatte dai richiedenti in merito alla loro precedente residenza.
Non è dello stesso avviso però il legale dei nove immigrati, secondo cui il Comune è comunque tenuto ad iscrivere i richiedenti all’anagrafe, per evitare che i loro diritti vengano compressi.
“Dimostreremo davanti al giudice di avere ragione” spiega l’avvocato.

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