Caso Bencivenga, la maggioranza non ci sta: “Insinuazioni gravissime e diffamanti”

Un’insinuazione gravissima ed estremamente offensiva e diffamante nei confronti dell’istituzione, oltre che irrilevante sotto il profilo giuridico e amministrativo. Con queste parole i gruppi consiliari di maggioranza del Comune di Sulmona rispondono alla lettera aperta di Alessandro Bencivenga, dopo che l’ente ha preferito fare un passo indietro sull’incarico di direttore dei musei, “promesso” proprio al professore sulmonese.

La missiva pubblicata da Bencivenga sul proprio profilo Facebook, così come le richieste di chiarimenti sull’iter da parte del Partito Democratico, non sono andate giù ai consiglieri di maggioranza. “Affermazioni – si legge nella risposta – che se prive di riscontri ledono l’immagine dell’ente e di chi vi opera con responsabilità”.

Nel mirino anche “le parole riportate dalla stampa locale (e le deduzioni ivi veicolate)”, che da Palazzo San Francesco vengono respinte con decisione “perché suggeriscono un dubbio inaccettabile, oltre che infondato, che non appartiene alla cultura istituzionale di questa Amministrazione”.

“I Gruppi di Maggioranza del Comune di Sulmona – prosegue il testo respingono in modo netto e senza ambiguità ogni tentativo di accostare le scelte dell’Amministrazione a valutazioni estranee alla sfera pubblica e, in particolare, a profili personali quali l’orientamento sessuale del Prof. Bencivenga.
Si tratta di un’insinuazione gravissima ed estremamente offensiva e diffamante nei confronti dell’istituzione, oltre che irrilevante sotto il profilo giuridico e amministrativo. Le determinazioni dell’Ente si conformano e continueranno sempre a conformarsi ai principi costituzionali di imparzialità e buon andamento, al corretto riparto tra funzione di indirizzo politico e gestione, alla disciplina del reclutamento del personale e ai controlli di regolarità tecnica e contabile previsti dal TUEL. Tuttavia, proprio le gravi evocazioni di un’ipotesi di discriminazione, anche con riferimento all’orientamento sessuale, formulate per primo dallo stesso Prof. Bencivenga, impongono un’attenta riflessione sulla scelta amministrativa da assumere”.

“Ribadiamo – conclude la nota – che la vicenda in esame non autorizza alcuno a trascinare nel dibattito pubblico aspetti della vita privata di chiunque. Le decisioni dell’Ente non si prendono “contro” qualcuno, ma “per” l’interesse pubblico. La cultura costituisce un asse strategico, non negoziabile, dell’azione di governo cittadino; ogni tentativo di delegittimare l’Amministrazione mediante indebiti accostamenti tra orientamenti personali e decisioni pubbliche è respinto con fermezza, perché lesivo della città, delle sue istituzioni e dell’intelligenza dei cittadini”.

14 Commenti su "Caso Bencivenga, la maggioranza non ci sta: “Insinuazioni gravissime e diffamanti”"

  1. Aspettiamo pazientemente di vedere a chi sarà affidato il delicato incarico

    • Sembra che vi sia stata una “questione di discrezionalità amministrativa” a bloccare l’assunzione già avviata.
      Sembra che già si sappia a chi vada l’incarico.
      E sembra che il “trascinare nel dibattito pubblico” le vicende del Comune di Sulmona, per “l’interesse (e ne dubito) PUBBLICO” sia di NOTEVOLE DISTURBO E FASTIDIO, e tutto alla faccia della trasparenza amministrativa tanto sbandierata!!!
      I cittadini vogliono vedere fatti trasparenti, che facciano tornare la città ad una LIBERTA’ PERSA DA TROPPO TEMPO!

      CHI SIEDE SUGLI SCRANNI DEL COMUNE OLTRE A CHI “BAZZICA” NEL GESTIRE, HA “CAPITO” CHE I CITTADINI SONO STANCHI DI QUESTA DITTATURA POLITICA SULLA CITTA’ E CHIEDONO UNA CITTA’ “NUOVA, LIBERA, VIVA, SPLENDENTE, …” E NON ESSERE PIU’ LA CENERENTOLA E LA FOGNA DELL’ABRUZZO POLITICO DEI POCHI PER IL DANNO DEI TANTI!!!

      CARO SINDACO VID KA DA FA!!!!!!!

  2. Semplicemente ridicoli. Atto già deliberato. Dilettanti.

  3. Alessandro ha argomentato con chiarezza e con l’equilibrio che lo contraddistingue le sue ragioni. Gli altri no.

  4. Solo parole che non chiariscono il perché del dietrofront

  5. Curriculum e professione di tal Alessandro??

  6. Gli incarichi si assumono nel momento in cui firmi un contratto.se non cè la firma sono tutte chiacchiere.non c’entra la trasparenza , la militanza o un comune che deve cambiare.le leggi valgono anche per il prof bencivenga .nonostante sia un professionista eccellente le regole vanno rispettate.se ha firmato un contratto in un giorno ad una certa ora,che dovrebbe essere riportata sul contratto stesso,allora il comune è in bel pasticcio.se non ha firmato amen.i contratti seguono le norme collettive,ma hanno naturalmente dei ventagli di libertà da parte degli enti,che appunto li contrattano con il vincitore.se le clausole non vanno bene,finita.si passa al secondo o ci si ferma.si chiama contrattazione laterale.il concorso tra l’altro è di teramo non di Sulmona.e non c’entra nulla né il sesso né la fede politica,cosa che non deve valere neanche al contrario però…per cui secondo me nell’articolo ci sono tante parole sconnesse con la realtà,vicine forse alla bravura di Bencivenga ,meritata,ma che stridono con il diritto amministrativo.poi la politica riesce a fare di tutto.ma forse prima di questa cè stata una forzatura della precedente amministrazione che non ha indetto un concorso ma che è anda ta stranamente a pescare in un altro concorso.c’era solo quello di teramo attivo?niente in Lombardia?o nel Lazio?

    • Hai ragione a dire che il rapporto di lavoro nasce solo con la firma del contratto individuale e con la successiva presa di servizio: prima di quel momento si parla di atti preparatori o esecutivi, non di assunzione in senso proprio.

      Detto questo, occorre distinguere:

      la determinazione dirigenziale di assunzione (che è un atto amministrativo formale, e non “chiacchiere”) costituisce la base giuridica per arrivare al contratto;

      l’invio della PEC di convocazione non è vincolante come un contratto, ma genera un affidamento legittimo nel candidato, che può essere fonte di responsabilità dell’ente se viene revocata senza motivi seri e documentati;

      la possibilità di bloccare l’assunzione non è quindi “libera”: richiede un provvedimento espresso di revoca o annullamento, motivato secondo la legge 241/1990.

      Sul concorso: è vero che l’utilizzo di graduatorie di altri enti è ammesso, ma non è automatico. La normativa consente di attingere da graduatorie valide anche di Comuni distanti, purché vi sia un atto deliberativo che ne motivi la scelta. Non è quindi una “forzatura” in sé: è uno strumento previsto dall’ordinamento, che però deve essere usato con coerenza e trasparenza.

  7. Il comiunismo è altamente tossico | 26 Settembre 2025 at 01:33 | Rispondi

    Brutta gente sti sinistrorsi..

  8. Giusto Claudio stesse regole puntualmente applicate al Cogesa. Si pesca da anni in concorsi fatti da altri, veda la Sanità e vede Consigliere regionale di destra assunto in comune vicino. Ridicola difesa d’ufficio di una giunta d’IMPROVVISATI.

    • Esatto.tra l’altro credo proprio che il compagno del prof Bencivenga,il dott de Luigi,bravissimo professionista anche lui,sia stato preso da un altra graduatoria.mi sembrava stess a vasto.qui gli enti ,le aziende sanitarie ,le appendici pubbliche devo fare concorsi sennò è finita

  9. Dalla lettyra di precedenti articoli, mi pare di aver compreso, che l’amministrazione ha deciso di non procedere in quanto un soggetto in fascia D con un costo mensile di 3,2 mila euro lordi mese per cuurare “solo” la gestione di un museo, era antieconomico e quindi ha stabilito di procedere alla assunzione di un funzionario amministrativo che assolvere ad entrambi i ruoli anche nella struttura dell’ente. Questo da un precedente articolo proprio su questa testata. A me pare una valutazione del buon padre di famiglia. Che poi l’interessato abbia spostato l’attenzione sul suo orientamento sensuale mi pare che sia stato lui discriminante su se stesso. Ora nulla di personale nei confronti di chi ha questa preferenza ma pare che stiano esagerando e utilizzano sempre queste motivazioni. A volta, con dispiacere, devo dare ragione a vannacci, il mondo al.contrario!

    • Il ragionamento sul costo può anche avere un senso politico-gestionale, ma qui la questione è diversa: pare che una determinazione di assunzione sia già stata adottata. Questo significa che il Comune non è più sul terreno delle valutazioni discrezionali, ma su quello dell’adempimento di un proprio atto amministrativo.
      Se l’ente ritiene oggi la scelta “antieconomica”, deve assumersi la responsabilità di revocare o annullare in autotutela quella determinazione, motivando adeguatamente e rispondendo anche dei possibili effetti sul piano dell’affidamento legittimo del candidato. Non basta quindi dire “era troppo costoso” e fare marcia indietro: la legge richiede coerenza e trasparenza nelle procedure.

      Quanto al resto, mescolare la questione con l’orientamento personale del candidato non ha nulla a che vedere con il diritto amministrativo né con la buona gestione. Il nodo è solo questo: il Comune ha adottato una determina di assunzione? Se sì, o la porta a compimento con la firma del contratto, o la revoca in modo formale e motivato.
      Se il Comune ha già adottato una determinazione di assunzione, non può semplicemente tirarsi indietro dicendo che “costa troppo”: l’atto è valido e produce effetti.
      Per bloccarlo deve revocarlo o annullarlo in autotutela, con motivazioni serie e puntuali (che sono codificate e non possono essere un cambio di orientamento politico o un ripensamento). Infatti la revoca è considerata legittima se ci sono vizi procedurali o errori nella selezione, mancanza di copertura finanziaria o blocchi delle assunzioni previsti per legge, eccetera. Un ripensamento non basta: la legge (artt. 21-quinquies e 21-nonies L. 241/1990) impone motivazioni chiare e un interesse pubblico concreto.
      Altrimenti il Comune rischia di esporre se stesso a ricorsi e richieste di risarcimento per l’affidamento leso del candidato. Perché il diritto soggettivo del candidato matura nel momento della determinazione ad assumere, che ha carattere costitutivo, mentre la sottoscrizione del contratto di lavoro è un atto esecutivo.
      Se assumono qualcun altro succederà che ne dovranno pagare due, o pagarne uno e risarcire il danno all’altro. Alla faccia dell’economicità!

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