Centrale Snam, tagliati 317 alberi di ulivo. Gli ambientalisti: “Un disastro senza precedenti”

“Siamo di fronte a un disastro senza precedenti”, non usa mezzi termini Mario Pizzola del coordinamento Per il clima fuori dal fossile per descrivere l’ultimo scempio ambientale legato alla costruzione della centrale di compressione del gas in località Case Pente. Quello di 317 piante di ulivo tagliate dalla Snam con l’autorizzazione della Regione per realizzare un’opera considerata di pubblica utilità; numeri confermati dal dipartimento agricoltura della Regione Abruzzo in risposta alla richiesta di accesso agli atti avanzata dagli stessi ambientalisti.

“Perché i 317 alberi sono stati abbattuti e non espiantati e ricollocati come è avvenuto in Puglia per il TAP?” si domandano dal coordinamento di fronte a un “taglio è comunque illegale” perché effettuato nell’ambito di lavori avviati “senza aver adempiuto alle prescrizioni ante operam e con autorizzazione a costruire ormai decaduta”. Come più volte sostenuto da chi si è opposto sin dall’inizio ad un progetto sinonimo di “disastro ambientale ed ecologico” per tutte le aree attraversate dal metanodotto. Aree appenniniche dove, secondo il Gruppo Unitario foreste italiane, “l’interramento del gasdotto, con l’apertura delle nuove piste di accesso in montagna e le piazze di cantiere, comporterà l’abbattimento di milioni di alberi”. A confermare le previsioni anche il Servizio programmazione forestale della Regione Umbria che, per il solo territorio regionale di appartenenza, ha dichiarato che “l’opera porterà ad una sottrazione dell’habitat naturale valutabile in non meno di 750 ettari”.

Ma oltre ai boschi dell’Appennino, “a finire sotto le motoseghe e le ruspe della Snam saranno tutte le coltivazioni arboree che si trovano lungo il tracciato” non solo uliveti ma anche frutteti e vigneti. Per la Valle Peligna questo significherà “una perdita di circa 100 ettari di terreno agricolo” continuano gli ambientalisti, mentre in altre aree della provincia dell’Aquila come Paganica a pagare le conseguenze dello scempio Snam saranno le tartufaie che da sempre rappresentano “una consistente risorsa per la popolazione locale”. E nella provincia di Pescara il metanodotto attraverserà “il più grande bacino imbrifero della Regione”, quello del Comune di Popoli Terme che, secondo il progetto Snam, sarà collegato a Collepietro da un tunnel di 1,6 Km con “un elevato rischio di alterazione della falda idrica”. Uno scempio che non sarà solo ambientale, come sottolinea Mario Pizzola ricordando che sotto il profilo occupazionale “non vi sarà nessun beneficio” dal momento che l’opera verrà realizzata “con manovalanze altamente specializzate provenienti da fuori” e che le “compensazioni della Snam sono semplicemente ridicole”.

Una situazione di cui, concludono dal Coordinamento Per il clima fuori dal fossile, responsabili sono prima di tutto “i nostri rappresentanti istituzionali che sono stati eletti per tutelare il nostro territorio e non per lasciarlo distruggere”.

4 Commenti su "Centrale Snam, tagliati 317 alberi di ulivo. Gli ambientalisti: “Un disastro senza precedenti”"

  1. Effettivamente Hanno devastato ettari ed ettari di terreno …..
    Passate con la macchina salendo verso Pacentro e giratevi ! Tutto uno scavo …
    E che caxx ….

  2. Un giorno i nostri amministratori locali dovranno giustificare ai loro figli e nipoti quello che hanno permesso….

  3. francesco.valentini1935 | 17 Dicembre 2024 at 19:58 | Rispondi

    “Sulmo delenda est”:continua la castrazione scientifica della Citta’:adesso e’toccata agli ulivi:in Puglia ha operato la xilella di matrice europea,a Sulmona la “longa” mano di un enorme colosso capitalistico di fronte al quale la politica sa solo tacere in attesa del premio finale di un seggio di qualsiasi genere purche’ lautamente retribuito:Sulmona purtroppo scorda i torti ed innalza indipendentemente dalle competenze e capacita’:tutti mietono.Dopo la strage di oltre 300 piante si facciano sentire i tifosi Snam ai quali spetterebbe solo l’ostracismo:comunque l’ombra l’avrete con qualche ombrellone invece che dagli ulivi.

  4. Senza speranza | 17 Dicembre 2024 at 20:54 | Rispondi

    La politica muta e compiacente ! Disgustoso ! Possiamo appellarci ormai solo alla giustizia divina …

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