Chiedere aiuto in pandemia

Con le misure restrittive messe in atto per contrastare l’epidemia da Coronavirus la difficoltà che quotidianamente vivono le donne che subiscono violenza domestica sono aumentate drasticamente.

La chiusura di gran parte delle attività, la riduzione della socialità hanno obbligato ad una convivenza più lunga e forzata con il proprio aguzzino che ha determinato un aumento del 73% delle chiamate al numero 1522 da parte delle donne. Di contro i Centri Antiviolenza non hanno potuto, finché almeno il Governo ne ha decretato l’apertura anche in lockdown, accogliere le donne in presenza e questo fatto ha reso ancora più difficile il percorso di denuncia e di uscita dalla violenza. Le Nazioni Unite parlano di Pandemia Ombra, cioè di una condizione sociale altrettanto grave ma molto meno diffusa dal punto di vista mediatico. D’altronde già nel 2021 le vittime di femminicidio sono quasi 20, un dato, questo, sicuramente più sconcertante per tutti ma che è solo la punta dell’iceberg di un sommerso enorme che nessuno conosce perfettamente.

In questo contesto, in Canada, un’associazione femminista che lavora contro la violenza di genere diffonde il Signal for Help cioè un segno con le mani che equivale ad una richiesta di aiuto.

Il segnale, pensato soprattutto per il periodo di lockdown quando la donna non può uscire di casa per chiedere aiuto, per la sua semplicità e discrezione ha riscosso grande successo e da qualche tempo sui social spopolano video e messaggi che lo pubblicizzano (guarda video). 

Deve essere chiaro, però, che un semplice gesto con la mano non può in nessun modo supplire ad una denuncia di violenza domestica. In quest’ultimo caso, infatti, è necessario che ad occuparsene siano persone formate e con esperienza altrimenti si rischia di esacerbare e mettere la donna in vero pericolo. Resta fondamentale che una donna che viva una condizione di pericolo all’interno delle mura domestiche allerti le Istituzioni utilizzando i canali dedicati, il 1522 o il 113 o bussando alla porta di un Centro Antiviolenza o delle Forze dell’Ordine.

Completamente diversa, invece, è la condizione di emergenza, allorquando la donna è intrappolata in una situazione che ritiene molto pericolosa per la propria incolumità ma non può in nessuna maniera utilizzare i canali ufficiali e dedicati. In questo caso riteniamo che sia molto utile informare chiunque incontri sul proprio cammino di una condizione di pericolo grave e imminente. 

Il gesto è semplice e si può fare di persona o attraverso un video (videocitofono, telefono, tablet, telecamera), è discreto e può salvare la vita. La raccomandazione è di insegnarlo alle ragazze e alle bambine che potrebbero trovarsi in condizioni di serio pericolo o percepire che lo è la propria madre. L’altra raccomandazione è a chi lo accoglie di non agire mai autonomamente ma di avvisare immediatamente le Forze dell’ordine che sapranno come comportarsi. Alle donne che subiscono violenza domestica raccomandiamo di non affidarsi ad un gesto che non si sa bene da chi verrà raccolto, ma se possibile recarsi o avvisare i canali dedicati che sapranno come affrontare ogni singolo caso. La violenza sulle donne purtroppo non è solo il momento del culmine della violenza stessa, in cui, ribadiamo, è concesso utilizzare tutto ciò che sia nelle proprie possibilità ma è una intera vita di soprusi, di limitazioni, di denigrazioni, di lesioni fisiche, psicologiche, economiche, di figli che assistono alle botte date alla madre dal proprio padre; tutto questo merita molto di più di un gesto estemporaneo, merita attenzione, preparazione, coraggio, sacrificio; le donne meritano tutto questo ma se ci si deve salvare la vita allora  impariamo, insegniamo e diffondiamo il gesto ereditato dal Canada.

Gianna Tollis

1 Commento su "Chiedere aiuto in pandemia"

  1. Utile ma perchê limitarlo alle donne,non può essere una richiesta di aiuto generale?

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