“I giudici non hanno annullato il contratto, ma la delibera del Comune – spiega – quindi per quanto ci riguarda noi andiamo avanti”. Secondo Margiotta la sentenza è viziata da un dato falsato e cioè dal fatto che la prevalenza del servizio, uno dei principali motivi di accoglimento del ricorso della Undis, il Cogesa lo ha sempre avuto.
“Negli anni 2012 e 2013 a cui fa riferimento la sentenza – continua Margiotta – il Cogesa svolgeva per i soci tra il 52 e il 53% del fatturato. Quindi attività prevalente. Evidentemente in sede di causa non siamo stati bravi a fornire questi numeri ai giudici, ora non so come fare a riparare, valuteremo con l’avvocato se ci sono gli estremi per un ricorso in Cassazione”.

“Il Comune di Sulmona ora deve decidere se fare un nuovo affidamento in house o andare a gara – continua l’amministratore – certo è che se decidesse per la gara per la società sarebbe un problema”.
Ma la fondatezza della teoria del nuovo amministratore è tutta da verificare, perché nel presunto 80% svolto attualmente a favore dei soci si conteggia anche Sulmona (che occupa circa il 16% del bilancio), il cui affidamento, però, è stato ritenuto illegittimo.
Insomma il futuro del Cogesa continua a rimanere incerto; anche perché, dopo la decisione di Pratola Peligna di ricorrere ad una gara europea, il Cogesa perde una fetta importante del suo potenziale servizio a favore dei soci.

“Non parteciperemo molto probabilmente alla gara indetta da Pratola – conclude Margiotta – perché vorrebbe dire venir meno al principio di società in house: anche se dovessimo vincere questa gara, infatti, Pratola sarebbe conteggiato come servizio esterno e quindi sbilancerebbe ulteriormente le percentuali di prevalenza”.
Il cerino ora passa nelle mai del Comune di Sulmona che dovrà decidere se andare a gara o interpretare la sentenza, non annullando cioè il contratto che era legato alla delibera annullata e ignorando il calcolo della prevalenza. Una bella responsabilità, anche di fronte alla Corte dei Conti.
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