
Sessanta giorni e più non sono bastati ai soci Cogesa per mettersi in regola: dei 25 su 67 che mancavano all’appello per l’approvazione della delibera per il funzionamento del controllo analogo, infatti, un terzo almeno non ha ancora adempiuto.
Sono otto, infatti, i Comuni-soci che non hanno ancora approvato il nuovo regolamento che sul tavolo in realtà ci sta da oltre un anno: nei fatti la partecipata, ma soprattutto il controllo analogo, è immobilizzata. Ora anche formalmente, perché il controllo analogo, anche quando era attivo, era stato ritenuto comunque inefficace dalla Corte dei Conti.
Tra i Comuni inadempienti ci sono quelli “minori” dell’Aquilano, ma anche soci importanti territorialmente come Castel di Sangro e Scanno. Nonostante le ripetute e reiterate sollecitazioni fatte dal Comune di Sulmona che, in teoria, il controllo analogo dovrebbe presiederlo.
Il controllo analogo, si è scoperto solo lo scorso 25 febbraio “per caso”, sulla carta non è più operativo: la convenzione che lo aveva battezzato nel 2014 è infatti scaduta il 31 dicembre scorso.
Un fatto che potrebbe avere conseguenze anche legali rilevanti, perché, in sostanza, tutti gli affidamenti in essere e quelli che si dovrebbero fare (tra cui quello della città di Sulmona, che è il socio maggioritario della partecipata) potrebbero essere nulli.
L’amministratore unico della società, Nicola Sposetti, ha ora chiesto un parere legale ad un esperto del settore, perché cioè cristallizzi la situazione attuale e definisca con precisione le conseguenze e gli effetti di questa vacatio che, d’altronde, non accenna ad essere risolta dopo oltre due mesi dalla presa di coscienza e quattro dalla scadenza effettiva della convenzione.
Una situazione paradossale se si pensa che la società è in fase di attuazione del piano di ristrutturazione del debito, con una crisi aperta e certificata dal tribunale e una oggettiva difficoltà anche ad adempiere al cronoprogramma. Una fase in cui il controllo dei soci dovrebbe essere ancora più stringente, insomma, ma nella quale, sostanzialmente, l’organo politico di indirizzo non esiste più.
E da approvare ci sono i bilanci, il piano investimenti e, soprattutto, le linee di indirizzo sulla riorganizzazione del sistema rifiuti che in Abruzzo altri stanno gestendo e decidendo, senza che Cogesa e soprattutto il territorio della Valle Peligna, che ospita l’unica discarica provinciale, abbia voce in capitolo.
D’altronde, come da programmi elettorali depositati, c’è chi è già pronto a vendere le quote della società, a cui l’affidamento in house è tutt’altro che scontato.
Mentre da più di un mese gli addetti al centro di raccolta sono costretti a scaricare gli ingombranti a mano, perché la ruspa che serviva per smistare i rifiuti è in manutenzione. Tanto nessuno controlla.
Bene, adesso che i Sulmonesi andranno a votare mi raccomando, votate in massa chi ha creato tutto questo disastro e vi ha donato una robusta supposta, niente posticino e tasse aumentate, spettacolare …
È vero nessuno controlla
Basti sapere che tra gli addetti alla raccolta vi sono alcuni che 2 mesi lavorano e 1 sono a casa in Malattia . Qualcuno dell’ Ufficio Personale potrebbe controllare questo andazzo scandaloso e umiliante per chi svolge quotidianamente il proprio lavoro senza avere nessun protettore?
Ottimo!
Le decisioni vengono prese bypassando Sulmona e la Valle Peligna!
Ma se sta bene a noi..
Bisogna stanare la volpe!