Il consiglio che non esiste più

L’aula consiliare è vuota o quasi. Alle 11,30 alla terza chiama, la presidente Katia Di Marzio non può fare altro che sciogliere la seduta andata deserta, che non raggiunge i numeri per procedere, presenti infatti solo la consigliera di minoranza Elisabetta Bianchi, il consigliere di maggioranza Angelo Amori e la presidente Di Marzio.

Nel sabato di novembre a Palazzo sono solo in tre, le assenze pesano dopo i fatti di ieri nel consiglio sospeso, ma soprattutto per il mancato dibattito sull’ordine del giorno che avrebbe dovuto vedere al centro dell’assise temi come coop e Csm punti caldi e che lasciano sul piatto della bilancia le cooperative, pulizie e Satic, servizi fondamentali per la città ma soprattutto un giro di anime, quelle dei lavoratori, che continuano a non vedere la luce in fondo al tunnel.
Doveva essere il consiglio della chiarezza e della soluzione sulla cooperativa per gli addetti delle pulizie, posto su interrogazione della Bianchi, tra appalti scaduti il 30 ottobre, il contratto terminato con la Coop 2001, il licenziamento dei lavoratori già vessati da stipendi attesi per mesi e poi l’annuncio della nuova società ma che ancora ne vede l’effettivo ingresso così pure in stand-by il riassorbimento degli operatori che però continuano a pulire il comune e il tribunale, senza avere un mandato definito.

Per poi passare agli altri lavoratori quelli della Satic per i quali a distanza di mesi, dopo le richieste dei sindacati sulla prosecuzione degli iter procedurali per la definizione delle esternalizzazioni dei servizi, non arriva risposta alcuna. Tutto fermo, si resta al palo e dalla settimana prossima all’appello mancheranno le pulizie, la manutenzione, la bollettazione.  La proroga non c’è, il dirigente è malato e la firma in Comune non arriva. Le procedure di esternalizzazione dell’ex back office e front office che avrebbe dovuto definirsi entro la fine del mese di marzo ma anche qui niente.

Solo ieri, nel consiglio saltato, l’abbandono dei consiglieri Di Masci, Ranalli e Di Rienzo dopo il mancato placet alla costituzione del gruppo del Pd in consiglio, il voto contrario della presidente Katia Di Marzio che vale doppio e che, nei fatti, ha impedito loro di autodeterminarsi. Una decisione che porterà con sé a lungo gli strascichi di una posizione, quella presa dalla Di Marzio, tutta da chiarire, con i dem pronti a prendere la via della prefettura.
Così dopo ieri un altro nulla di fatto, un consiglio che non resiste, un consiglio che non esiste.

A.S.

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