Contro Snam e a difesa del territorio: sit-in dei Comitati a Case Pente

L’ennesimo corteo, l’ennesimo sit-in e l’ennesimo tentativo, disperato, di far arrivare quel “no alla Snam” ai piani alti. A quel Governo che ha dato il via libera all’opera. Ai giudici, che dovranno esaminare il probabile ricorso che farà il Comune di Sulmona. A quella Regione che, dall’insediamento della Giunta Marsilio, ha sempre fatto spallucce abbandonando il territorio peligno.

I Comitati ci provano a fermare la costruzione del gasdotto. Nonostante i ristori promessi. Nonostante le autorizzazioni alle oltre 20 ditte che potranno operare sul territorio. Il luogo del corteo di oggi è sempre lo stesso: Case Pente. Qui sorgerà la centrale di spinta del gas e, sotto di essa, si snoderà il metanodotto che condurrà il gas fino in Nord Europa.

Una protesta non solo contro l’opera di Snam, ma a difesa del comprensorio. L’avevano annunciato i comitati: la Valle Peligna è ormai terra di conquista. “Dal campo dei rifiuti a quello delle attività inquinanti ed altamente impattanti – scrivono i comitati – mentre si allunga ogni giorno di più l’elenco delle spoliazioni: è notizia di questi giorni la chiusura dello sportello Bper, il ridimensionamento dell’Inps, la riduzione delle corse degli autobus per Roma, un servizio sanitario sempre più ridotto. Di fronte a tutte queste aggressioni e umiliazioni la politica è assente o tutt’al più balbetta. Siamo sempre convinti che sia compito dei cittadini battersi senza compromessi di sorta contro i prevaricatori e riteniamo indispensabile rilanciare la mobilitazione popolare per la difesa dei sacrosanti diritti della nostra città e del suo territorio”.

11 Commenti su "Contro Snam e a difesa del territorio: sit-in dei Comitati a Case Pente"

  1. Ma andate a fare in K..o tutta Sulmona con queste battaglie impossibili in partenza. Invece dei ristori ambientali , i politici interessati dovrebbero spingere per far fare una legge a SNAM di preferenza di assunzione di giovani delle varie figure professionali nei comuni dove danneggia passando con le linee e dove pone questi impianti industriali come a Case Pente. La SNAM la ha creata Enrico Mattei e ai tempi suoi faceva assumere centinaia e centinaia di operai a Civitella ed in tutta la zona, ai tempi che mi ricordo da ragazzo, il cugino Dosa Tosello era amico con Papà quando lavoravamo in Valle Roveto. Oggigiorno questa trovatella del Capo del Governo sta sempre a sbandierare Piano Mattei per l’Africa, Piano Mattei per l’Africa. Aiutiamo l’Africa come Mussolini e in Italia, invece, il pronipote di Enrico Mattei lo ha dovuto assumere in cantiere non l’ ENI o la SNAM , ma Carlo Toto con le autostrade. Questa è l’Italia.

    • Giusta analisi GDS, invece di queste inutili sceneggiate,con altra diplomazia sarebbero più proficue anche scuole professionali sul territorio, intitolate ad Enrico Mattei e che preparino i giovani del posto per le specializzazioni specifiche richieste dal lavoro ENI. Certamente scuole non da intitolare a Cefis che ci ha fatto la discarica di Bussi con il pieno silenzioso accordo di polizia e magistratura competenti,le quali,al tempo, denunciavano per disastro ambientale,e con gravi conseguenze penali, un qualsiasi soggetto più povero che anche spostasse un cespuglio nelle nuove aree protette. Questa è Italia.

      • Corretto. La garbata trovatella della Garbatella che pensasse alle cose concrete in aiuto del territorio. Sinora insieme a Salvini (l’ idiota di Fëdor Dostoevskij che ripete vuoti slogans come un pappagallo) hanno pensato solo a rubare con il codice degli appalti a mezzadria con gli affidamenti diretti. Cosicchè gli enti pubblici fanno preparare progetti con prezzi gonfiati del triplo, poi li affidano ai compari loro senza il ribasso del libero mercato, e si dividono poi il malloppo in tre parti se un opera che vale cento la fanno pagare trecento. Chiaramente ormai i magistrati sono dei veri e propri scafisti della corruzione se osservano inerti queste norme anticostituzionali e non muovo un dito, ma anzi forse aspettano qualche briciola anche per loro. Ecco l’Italia

  2. Mario Pizzola | 2 Aprile 2023 at 13:12 | Rispondi

    Complimenti sig. GDS! Davvero molto educato nel mandare a fare in K..o cittadini di Sulmona che da oltre 15 anni si stanno opponendo ad un’opera inutile, inquinante, che distrugge l’ambiente e non porta posti di lavoro. Per sua conoscenza questi cittadini che fanno “battaglie impossibili” finora sono riusciti a non far costruire né la centrale né il metanodotto. Se non si fossero battuti per difendere il territorio in cui sono nati e in cui sperano possano vivere dignitosamente i propri figli a quest’ora questi impianti, che sono solo uno sperpero di denaro, pagato peraltro da tutti noi, sarebbero già operativi da tempo. Continui pure a ragionare con la testa rivolta all’indietro, ma si rassegni: le fonti fossili, come gas e petrolio, sono orai al declino. Il futuro è delle fonti energetiche pulite e rinnovabili.

    • Perché lei si scalda tanto per il metanodotto e mai un commento contro la discarica di Noce Mattei, come se il profumo che sprigiona quest’ultima sia salutare a differenza del metanodotto dannoso per la salute.
      Ci sono studi epidemiologici che dimostrano ciò?

    • Se l’Italia avesse avuto quattro centrali nucleari ferme, costruite e mai accese, non avrebbe subito questa immensa speculazione per molti miliardi di euro di aumento del prezzo del gas ,pagati dalle aziende e dalle famiglie per nulla se non per eventi politici connessi alla guerra di Ucraina. È facile capire che non sarebbe stato possibile stringerci al collo il cappio dei superprofitti poiché a troppo esosi aumenti di mercato l’Italia avrebbe potuto opporre la facoltà di accendere il nucleare.
      Il futuro energetico nazionale non lo può affermare nessuno, certamente le nuove fonti tecnologiche stanno avanzando, ma , per non ripetere errori, gli Stati debbono strategicamente mantenersi in grado di approvvigionarsi da qualsiasi possibilità, sia fossile che rinnovabile. Quindi, se anche per decisione UE , l’ Italia è un HUB strategico di entrata di petrolio e gas per ridistribuirlo in Europa , non credo che Sulmona ha una tale forza per revertire queste politiche.
      Già lo hanno scritto, Eugenio Cefis era forte e,con i politici ai piedi, ha costruito tra le più grandi discariche tossiche a Bussi con il silenzio-assenso di una stessa forestale che in quello stesso periodo ancora arrestava e trascinava in Tribunale un povero pastore semianalfabeta per un pascolo abusivo ed un invasione di terreni ,di poche pecore.
      È più fondato invece adeguarsi e chiedere risarcimenti anche in forma di posti di lavoro specializzati preparando i giovani del luogo anche per lavorare all’estero con buoni stipendi , perché in fondo ENI è una creazione abruzzese, per congiunto impegno e volontà anche di Giuseppe Spataro. Saluti, a Sulmona, ma va là, non si dice.

  3. Mario Pizzola | 2 Aprile 2023 at 15:20 | Rispondi

    Signor che palle (nomen omen?) venga anche lei a manifestare mercoledì 5 aprile alle 10 e 30 in piazza Capograssi a manifestare contro la gestione disastrosa della discarica e del Cogesa.
    La aspettiamo.

  4. Mario Pizzola | 2 Aprile 2023 at 17:05 | Rispondi

    La Germania, motore industriale dell’Europa, ha deciso di chiudere le sue centrali nucleari. In Francia diverse centrali nucleari sono ferme in quanto obsolete e pericolose. L’Italia ha bocciato il nucleare con due referendum popolari e dopo quasi 40 anni ancora non si riesce ad individuare il sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Pensare a posti di lavoro che arrivino dall’alto sul nostro territorio, dall’Eni o dalla Snam, è pura fantasia. Le multinazionali del settore fossile, sfruttando la guerra in Ucraina, hanno fatto profitti enormi e se li sono tenuti per loro. Gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili sono già oggi più convenienti e competitive rispetto a quelli nel gas. L’ Agenzia Internazionale dell’Energia, il massimo organo mondiale nel campo energetico, ha calcolato che, nei prossimi anni, per ogni dollaro che verrà investito nel settore delle fonti fossili, cinque saranno investiti nelle rinnovabili e quattro per l’efficientamento energetico. L’Europa non ha affatto deciso che l’Italia possa diventare un hub del gas; vi sono Paesi che hanno molte più possibilità, come la Spagna, la Norvegia e la Turchia. In ogni caso è un salto nel buio perché si rischia solo di buttare via del denaro, di disastrare territori e costruire nuove cattedrali nel deserto. I migliori analisti che studiano questi problemi prevedono che entro il 2030 il consumo di gas in Europa diminuirà di almeno il 40 per cento. Il gas non ha futuro.

  5. Appunto Pizzola, il referendum italiano sul nucleare è stato uno sbaglio madornale perché in questi ultimi due anni le centrali avrebbero guadagnato miliardi di euri in risparmio sulla spesa pubblica, e ripagando ampiamente i costi della loro costruzione, soltanto stando ferme. Non è improbabile perciò che anche la Francia e la Germania non sbaglino previsioni, difatti la Germania sta ora usando, per riattivazione, ancora le miniere di carbone con grandi proteste di Greta Thunberg. Perciò i movimenti ambientalisti italiani dovrebbero al contrario spendersi, non soltanto per la costruzione dei metanodotti ma anche per dotarsi di centrali nucleari. Poi certamente l’impegno sarà, oltre le rinnovabili, lavorare per lasciarle inutilizzate, con apposite politiche per diminuire notevolmente i consumi con la riorganizzazione in stili di vita più umanamente adeguati e sobri. Non si può però indebolire il Paese privandolo delle infrastrutture necessarie per competere economicamente con il mercato globale. Si stanno spendendo miliardi di euri e di emissioni, in inutili facciate per meri ritorni sociali ed elettorali e non si fanno le infrastrutture strategiche che dovrebbero essere la spina dorsale del sistema economico nazionale.

  6. Mario Pizzola | 3 Aprile 2023 at 21:09 | Rispondi

    Signor GDS, lei può anche ritenere uno “sbaglio madornale” il voto degli italiani contro il nucleare ma poiché – come dice la Costituzione, la sovranità appartiene al popolo, deve accettare la decisione dei cittadini che con il referendum hanno bocciato, per ben due volte, l’installazione di centrali nucleari sul territorio del nostro Paese. La Germania, è vero, ha riaperto le miniere di carbone, ma lo farà per un periodo limitato per far fronte alla situazione creatasi con la guerra in Ucraina e comunque ha solo posticipato, e non cancellato, il programma di chiusura delle sue centrali nucleari. In ogni caso le centrali nucleari non sono proponibili, non solo perché non è stato ancora risolto il problema delle scorie radioattive, ma anche perché la loro realizzazione richiede capitali ingenti e tempi molto lunghi. Le fonti energetiche rinnovabili (solare ed eolico), invece, stanno avendo un notevole sviluppo e cresceranno sempre di più. Pensi che l’associazione Elettricità Futura, che raggruppa 500 imprese aderenti a Confindustria, ha messo a punto un programma in base al quale entro il 2030 è possibile allacciare alla rete 85 GigaWatt di nuove rinnovabili, il che consentirà di ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas dall’estero, con un risparmio di 110 miliardi di euro e la creazione di 540.000 nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale,

  7. Una “ topica “ madornale l’hanno fatta nelle more degli interventi del 110%… si doveva incentivare e facilitare la SOLA installazione di pannelli solari con batterie di accumulo, abbinati a pompe di calore, quindi con la duplice funzione di produrre energia elettrica e riscaldare le abitazioni, con la cessione del credito e rimborso direttamente alle aziende installatrici e dell’immissione gratuita in rete dell’energia eccedente prodotta. Un conto termico semplificato incentivato all’85% con un limite di spesa di 30 mila euro, e con i dovuti paletti e controlli da parte del GSE per evitare abusi speculativi delle aziende produttrici ed installatrici. Con 24/25 miliardi di euro si potevano installare un milione e mezzo di impianti e servire, utilizzando il surplus di energia elettrica prodotta, almeno 7/8 milioni di persone.
    Riduzione dell’utilizzo del gas e rilascio della CO2 nell’atmosfera.

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