Cooperative, il caso politico dai risvolti giudiziari

C’è un risvolto politico, nella vicenda delle cooperative di servizio del Comune di Sulmona, che non è da meno a quello umano delle famiglie che vivono l’incertezza e la paura del loro futuro, né al grave disservizio e cessazione di funzioni che un Comune dovrebbe garantire.
Le accuse che il sindaco di Sulmona ha lanciato nel corso dell’ultimo consiglio comunale alle amministrazioni precedenti sulla situazione che si è venuta a creare, e che coinvolgono direttamente una buona fetta dell’attuale maggioranza (da Mauro Tirabassi a Mariella Iommi a Cristian La Civita, da Roberta Salvati a Luigi Santilli), sono note ma gravi se denunciate da un pubblico ufficiale quale il sindaco è. Lo dice la legge, il codice penale.
In un’intervista rilasciata oggi al quotidiano Il Centro, in un articolo a firma della collega Federica Pantano, infatti, si legge tra le altre cose, in un virgolettato attribuito al sindaco, che “noi qui abbiamo trovato una situazione al collasso” e soprattutto che “le cooperative finora sono servite come bacino elettorale, coi lavoratori che venivano chiamati a svolgere compiti che nemmeno gli competevano”. Non sappiamo se il sindaco Annamaria Casini si riferisca, ad esempio, alla vicenda, finita nelle cronache giudiziarie, delle assunzioni alla farmacia comunale o ad altri episodi (visto che parla al plurale) di cui lei ha contezza. Fatto è che, nello spirito e nel coraggio da cui dice di essere mossa “vogliamo riorganizzare gli uffici per ridare dignità alle persone e offrire servizi di qualità”, dovrebbe, se conosce nel dettaglio questi casi, renderne edotte le autorità giudiziarie.
Si dice certa, poi, il sindaco, nonostante i dubbi espressi dal segretario regionale della Uil Michele Lombardo, che “la clausola sociale salvaguarderà i posti di lavoro”, ma poi, qualche riga più in là, sempre nella stessa intervista, avverte che “i rischi, quando si lavora da privati col pubblico, vanno tenuti presenti”. Insomma cosa devono aspettarsi i lavoratori? No, perché intanto il tempo passa e gli stipendi non arrivano. E soprattutto il Comune e l’economia della città continuano ad essere bloccati.
Sul punto, poi, è intervenuto anche il Pd locale, a cui Franco Casciani del Fronte Popolare aveva chiesto di battere un colpo. E’ lo stesso Pd che sta all’opposizione, ma anche in maggioranza, per cui sarebbe opportuno non rischiare, per la tenuta dell’amministrazione, di perdere pezzi per strada.
“La posizione dei lavoratori delle cooperative va tutelata in tutti i modi possibili – scrive il neo segretario Sergio Dante – lo si deve alla storia del Pd ma soprattutto alle tante famiglie legate con un filo diretto a questa vicenda. Gli ultimi giorni hanno visto i diretti interessati, spinti dall’istinto di sopravvivenza, inviare un segnale forte attraverso la dignitosa e significativa dimostrazione in sala consiliare, adesso è il momento che anche la politica faccia il suo cercando soluzioni ma soprattutto dando risposte”.
Le risposte ci si augura siano qualcosa di più concreto del dover “aspettare i pareri dell’Anac” (perché potrebbero volerci mesi e mesi) o del “ci vorrà del tempo”, perché queste, nella politica, non sono risposte, ma prese d’atto che non bastano a risolvere i problemi.

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