Credito e imprese: l’incognita dopo il Covid

L’Abruzzo è la regione italiana ad aver maggiormente goduto del credito legato alle garanzie statali attivate durante il periodo Covid. Lo rileva uno studio che Aldo Ronci ha tenuto per la CNA e nella quale emerge che nel semestre gennaio-giugno del 2022: “gli impieghi bancari sono stati fortemente influenzati dalle cospicue operazioni di cessione dei crediti in sofferenza – spiega lo studioso sulmonese – in questo report abbiamo scelto di procedere all’analisi degli impieghi vivi, ovvero quei finanziamenti che le banche concedono ai propri clienti al netto delle sofferenze, che in questo caso sono legate anche all’avvio della restituzione dei prestiti garantiti dallo Stato quasi integralmente”.

Il rapporto tra impieghi vivi e prestiti garantiti è stato in Abruzzo di 2,45 punti percentuale in più rispetto alla media italiana (6,45% contro il 4%), con differenze importanti, però, tra le piccole imprese e quelle medio-grandi, ovvero con un rapporto di uno a quaranta (9 milioni di aumento in quelle piccole rispetto ai 356 di quelle medio-grandi).

In questo contesto, il ritorno all’ordinarietà nel rapporto tra banche e imprese si presenta denso di incognite, paradossalmente proprio perché nella nostra regione s’è fatto ricorso più largo ai fondi garantiti dallo Stato: “Ed è per questa ragione – spiega il direttore regionale della CNA, Graziano Di Costanzo – che da mesi, con le altre forze d’impresa, chiediamo alla Regione di rendere operative le misure previste da una legge del lontano maggio 2021. Norma che prevede, tra le altre, un sostegno specifico alle imprese attraverso i confidi da un milione e 600mila euro: misura che, da sola, potrebbe interessare oltre 700 imprese per più di 20 milioni di finanziamenti. Ma di questa norma, diventata di stringente necessità, non si hanno più notizie”.

Dal punto di vista territoriale, la fetta più grande la prende la provincia di Chieti con 225 milioni di euro in più di prestiti, mentre tra i diversi settori ci sono i servizi (172 milioni in più) e l’industria (126 milioni in più). Molto indietro il settore costruzioni influenzato dal superbonus (57 milioni in più).

I depositi e il risparmio postale, infine: si registra un aumento di soli 20 milioni, ma con percentuali leggermente migliori di quella italiana.

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