Da domenica riapre ufficialmente la stagione di caccia

Niente sospensione alla riapertura della caccia che ripartirà, come previsto, dal 16 settembre. Una data in bilico visto il ricorso al Tar presentato dal Wwf che, però, non ha potuto nulla contro l’efficacia del calendario venatorio approvato dalla Giunta regionale con il provvedimento n. 542 del 23/7/2018. Nello specifico da domenica si potranno cacciare specie come  il fagiano, la quaglia, la tortora, il merlo, la cornacchia, la gazza e la ghiandaia. Dal primo ottobre, invece, si aggiungerà la caccia al cinghiale, la lepre, la volpe e la starna.

“Anche quest’anno siamo riusciti a ottenere un calendario venatorio, malgrado i tanti impedimenti che sembrano concentrarsi proprio nella nostra Regione – ha detto l’assessore alla caccia Dino Pepe -. Ringrazio gli uffici regionali, l’avvocatura e le associazioni venatorie che hanno supportato l’azione della Regione anche davanti al Tar”.

Parla di calendario equilibrato e congruente con gli obiettivi gestionali faunistici e rispettoso delle normative europee e nazionali e con l’ambiente Pepe, prodotto della concertazione con cacciatori, organizzazioni agricole, associazioni ambientaliste e Ispra. “Con la ormai prossima approvazione del nuovo piano F.V. e il conseguente aggiornamento dei dati faunistici contenuti, l’Abruzzo sarà nelle condizioni di poter operare in queste materie con maggiore forza, ampliando anche i periodi cacciabili di talune specie, come il cinghiale, che ora appaiono più restrittivi”.

1 Commento su "Da domenica riapre ufficialmente la stagione di caccia"

  1. Nella Valle Peligna i cacciatori sono rimasti in pochi e la maggior parte va a cinghiali. Ci va con fucili di precisione,spesso muniti di cannocchiale e puntatore e pare che funzioni. Per il resto,tale pratica venatoria,non avrebbe modo si essere. Una volta, ai tempi della civiltà contadina, quasi tutti avevano un fucile a canne giustapposte e con i cani da armare .Poi arrivarono i fucili a canne sovrapposte e poi a ripetizione. 5 colpi da sparare o anche più, poi ridotti a tre. Molti lo facevano per procurarsi cibo, soprattutto proteine. La selvaggina non mancava, nel territorio abbondavano lepri, fagiani, starne, quaglie e piccoli volatili come tordi, allodole, storni etc.
    Pian piano i cacciatori sono scemati,sono rimasti in pochi, la selvaggina è solo un ricordo per i più anziani. Ora si fa un ripopolamento con uccelli di voliera di allevamento, non selvatici e poco abituati a vagare per l’habitat naturale. Anche d’inverno gli uccelli migratori hanno invertito la rotta e da noi nel passano solo alcuni.Le quaglie non hanno più habitat da quando il grano viene mietuto con la mietitrebbia. Le stoppie sono rasoterra,laddove prima le quaglie atterravano dolo la traversata migratoria, facevano i loro nidi, in quanto tagliato con la falce il grano, le stoppie erano alte ed offriva anche cibo oltre che nascondiglio. Ora non solo sono basse ma vengono bruciate etc.etc. Metteteci anche l’uso di pesticidi in agricoltura, e la selvaggina è rimasta priva di habitat. Allora di cosa vai a caccia? Solo alcuni irriducibili praticano tale sport se così può chiamarsi. Gli è che, dietro la caccia ci sono tanti interessi: le armi, le cartucce, il vestiario, le calzature…vi ruota tutto un sistema economico che se viene meno, produce danni economici e di occupazione. Ecco perché si continua a menarla ed a tenere in vita una pratica ormai obsoleta. Tra le specie che sono elencate in cronaca, noto il merlo,simpatico uccello. Chissà perché non protetto. La volpe poi? Ormai sta quasi inurbandosi e si avvicina all’uomo in cerca di cibo. Non è più il terrore dei pollai. La starna? E chi te la dà la starna. Quelle poche ripopolate, dopo l’apertura vengono sterminate del tutto…etc.etc. Ecco, io lascerei solo la caccia al cinghiale, programmata, per eliminare un po’ di popolazione che sta crescendo all’impazzata, sta devastando colture di ogni ordine e grado e tra l’altro i cinghiali provocano numerosi incidenti stradali ,visto che spesso attraversano le carreggiate. Solo gli irriducibili continuano ad andare a caccia.Caccia de che? (dicono a Roma).

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