
“Ottimo” compare scritto sullo schermo del telefonino. Il mittente è Marco Travaglio, a cui abbiamo appena dato conferma dell’orario dell’intervista per presentare il suo spettacolo. Si chiama “I migliori danni della nostra vita“, giunto alla terza stagione con svariati sold-out in giro per l’Italia. Il sipario del teatro Caniglia si alzerà domenica 27 aprile, quando sul palcoscenico salirà il direttore de Il Fatto Quotidiano, che con il suo tono satirico ricucirà gli ultimi anni di storia della politica italiana. Sovranità limitata, le teocrazie di Monti e Draghi, fino alla finanza, ai bilanci da far quadrare, passando per le guerre in atto e l’eterno confronto Usa-Cina. Questi i temi che toccherà Travaglio, con un occhio particolare ai giochi di potere a Roma, al governo Meloni e al “Conticidio”.
Anzitutto cosa porterà al teatro Caniglia? Cosa deve aspettarsi il pubblico da un evento con questo titolo che rimanda a Renato Zero?
Chi ha visto gli altri miei spettacoli sa già cosa faccio. Non è intrattenimento, perché porto a teatro la storia di questi anni. Si cerca di dare delle chiavi di lettura, di far capire quali sono le logiche dietro agli eventi che abbiamo visto con i nostri occhi. Eventi che se presi singolarmente non sembrano avere senso, ma assumono un significato particolare se si guardano dall’alto; se si uniscono i puntini.
Cosa intende?
Da quindici anni in Italia si vota per il cambiamento e da quindici anni succedono due cose. La prima è che si promette il cambiamento e poi si porta tutto verso la restaurazione. La seconda è la metamorfosi imbarazzante che colpisce i politici. Pensiamo ai cambiamenti, mai avvenuti, promessi da Berlusconi, o addirittura da un custode dell’Ancien Règime come Renzi. Ma possiamo citare anche Salvini, nuovo trombettiere dei poteri forti. E poi c’è il caso Meloni, che ha fatto un’inversione a “U” prima ancora delle elezioni. Prima parlava di “pacchia finita”, di “Europa da cambiare”. Poi si è buttata su Biden, sulla Von Der Leyen e sulla guerra prima che si andasse alle urne. Prima anti-atlantista, ora pro riarmo per tenerci noi le armi. Insomma, è veramente un’altra persona rispetto alla ragazzina di 16 anni che voleva ricordare la figura di Paolo Borsellino. Basti pensare che ha nominato ministro della Giustizia Carlo Nordio, antitesi antropologica, e non solo, di Borsellino.
E i governi tecnici?
Ah, non ne parliamo. Sono beatificati come “i migliori”. Loro sono proprio il simbolo del mantenimento dell’ordine costituito; dell’establishment.
Quindi, chi è che ha provato a cambiare l’Italia?
Quelli che hanno provato veramente a cambiare, i due governi Conte, sono durati due anni e mezzo. I due successivi, invece, si sono occupati a demolire quello che ha fatto Conte. Chi ha provato a cambiare il sistema sta ancora pagando con questa damnatio memoriae rispetto ai propri meriti. Per esempio, c’è chi dice che i soldi del Pnrr li ha portati Mario Draghi. Invece è stato Giuseppe Conte, e non glielo si riconosce. C’è chi sostiene, addirittura, che Conte ha sbagliato perché ha portato troppi soldi con il Pnrr. Insomma, c’è odio verso chi ha provato a cambiare qualcosa votando sul reddito di cittadinanza, sui tagli ai vitalizi o sul decreto dignità sul precariato. I governi Conte hanno toccano i fondamentali di questo Paese che vive nell’illegalità tollerata e raccomandata. Delle bestemmie per alcuni. Il sistema ha usato prima Salvini e poi Renzi per riportarci la cosiddetta normalità.
E questo cosa comporta?
Dopo 15 anni di voto per il cambiamento frustato e ribaltato con colpi di palazzo, o magheggi tecnici, si è diffusa nell’elettorato d’opinione la convinzione che il voto non conta e che tanto vale stare a casa. O che la migliore forma di rivolta sia l’astensione. E’ la quadratura del cerchio. Il sistema cerca l’astensionismo, non fa altro da quindici anni, perché se si astiene il voto libero e l’elettorato d’opinione, vanno a votare i cammellati, gli scambiati, quelli che devono restituire favori. Oppure quelli che ne dovranno ricevere. Il sistema si autotutela con questa “astensione programmata”, per liberarsi da quegli shock che ha subito nel 2013 e nel 2015.
Il suo spettacolo andrà in scena a Sulmona 48 ore dopo la ricorrenza del 25 aprile, più “sobria” per via della scomparsa del Papa. Fermo restando i valori della Liberazione su cui poggia la costituzione, la richiesta sistematica dell’abiura al fascismo, da parte spesso degli esponenti del Pd, verso chi sale sistematicamente al Governo, sta diventando solo un esercizio retorico?
Premettiamo che è vergognoso avere un governo così, che non partecipa alle ricorrenze del 25 aprile. E’ anche vero che questo governo è espressione di libera elezione. La democrazia ha anche i suoi costi: chiunque vinca le elezioni ha diritto dovere di governare, e questo è uno di quei costi. Forse bisogna domandarsi perché i “giusti” non riescono a far breccia nell’elettorato. Perché negli Usa c’è Trump? Perché ha vinto le elezioni, e noi non possiamo passare quattro anni, piangendo, a fare i riti voodoo con la bambola da punzecchiare con il chiodo. Una volta che abbiamo stabilito che non sono antifascisti, cosa risolviamo? A loro piacerebbe essere fascisti, ma non ne hanno la cultura. Non c’è neanche il periodo storico che diede vita al fascismo, un periodo di morti e guerre civili e non. Questo è un periodo storico poco serio. Loro sono una parodia di quella che già era la parodia del fascismo, ossia Berlusconi e i suoi adepti. Sono dei comici. Tu la vedresti la marcia su Roma fatta da Lollobrigida? Andiamo, su. Si sparerebbero addosso da soli. Loro sono “afascisti”. Chi gli pone la domanda, sull’essere pro o contro il regime, già pensa che siano fascisti. Quindi: o non si dichiara, e quindi si confermano fascisti, o si dichiarano antifascisti. Ma se lo dicessero, chi gli pone la domanda penserebbe che sono degli ipocriti. Bisogna fare un’opposizione che non parli di fascismo 24 ore su 24. Guardiamo anche cosa accade dall’altro lato: in Romania un’elezione è stata annullata. In Francia stanno tenendo in piedi un presidente che nessuno vuole più. C’è un continuo spiegarci che bisogna educare i popoli a votare bene e se non votano bene bisogna trovare modo per ribaltare il voto. E questi due sono i migliori esempi.
La domanda si collega alla bufera che ha investito un candidato consigliere di Forza Italia, per le prossime amministrative a Sulmona, con vecchi post condivisi su Facebook dove parlava di 25 aprile come giorno di lutto nazionale. Come ci poniamo davanti a una vicenda del genere?
Cosa vuoi dire a uno così? A uno che non sa neanche che lui fa politica proprio grazie al 25 aprile? Poi intendiamoci, l’Italia non è stata liberata solo dai partigiani e dagli americani. Se non ci fosse stata l’Armata Rossa noi marceremo ancora con il passo dell’oca. Anche questo è un dato scomodo per tutti. Non solo per chi nega il 25 aprile, ma anche chi vuole farci credere che i campi li hanno liberati gli americani. E questo solo perché Putin non ci piace. Bisogna riconoscere che senza l’Urss di Stalin, che ha battuto i nazisti a oriente, oggi si parlerebbe di altro. Il 9 maggio ricorrono anche gli 80 anni della resa della Germania, e la Russia li celebrerà. Ed è giusto riconoscerglielo.
Ma questa destra, specie quella meloniana, che controlla 13 regioni ha una cabina di regia nella gestione del consenso e del potere o ogni Presidente viaggia in modo autonomo?
Anzitutto chiamiamoli Presidenti, e non Governatori, che si danno della arie sennò. Loro viaggiano in ordine sparso. I leghisti del Nord sono diversi dai meloniani del Centro Italia. La Lombardia, ad esempio, ha dei dilettanti allo sbaraglio che hanno combinato danni devastanti durante la pandemia. Attribuire una cabina di regia a questa destra sarebbe fargli un complimento. Non sanno neanche allacciarsi le scarpe.
Anche sul suo giornale avete attenzionato tutte le vicende del familismo di FdI, un meccanismo che si è proiettato anche sul microcosmo abruzzese. Chi ha un cognome importante, o è vicino a un certo partito di potere, ha un vantaggio rispetto all’uomo comune che deve lottare nel fango?
So tutto di quello che è accaduto in Abruzzo. Loro, i meloniani, hanno adottato il familismo amorale come una regola, che insieme al conflitto di interessi sono i fondamenti di questo governo. Ora, i modi di reagire sono due: ribellarsi, votando chi non pratica questi abomini, oppure votando per loro sperando che sistemino anche i nostri di parenti. Questo vuole il sistema.
Sul Papa lei ha parlato di un salto sul carro funebre da parte di alcuni vertici della politica, in particolar modo delle destre, sulla morte di Papa Francesco. Ecco, non le sembra paradossale che fino a prima della dipartita del Santo Padre, le critiche maggiori al suo operato siano arrivate proprio da quei leader conservatori che fanno della fede cristiana un valore nonché un caposaldo della propria propaganda? Come se lo spiega?
Io penso che l’unico non ipocrita sia quel delinquente di Netanyahu, che ha pensato bene di non ricordarlo, cancellando la commemorazione dello stato di Israele. Gli altri sono ipocriti. Anche Zelensky, facendo finta che non sia di destra, è andato avanti dicendo che il Papa fosse filo-putiniano quando il Santo Padre gli ha presentato il suo piano di pace. Anzi, il presidente ucraino ha detto che il Papa ha messo sullo stesso piano l’aggressore e l’aggredito. Ma pensiamo anche a Trump, per la lettera durissima sui migranti. Oppure pensiamo a Putin. Il Papa ha sempre avuto una sorta di apprezzamento per i russi, ma non per il regime. Con che faccia i nostri vip si presenteranno al suo funerale? Ricordiamo le ultime parole del Papa: “La pace può avvenire solo con il disarmo”. Proprio Francesco ha definito pazzi i governi che avevano promesso di utilizzare il 2% del Pil per il riarmo. Con che faccia si presenterà Meloni alle esequie? Con Francesco era in sintonia su alcuni temi come il gender, la maternità surrogata e l’eutanasia. Anche Orban lo era. E lo era anche Trump. Ma su migranti e riarmo erano su posizioni opposte. Sulla guerra il Papa è stato chiaro: non esistono cattivi e buoni metafisici. Se fossero coerenti, al suo funerale non dovrebbe esserci nessuno. O meglio, nessun vip, solo il popolo.
A.me più che satira, sembra lo spot elettorale e pubblicitario del M5 stelle. Addirittura che il governo conte abbia tentato il cambiamento mi sembra davvero una affermazione esagerata. Per il resto posso anche in parte condividere.
E va beh …..il governo Conte non è piaciuto solo a chi la politica la fa per mestiere !
Non sono i 5 stelle il male dell’Italia ….
… “ Se non ci fosse stata l’Armata Rossa noi marceremo ancora con il passo dell’oca “…
“ Bisogna riconoscere che senza l’Urss di Stalin, che ha battuto i nazisti a oriente, oggi si parlerebbe di altro” …
Per fortuna che all’Europa il sacrificio degli alleati ha portato la pace e la libertà, la prosperità e la democrazia.
“ I governi Conte hanno toccano i fondamentali di questo Paese che vive nell’illegalità tollerata e raccomandata”…
e la norma retroattiva sulla tassa di soggiorno.
Ma che ce vo la scienz per capì che i 5 stelle e tutta la sinistra non sono in grado di fare nulla. Ma. Non dico che la destra sia la vera soluzione, anche perché purtroppo il grande silvio non c’è più, ma sempre meglio di questa sinistra inutile. Eppure la gente la vota ancora , vise da pazzi
Mamma me, come stemm miss
E che ce vo la scienza per capì che a Sulmona non è destra ma nu carrozzon di gente saltata da destra a sinistra al centro a destra ????l’Italia è finita siamo una colonia di sudditi .
Meglio i 5 stelle amico Pippo
Veramente le uniche riforme che sono state fatte negli ultimi trent’anni le ha fatte il centro sinistra, mi riferisco a quelle utili ai cittadini. Il centrodestra ha fatto le riforme utili a Berlusconi, i disastri delle riforme Moratti e Gelmini e la legge contro i rave, per non parlare di un nuovo codice della strada con articoli manifestamente incostituzionali.
Liberalizzazioni, quel poco di digitalizzazione del sistema paese, abolizione del roaming europeo, riforma Bassanini, riduzione del numero dei parlamentari, divorzio breve per costante alcune della centrosinistra.
Senza contare che almeno quando c’era Berlusconi le cose si facevano, il centro destra di oggi è tutto uno starnazzare e un annunciare, mai visto così tanto fumo senza arrosto.
A Sulmona ci vuole un bel commissariamento decennale. Nessuno è all altezza , purtroppo
Giusto