Da #Futura al futuro: la didattica mista del Polo umanistico

Lo avevano immaginato il futuro, quello di una scuola digitale che sfruttasse le tecnologie per aiutare la didattica. Era appena un anno fa, di questi giorni, quando seimila ragazzi provenienti da tutto Abruzzo invadevano le strade e le piazze di Sulmona per uno degli eventi più riusciti di sempre in città. Certo quelli di #Futura non avrebbero mai potuto immaginare che di lì a qualche mese il mondo sarebbe cambiato e che la teoria della scuola digitale diventasse ossigeno e sopravvivenza per l’istruzione, che quel futuro fosse così vicino al loro presente.
Ma quei computer e quella familiarità digitale, sono tornati utili quando il 4 marzo scorso, da un giorno all’altro, il Covid ha imposto la didattica a distanza. E anche ora che le scuole sono state riaperte, a quei computer e a quelle competenze, gli studenti del Polo umanistico di Sulmona continuano ad essere inevitabilmente attaccati.


Certo le limitazioni dovute al Covid sono presenti e pressanti: oggi un evento come quello dello scorso anno sarebbe impensabile e irrealizzabile, gli scambi culturali e gli Erasmus, poi, sono vietati e l’ultimo Dpcm non ha fatto che confermare che per il momento non se ne parla. Sono saltate le gite di istruzione, i progetti di alternanza scuola lavoro a Londra e gli spettacoli al Teatro Greco di Siracusa, ma grazie alla tecnologia quelli del Polo umanistico non hanno mai smesso di fare scuola.
E’ qui che la dirigente Caterina Fantauzzi ha messo in pratica per la ripresa dell’anno scolastico una sorta di sistema misto (ora teorizzato da molti) che sfrutta la didattica a distanza senza rinunciare alla presenza: lezioni alternate in presenza e in remoto per metà di ogni classe al Vico e per le classi intermedie del Classico, in presenza (perché già “isolati” nei laboratori) per l’Artistico.

“In questo modo garantiamo il doppio delle distanze di sicurezza – spiega la Fantauzzi – e riduciamo l’ampiezza delle cosiddette bolle, in modo che se uno studente risulta positivo, solo mezza classe è costretta alla quarantena”. Finora è andata bene: due allarmi, che hanno poi avuto esito negativo, che hanno costretto per qualche giorno le classi a seguire le lezioni da casa. “Ma siamo consapevoli che un caso Covid può sempre verificarsi – continua la dirigente – anche perché noi non abbiamo il controllo di quello che i ragazzi fanno fuori e perché c’è il problema molto serio dei trasporti affollati”.
Per questo le scuole hanno investito molto sulla tecnologia, potenziando il wifi con la fibra ottica, aumentando gli hot spot e i ripetitori di segnale, fornendo ad ogni classe (a breve) un monitor touch perché gli insegnanti possano interagire contemporaneamente sia con gli studenti in classe che con quelli da casa.
“Bisogna coniugare la salute e l’istruzione – spiega la Fantauzzi – perché sono due diritti fondamentali. Cerchiamo di ridurre il rischio, ma allo stesso tempo di garantire che la scuola continui a formare la classe dirigente del futuro”. Il futuro che è già qui.

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