D’Alfonso e le natiche di scorta

Delle volte avere delle natiche “di riserva” può fare davvero comodo, sicuramente sarebbero utili al governatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso che oggi poggia le sue, su ben due poltrone: quella da presidente di Regione appunto e quella da senatore. Per questo la Iena Filippo Roma ha pensato bene di regalare un secondo fondoschiena a D’Alfonso per quando gli impegni da senatore e da governatore vengono a coincidere. Per dovere di onestà c’è da dire che il Luciano nostrano è in buona compagnia, con lui anche politici più noti come Matteo Salvini, Roberto Giachetti, Mara Carfagna, Giorgia Meloni, che oltre ad essere impegnati nei palazzi romani occupano anche le poltrone di alcuni dei più importanti consigli comunali italiani.

L’articolo 122 della Costituzione però parla chiaro: “Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo” e alle domande della Iena sul suo doppio incarico in aperto contrasto con la costituzione D’Alfonso ha stranamente taciuto. Non ha dato luogo alla sua consueta prosa intensamente lirica. Non ha nemmeno scomodato nuovamente giuristi illustri, come Mortati, per giustificare il suo doppio ruolo e doppio stipendio.

Per il momento D’Alfonso non molla nessuno scranno, in attesa di capire come evolveranno gli scenari romani dove ad un eventuale precipitare della situazione potrebbe seguire un ritorno al voto e lui – autore della clamorosa debacle alle ultime elezioni dove con il suo Pd ha raccolto un magrissimo 14% – non verrebbe molto probabilmente ricandidato. Il Consiglio regionale abruzzese però è ostaggio della convenienza politica del governatore e soprattutto dei suoi impegni come nei giorni scorsi quando durante una seduta del consiglio abbandonò la seduta per recarsi a Roma dove aveva impegni senatoriali.

Intanto il presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio ha riunito la giunta per le elezioni ed ha avviato l’iter per l’accertamento delle condizioni di incompatibilità. Un procedimento che però non si prevede breve, prima che venga accertata l’incompatibilità passerà almeno un mese e mezzo. Altro tempo nel quale l’ingessatura istituzionale terrà bloccata la Regione, come se potessimo permettercelo.

Savino Monterisi

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