“Devo andare in ferie”, la risposta del Comune che ha fatto sbottare Bilal

Oggi è calmo Bilal, seduto ai tavolini del bar affianco, perché i suoi non ancora li ha potuti mettere. Il quarantacinquenne di origine turca, proprietario della kebabberia di corso Ovidio, che ieri ha dato in escandescenza minacciando il suicidio, non vuole neanche più andarci al Comune per sapere a che punto è la sua pratica. “Non ne voglio più sapere, ieri ho perso la testa, ma sono due anni che mi prendono in giro”.
Fare l’elenco delle trafile burocratiche che ha dovuto seguire per avere l’autorizzazione non è semplice: la Asl, l’urbanistica, la Camera di Commercio e ancora l’occupazione di suolo pubblico, l’ultimo step di un percorso durato più di un anno e mezzo e che, ieri, sembrava cosa fatta. “Dopo tutta questa attesa, arrivata l’autorizzazione alla somministrazione da parte della Camera di Commercio (il 27 aprile, ndr) – racconta – pensavo di poter finalmente mettere i tavoli e invece l’addetta mi ha annunciato che bisognava aprire la pratica e che non sapeva quando avrebbe potuto definirla, perché lei doveva andare in ferie”.
E’ per questa risposta che Bilal ha perso le staffe ieri, l’ennesimo ostacolo del suo tentativo di costruirsi una vita in un Paese che reputava civile: “Ho fatto 20mila euro di spese per adeguare i bagni del locale – racconta – mi sono indebitato con la banca e ho bollette da pagare, affitti di casa e del locale. Non ce la faccio più, speravo di mettere i tavoli fuori per aumentare gli incassi, e invece continuano a prendermi in giro”.
Dal Comune fanno sapere che la sua pratica è in dirittura di arrivo, ma inutile cercare risposte nel palazzo, isolato e semivuoto: l’ufficio che si occupa del rilascio dei permessi di occupazione di suolo pubblico è oggi sguarnito e probabilmente l’autorizzazione non arriverà così velocemente. In coda, d’altronde, ci sono decine di altre pratiche, con l’unica addetta che non riesce a starci dietro. Come Bilal, ci sono tanti esercenti sul punto di scoppiare.
Qualcuno si avvicina, gli dà la mano, lo incoraggia. Il fornitore lo abbraccia: “Ho avuto paura per te ieri” gli dice, poi mette via il blocco delle fatture: “Oggi non ti chiedo niente”. Un po’ di respiro.

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