“Numerosi sono gli scarichi abusivi, sia civili che industriali, mentre i depuratori sono fuori norma e spesso malfunzionanti”. E oltre all’inquinamento, al danno per la biodiversità, alle ricadute per la salute umana questa situazione “ci pone anche ad una grande distanza da quelli che sono gli obiettivi richiesti dalla Comunità Europea per il raggiungimento di un’adeguata qualità delle acque: il mancato raggiungimento di tali obiettivi ci condanna a procedure di infrazione”, e in fase di infrazione si è già per la qualità dell’aria.
Una “situazione critica” che potrebbe trovare una soluzione, per Di Felice, nel contratto di fiume, negli accordi tra comuni, nelle autorità di bacino, nelle imprese, associazioni e comunità Locali. Una sinergia da destinare ad un piano di gestione: “Il Contratto di Fiume Aterno ad oggi è attivo e coinvolge buona parte dei Comuni lungo l’asta fluviale insieme ad Enti- aggiunge-. E’ di fondamentale importanza che i finanziamenti che andranno a sostanziare i Contratto del Fiume Aterno siano in primo luogo utilizzati per un progetto complessivo volto ad individuare le cause dell’inquinamento dell’Aterno stesso ed a mettere in campo tutte le azioni necessarie per un adeguato risanamento delle acque, recuperando la naturalità degli habitat. Tutelando il fiume, proteggiamo la natura, la biodiversità e la nostra salute”.
S.P.
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