Dieci anni di processi per “un sensato governo dell’amministrazione”. La giustizia arriva in Cassazione

Era stato condannato per abuso d’ufficio a nove mesi in primo grado e ad otto mesi in secondo. Ma leggendo le motivazioni, appena pubblicate, della sentenza con cui la Corte di Cassazione lo ha assolto in via definitiva due mesi fa; l’architetto Luigi La Civita, ex responsabile dell’area tecnica di Rivisondoli, non era solo innocente, ma, per usare le parole dei giudici di Cassazione,  aveva agito rispondendo “ad un sensato governo dell’amministrazione, apparendo suscettibile di assicurare una maggiore funzionalità sul piano esecutivo delle opere e, quantomeno in astratto, un annesso risparmio economico”.

Insomma, ce ne fossero come lui nell’amministrazione pubblica.

La Civita era finito sotto processo per due vicende distinte consumate tra il 2012 e il 2014: le opere di miglioramento della stadio di Rivisondoli in occasione del ritiro del Pescara Calcio e i lavori alla villa comunale del paese dove era stato realizzato un parco giochi.

In entrambi i casi la procura di Sulmona, lo aveva accusato di aver violato la legge in relazione al codice degli appalti, spacchettando cioè una stessa opera in più tranche per rimanere sotto i 40mila euro e procedere così con l’affidamento diretto, anziché con la gara.

Per il primo caso l’accusa contro La Civita era finita, in Appello, in prescrizione: la Cassazione, però, pur non entrando, non essendo sua prerogativa, nel merito, sottolinea come “l’assoluzione nel merito avrebbe dovuto prevalere sulla prescrizione del delitto”. I giudici evidenziano come nel caso specifico sia venuta meno la condizione del vantaggio economico per sé che è alla base per supportare un’accusa di abuso d’ufficio. E che anzi, procedendo ad affidare alla stessa ditta, a distanza di un mese, due diversi lavori sotto soglia per l’adeguamento dello stadio, il responsabile del Comune abbia agito nell’esclusivo interesse dell’ente, tanto più che i due “pacchetti” di lavori erano urgenti e imprevedibili.

La prima determina datata 17 maggio 2012, affidava alla ditta, Euro Service, per un importo di 37mila euro, la realizzazione della tribuna, degli spogliatoi, del basamento per le panchine del campo e delle fontanelle per gli atleti. Il 13 giugno, ovvero un mese prima del ritiro dei Biancoazzurri, la società chiese però l’esecuzione di ulteriori lavori (strade, parcheggio a pagamento, spazio coperto per la sala stampa e palestra per calciatori): anche volendo, insomma, non ci sarebbero stati i tempi per ricorrere ad una gara.

La Cassazione ha poi annullato la sentenza di condanna per la vicenda del parco giochi: anche qui i lavori fatti a più riprese, erano in realtà non omogenei e programmati in diverse fasi, anche amministrative, dal Comune. Per cui non si può parlare di un’unica opera spacchettata. Anche qui, poi, l’interesse pubblico prevale sulla “forzatura” del codice degli appalti, tanto più che non esistono indebiti vantaggi per La Civita e viene meno l’elemento soggettivo.

Nel mezzo quasi dieci anni di pellegrinaggi giudiziari e la decisione di La Civita di lasciare l’incarico a Rivisondoli.

Giustizia è fatta, chissà.

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