Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza, al via i bandi per il 2019

Meno male che c’è l’Europa, direbbe qualcuno. E si, perché oramai in questo Paese parlare di diritti e uguaglianza è quasi come bestemmiare. Ma si sa, la speranza, a volte, è l’ultima a morire. Oggi ci occupiamo di uno dei programmi che più di tutti rappresenta quella Europa solidale garantista dei diritti che ognuno di noi, forse, sogna. Il programma in questione è “Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza”, il quale si propone di contribuire a rendere i diritti e le libertà delle persone effettive nella pratica, facendoli conoscere meglio e applicandoli in modo più coerente in tutta l’UE. Per il 2019 la Commissione Europea ha deciso di intervenire con ben otto bandi, per un ammontare complessivo pari ad € 33,2 milioni. Gli ambiti di intervento sono i seguenti: cittadinanza, diritti dei minori, tutela della privacy, intolleranza, compreso l’incitamento all’odio online, quest’ultima tematica molto cara ad alcuni noti personaggi politici e non.

I principali beneficiari di questi bandi sono ovviamente gli enti senza scopo di lucro (Ong, associazioni, cooperative sociali etc.) e, per alcuni bandi, anche le autorità nazionali. Gli organismi e le entità a scopo di lucro hanno accesso al programma soltanto in associazione con organizzazioni senza scopo di lucro o pubbliche.

I bandi come sempre possono essere consultati sul “Funding & Tenders Portal” della Commissione Europea. Tra le call for proposal più significative spiccano quelle per “prevenire e combattere tutte le forme di violenza nei confronti dei bambini, giovani e donne“; “promuovere l’effettiva attuazione del principio di non discriminazione“; “prevenire e combattere il razzismo, la xenofobia, l’omofobia e altre forme di intolleranza e monitorare, prevenire e contrastare l’incitamento all’odio online“.

Consigli utili

Una cosa bisogna dirla, aggiudicarsi questa tipologia di bandi non è semplice, la concorrenza è altissima, il budget è limitato e inoltre bisogna rispettare rigorosamente le linee guida del programma in questione. In particolare, suggerirei di approcciare questi bandi in maniera molto pratica e poco teorica. La Commissione Europea, infatti, sembra essersi stufata (e giustamente aggiungerei) di progetti incentrati su ricerche comparative, dati, statistiche etc., ma predilige attività in grado di centrare gli obiettivi descritti e generare, quindi, un impatto importante. Tra queste si richiamano attività di formazione, di apprendimento reciproco e di scambio di buone pratiche, rafforzamento delle capacità, sviluppo di strumenti concreti, pratiche e interventi. Partire dalla definizione di un problema reale connesso ovviamente alla call for proposal e cercare di giustificare l’intervento progettuale a livello europeo potrebbe essere un primo passo verso un buon progetto.

Tante sono le organizzazioni della Valle Peligna che si occupano da anni di queste tematiche e che, pertanto, possono veramente dare un contributo importante, anche in veste di partner e non esclusivamente di capofila.

 

Stefano Calore

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