Donne, toghe e diritti: Arselinda e Chiara a servizio degli immigrati

Che siano affiatate lo si capisce da come si raccontano, da come parlano della loro collaborazione, uno scambio umano prima che professionale che ad entrambe ha già regalato importanti soddisfazioni. Arselinda Shoshi e Chiara Maiorano avvocate del foro di Sulmona impegnate nel diritto di asilo, immigrazione e cittadinanza, sono il perfetto esempio di donne che con determinazione, forza di volontà e competenza hanno dato vita e concretezza a un progetto nato dal desiderio di aiutare gli altri. Persone i cui diritti non sempre vengono riconosciuti come gli immigrati, cittadini provenienti da Paesi extraeuropei alle prese con una burocrazia che certo non aiuta l’integrazione.

Ne sa qualcosa Arselinda Shoshi, venuta in Italia dall’Albania con la sua famiglia e con un sogno nel cassetto, quello di diventare avvocato. “Sin da piccola mia madre mi diceva quanto l’indipendenza e l’autonomia fossero importanti per una donna – spiega Arselinda – insegnamento non scontato in un contesto come il nostro che non sempre valorizza la figura femminile”. Parole che Arselinda non ha mai dimenticato come quando decise di iscriversi prima al liceo classico di Sulmona e poi alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Teramo. “All’inizio non è stato facile superare la barriera linguistica ma non mi sono mai persa d’animo e con tanto impegno sono riuscita a terminare gli studi” racconta Arselinda che nel 2015 consegue quella laurea che le apre le porte dell’avvocatura. Un obiettivo raggiunto con sacrifici e tanta forza di volontà con le parole della madre a tracciare un cammino che la porta da subito ad aiutare altri stranieri, non solo albanesi, alle prese con permessi di soggiorno e ricongiungimenti familiari. Fino all’incontro con Chiara Maiorano, già impegnata nel campo del diritto internazionale e dei rifugiati, un’altra avvocata che in Arselinda trova la “collega giusta” con cui proseguire lungo una strada piena di ostacoli. “Abbiamo capito che ci appassionava la stessa materia e dopo alcune collaborazioni in cause particolarmente difficili davanti al Consiglio di Stato abbiamo capito che il nostro metodo funzionava”.

Lo stesso metodo che lo scorso febbraio le ha portate ad aprire uno studio legale ad Avezzano dove ricevono i clienti sempre insieme sedute attorno a un unico tavolo perché, come spiega Chiara “due teste lavorano meglio”. E rassicurano i clienti, immigrati spesso alle prese con una burocrazia incomprensibile che nelle due professioniste trovano la risposta alle loro domande. Non sempre facili come ammette Arselinda ricordando il caso di una madre straniera da anni in Italia con un figlio minore che, dopo vari tentativi non riusciti, voleva regolarizzare la sua permanenza nel nostro Paese. “Abbiamo fatto ricorso, è stato accolto e abbiamo ottenuto un permesso per cinque anni” dice Arselinda con la voce che tradisce ancora un po’ di emozione. Sensazioni difficili da controllare quando si vivono esperienze umanamente forti che lasciano il segno. Storie di altre donne che Chiara e Arselinda incontrano nella loro quotidiana sfida ai pregiudizi che accompagnano il mondo dell’immigrazione e alla crisi di una professione che vede sempre più avvocati abbandonare la toga in cambio di scelte più remunerative e sicure.

Motivazioni che non appartengono alle due avvocate di Sulmona che della loro professione si dichiarano appassionate perché, spiega Chiara “il nostro è un settore dove puoi creare un precedente e riuscire concretamente a migliorare la vita delle persone”. Come è accaduto ad una donna che, in Italia da 15 anni con marito e figlia dotati di permesso di soggiorno, non era mai riuscita a regolarizzare la propria posizione. “Era una persona invisibile, non poteva muoversi, non poteva lavorare, non poteva fare nulla perché inesistente per la burocrazia – raccontano le due avvocate – e la nostra più grande soddisfazione è stata lavorare per risolvere il problema e farla tornare a vivere”.

Ma queste sono solo alcune delle storie che Chiara e Arselinda hanno contribuito a scrivere cambiando il futuro di persone che il sistema spesso considera di “serie B” ignorandone diritti e umanità. E proprio da loro, dalle due avvocate che hanno scelto di dare al proprio lavoro un significato diverso, nella giornata internazionale della donna arriva il messaggio più importante: possiamo sempre scegliere chi diventare e cosa fare per noi stessi e per gli altri. Come hanno fatto loro, Chiara ed Arselinda, esempio per tutte le donne che vogliano diventare protagoniste. Non solo per una giornata.

Elisa Pizzoferrato

2 Commenti su "Donne, toghe e diritti: Arselinda e Chiara a servizio degli immigrati"

  1. BASTA 8 TRIBUNALI NEGLI ABRUZZI. RIFORMA MORALE DELLA GIUSTIZIA. BASTA I I MONTI DI PIETÀ. BASTA PIÙ ACCUSE PIÙ GUADAGNI. BASTA LA RAPPRESENTAZIONE DI PROCEDIMENTI INVENTATI.

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