
Per evitare che facesse nuove amicizie e che uscisse di casa, le somministrava a sua insaputa, quotidianamente, il Rivotril, un antiepilettico a base di benzodiazepina che aveva lo scopo di renderla incapace di una vita sociale. C’è il profilo completo della violenza di genere, in tutte le sue forme, nella storia che ha portato la procura della Repubblica di Sulmona a chiedere il processo per un quarantaquattrenne di Sulmona che, il prossimo 14 ottobre, dovrà comparire davanti al giudice per le udienze preliminari per rispondere dell’accusa di maltrattamenti in famiglia.
L’uomo, stando alle accuse, avrebbe picchiato, offeso, denigrato e minacciato di morte la compagna, una trentaseienne trasferitasi a Sulmona per “amore”, impedendole persino di usare il telefono e di utilizzare i social senza il suo controllo.
Una storia di vessazioni andata avanti per mesi, da febbraio a giugno dello scorso anno, e interrotta solo dopo che la polizia, acquisito un referto dal pronto soccorso, aveva inserito la vittima nel percorso rosa, convincendola a denunciare i fatti e trasferendola per qualche mese in una struttura protetta, da dove, però, la trentaseienne poi se ne sarebbe andata, tornando dal suo compagno e ritirando la denuncia.
Le ipotesi di reato seguite all’indagine, però, procedibili d’ufficio per la loro gravità, hanno convinto la procura a chiedere il processo per l’uomo.
Ora sarà il giudice per le udienze preliminari a decidere se ci sono gli estremi perché venga giudicato.
Omme ‘e merd, cachiello, faccelo venì ‘n galera, ca chi mette ‘e mani ‘ncopp’a donne e ‘e creature è ‘o chiù fetente e se merita nu bellu servizio. Metticel’ ccà che ‘o battezziamo.