“Il problema esiste”, ma cerca di far rientrare l’allarme Gran Sasso il vicepresidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, spiegando come, a garantire le falde acquifere della catena montuosa “da circa due anni abbiamo avviato una rigorosa procedura di messa in sicurezza con un progetto che prevede totalmente autonomo il prelievo dell’acqua dalla galleria autostradale e del laboratorio dell’Istituto nazionale di fisica nucleare”.
Durante la conferenza stampa della Regione convocata ieri, per fornire spiegazioni all’opinione pubblica probabilmente anche a

In base a questo protocollo le procedure che avvengono nel laboratorio del Gran Sasso e nella galleria autostradale dovranno avere una autorizzazione in più nel caso si usino materiali pericolosi.
“È successo, invece, nel caso dell’esperimento- racconta Lolli riferendosi al Sox- che non c’era pervenuta alcuna comunicazione, nonostante l’esperimento stesso fosse stato autorizzato dallo Stato mediante l’Ispra e dalla Asl che a sua volta l’aveva comunicato alla Regione. Noi però non ci accontentiamo di queste procedure nazionali”. Dalla Regione chiedono, quindi, procedure aggiuntive perché nel caso dell’esperimento richiamato da Lolli “L’errore è consistito nel fatto che nessuno ha comunicato al tavolo l’attuazione dell’esperimento e quando ne siamo venuti a conoscenza abbiamo detto agli interessati di bloccare le procedure stesse e di mettere in atto le prescrizioni aggiuntive previste nel protocollo”. “Non si tratta di bloccare l’attività scientifica, ma di tutelare un territorio delicatissimo” anche a costo di “una ridondanza di attenzione”.
Dell’esperimento Sox ne parlerà H2o in una doppia conferenza, a Pescara e Teramo, domani.
S.P.
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