Femminicidio, Riccio ai giudici: “Non ricordo nulla, amavo la mia famiglia”

Al giudice per le indagini preliminari Federico Belli e al pubblico ministero Laura Deodato del tribunale di Asti, ha detto di non ricordare nulla, di non essere in grado di spiegare né come, né perché ha compiuto il massacro. Ventiquattro coltellate, quindici alla moglie e otto al figlio, e poi una trentina di oggetti, tra cui un televisore, scagliati contro quei corpi inermi, fino a sfigurarli. Alexandro Riccio, il trentanovenne di Carmagnola che il 29 gennaio scorso ha ucciso la moglie Teodora Casasanta (originaria di Roccacasale) e il figlio Ludovico (di appena cinque anni), è stato interrogato ieri, a quasi un mese da quella tragica notte, dai magistrati. Un’ora di interrogatorio celebrato nel reparto detenuti dell’ospedale Molinette di Torino dove l’uomo sta guarendo dai tentativi di suicidio messi in atto subito dopo il massacro. Un volo dal terzo piano della palazzina di via Barbaroux nella quale viveva con la sua famiglia e che gli è costato la rottura di qualche costola: una trentina di giorni di prognosi e un ricovero in ospedale dal quale uscirà tra qualche giorno, per essere trasferito direttamente nel carcere di Torino in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

Ieri i magistrati, che avevano negato la richiesta di una perizia psichiatrica prima di sentirlo, lo hanno interrogato per capire meglio in quale contesto e con quale movente si è scatenato l’inferno quella notte.

Riccio, accusato di duplice omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà, ha risposto a tutte le domande dei magistrati, senza però essere in grado di spiegare e spiegarsi motivi e dinamica di quel gesto. “Non ricorda nulla – dice il suo legale, Giuseppe Lopedote – non riesce a spiegarsi il perché lo abbia fatto e non si dà pace perché amava molto la sua famiglia”.

Ora che l’interrogatorio di garanzia è stato celebrato, l’avvocato presenterà una nuova istanza per una perizia psichiatrica, evidentemente con l’intento di dimostrare che quella notte Alexandro Riccio non era in grado di intendere e di volere.

(ph. Andrea Calvano)

Per gli inquirenti, però, le motivazioni sono quelle ormai tristemente note di quasi tutti i femminicidi: la presunzione del possesso, del ritenere la donna e la famiglia proprietà privata inviolabile, la cultura della violenza che prende forma di dramma quando nell’assassino viene a mancare la certezza di esercitare il suo dominio.

Teodora, che in Piemonte si era trasferita da una decina di anni per fare la psicologa e che nel 2014 aveva sposato Alexandro, aveva deciso di lasciare il marito dopo aver tentato inutilmente di recuperare una relazione che lui, qualche anno prima, aveva interrotto andando a convivere con un’altra donna. Quell’autodeterminazione di una donna libera ed emancipata è bastata evidentemente per scatenare la reazione violenta e assassina di Riccio.

Una tragedia che ha sconvolto il piccolo centro di Roccacasale dove tutto il paese ha salutato a lutto quelle due anime innocenti con un funerale molto toccante e pieno di dignità.

1 Commento su "Femminicidio, Riccio ai giudici: “Non ricordo nulla, amavo la mia famiglia”"

  1. Eh certo….. Ora si gioca la carta del malato…… Ma ha raccontato pure k in precedenza x due anni si erano separati? Con una bella “vattulin”…..penso k gli ritorni la guarigione e la memoria…. Uomini senza attributi

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