
La competenza è nazionale e quindi la legge sul fine vita non passa in Abruzzo. Il consiglio regionale, nella seduta di ieri pomeriggio, ha affossato la legge sul biotestamento. A poco è valso il voto compatto dei partiti dell’opposizione (Pd, Movimento 5 stelle e Patto per l’Abruzzo) a favore del semaforo verde per la norma. Il centrodestra ha detto “no”, poiché la legge sarebbe stata impugnata in quanto non di competenza dell’ente regionale.
E così la proposta di iniziativa popolare affoga a distanza di dodici mesi dell’arrivo del testo in consiglio regionale. Lo scoro 26 giugno, infatti, non si arrivò al voto. Da lì i dodici mesi de tempo per la pronuncia definitiva in aula sul progetto di legge, nato dalla campagna ‘Liberi Subito dell’associazione Luca Coscioni e promosso con oltre ottomila firme raggiunte.
Certo, un dialogo sarebbe possibile aprirlo con all’interno della filiera tanto sbandierata dal centrodestra durante l’ultima tornata delle elezioni comunali.
“Un tema delicato che merita rispetto e attenzione, ma la norma, per come è scritta, rischiava di aprire alla cosiddetta “eutanasia omissiva”, prevedendo anche la sospensione di alimentazione e idratazione. La legge sul biotestamento deve restare nel segno della cura, non della morte. È invece urgente rafforzare le cure palliative, tutelare la libertà di coscienza dei medici e sostenere davvero malati e famiglie”. Queste le parole della consigliera meloniana Maria Assunta Rossi, che solo successivamente ha aggiunto nel post condiviso sulla propria pagina Facebook il richiamo alla competenza nazionale in merito alla legge. Insomma, l’Abruzzo non ha voluto per scelta dei propri rappresentanti seguire le orme della Toscana, prima a dotarsi di una legge ad hoc, seppur impugnata dal Governo. Ed è proprio nell’orgoglioso canale privilegiato verticale di marca conservatrice che le maggioranza, se avesse voluto, avrebbe potuto premere per consentire alle persone affette da gravissime e incurabili patologie di poter scegliere, almeno, in che modo poter scrivere la parola fine.
La proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita, scritta dall’associazione Luca Coscioni con più di 8.000 firme, e bocciata dal Consiglio Regionale abruzzese avrebbe solo allargato un diritto ai sofferenti ,senza togliere nulla a nessuno.
È stata un’altra negazione alle libertà individuali delle persone fragili, compiute da questa giunta di Destra.
Ogni persona deve avere la possibilità di decidere in piena coscienza libertà e autonomia (senza chiedere nulla a nessuno) di poter chiudere con dignità e decoro la propria esistenza. Ognuno deve essere libero di scegliere come vivere e come morire, non si ledono i diritti di nessuno, se ne acquistano solo degli altri.
Pazienza, per chi ha tempo, per chi non l’ha più è una sofferenza senza fine.
Non abbiamo acquisito ancora la sensibilità necessaria per intervenire su di una questione etica senza sovrapporre problemi ideologici religiosi e di interessi economici inconfessabili.
La sofferenza non ha colore politico e ne credo religioso, prima o poi tocca tutti Noi.
Attualmente in Italia si può richiedere l’interruzione dell’alimentazione e l’idratazione artificiale e morire con grandissime sofferenze.
Attualmente si può anche rinunciare alla ventilazione meccanica e morire per soffocamento, la morte più terribile. Invece con il fine vita assistito, se fosse stato approvato dalla Destra regionale, tutto questo sarebbe stato evitato.
Una dolce MORTE senza spasimi.
Perché ci fate morire con sofferenza, non sarebbe meglio morire senza dolore?
Mi dispiace, ma avete dimostrato un’altra volta, quello che siete, dei politici con poca sensibilità che nega un diritto di scelta sul fine Vita.
La regione Toscana ha già approvato il protocollo nel rispetto di coloro che soffrono, potevamo anche noi essere tra i primi e i migliori, ma ci pervade ancora un tetro oscurantismo ideologico.