“C’è chi dice che la crisi del clima l’abbiamo provocata tutti quanti. Ma è solo una comoda bugia. Perché quando tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole. Invece di colpevoli ce ne sono eccome” dice battagliera la piccola Thunberg, diventata la paladina mondiale della difesa dell’ambiente, tanto che qualcuno – in un eccesso di entusiasmo – si è fatto prendere un po’ la mano ed ora la vorrebbe candidata al Nobel per la Pace. Non che quello che sta facendo non sia importante, ma è solo la punta di un iceberg che sta sabotando il transatlantico chiamato “Mondo Occidentale” che viaggia spedito verso l’apocalisse. Sì perché l’esempio di Thunberg è stato raccolto in settantaquattro nazioni, dove gli studenti hanno cominciato a manifestare anche loro ogni venerdì, per chiedere ai propri politici di prendere misure concrete contro il cambiamento climatico, sperando di essere ancora in tempo.
A Katowice durante l’assemblea plenaria di Cop 24, la Conferenza delle Parti sul Clima nella quale si discuteva delle soluzioni concrete da adottare, Thunberg è intervenuta con un discorso lapidario in cui ha dichiarato: “Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi”.
In merito, nell’osservare il dibattito pubblico italiano lo sconforto pare inevitabile perché si sente parlare di: traforare montagne come se fosse una cosa normale, anzi necessaria e dovuta, come nel caso del Tav; trivellare il mare per estrarre gas e petrolio; sventrare centinaia di chilometri di Appennino e le coste del Salento per far passare gasdotti che non servono alla domanda interna di gas, visto che i consumi in Italia sono in netto declino dal 2005. In parlamento nessuno si oppone con fermezza a tutte queste opere adducendo chiaramente alle questioni ambientali. Si parla talvolta di costi e benefici economici, come se fosse solo un problema di bilancio dello Stato e non di sopravvivenza del pianeta. Nessuno chiede con chiarezza e decisione lo stop a questo modello di sviluppo a favore di un’economia che sia veramente sostenibile o sarebbe ancora meglio dire: ecologica.
Non c’è tempo da perdere, lottare per la difesa dell’ambiente e per fermare il cambiamento climatico vuole dire innanzitutto lottare per il diritto alla sopravvivenza. In un mondo che bada soltanto al profitto, c’è un movimento di ragazzi e ragazze che vuole ad ogni costo riappropriarsi del proprio futuro. Come ha detto Greta Thunberg: “Questo è il nostro futuro e questa è la nostra scelta, se loro non faranno nulla, allora lo dovremo fare noi e state certi che lo faremo!”
Savino Monterisi
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