Continua, a ridosso del Natale, l’epopea della famiglia Tulliani raggiunta il 6 novembre scorso da un procedimento di sgombero della stalla in cui è ricoverato il suo gregge, il suo lavoro.
Così ieri il Comune di Prezza è tornato sulla questione revocando l’atto precedente per aprirne uno nuovo. Contestato dall’avvocato della famiglia, Teresa Nannarone, infatti, il primo era risultato gravato da alcuni vizi che hanno condotto a riformularne uno tutto nuovo, un bel pacchetto pronto sotto l’albero con tanto di nuove leggi citate. “Provvederemo ad analizzare tutti gli articoli a cui fanno riferimento” spiega l’avvocato.
Le norme sulle quali fa leva il Comune sono quelle legate alla distanza dalle prime abitazioni, 300 metri come riporta una legge regionale, e alcune prescrizioni circa le condizioni igieniche presentate nel maggio scorso dalla Asl e che non sarebbero state adottate. Come la volta prima si avranno anche ora a disposizione venti giorni per accedere agli atti e ritirare la documentazione da studiare.
Un gruppetto di compaesani, intanto, è pronto. La prossima primavera, quando le pecore torneranno in montagna, si tirerà a lucido la stalla di via Colle Rione per renderla pulita e confortevole al rientro del gregge in autunno. Francesco Tulliani non si arrende, ha voglia di lavorare, ha cento anni di tradizione da portare avanti, quella della sua famiglia e quella di una Prezza legata ai mestieri più ancestrali dell’uomo: l’allevamento, caratteristico “Dop” abruzzese. Niente sarà lasciato al caso, perché da difendere c’è la dignità di un uomo e di una tradizione. Anche a costo di disturbare qualche “olfatto benpensante”.
Possibile che ci sia ancora qualcuno così legato ai vecchi mestieri? Prezza ha cambiato passo grazie ad una nuova classe che vede il futuro del paese nel “medioevo”. Basta con i lavori tradizionali si entra nell’era del turismo a tutti i costi. Anche perché l’etichetta di “pastori” non si addice più, meglio quella di “astuti oppositori dei tiranni”.