Non lo ha fatto la super esperta di controversie e patologie in ambiente di lavoro Sylvia Kranz che pure le valigie da Sulmona le ha fatte alla fine di dicembre scorso (non senza aver incassato il suo compenso), né, finora, il nuovo ufficio per i provvedimenti disciplinari (Upd) che subito dopo, a fine gennaio, si è costituito a palazzo San Francesco.

Tant’è che l’altro ieri l’Upd, composto dai dirigenti Katia Panella, Francesca De Camillis e Amedeo D’Eramo, è tornato, dopo l’incontro della scorsa settimana sollecitato dal sindaco, a riunirsi e a chiedere formalmente alla procura che fine abbiano fatto gli atti relativi all’inchiesta, se sono stati trasmessi e quando. Perché se una comunicazione ufficiale c’è stata, come sembra, è un mistero (da chiarire nelle sedi opportune) il fatto che di questa non vi sia traccia in via Mazara.

Ecco perché è importante capire se la comunicazione di reato sia pervenuta formalmente e quando agli uffici comunali da parte della procura. Di certo c’è che nel maggio del 2017, quando la procura emise i ventiquattro avvisi di garanzia, la Kranz, insieme al sindaco Annamaria Casini e all’allora assessore Alessandra Vella, si recarono a palazzo Capograssi a parlare con il titolare dell’indagine, il sostituto procuratore Stefano Iafolla. In quell’occasione fecero formale richiesta della documentazione agli atti, sulla quale era appunto decaduto il segreto istruttorio con la notifica alle parti degli avvisi di garanzia. La copia degli atti fu fatta in fretta e diligentemente dalla procura, ma da allora, un anno e mezzo fa quasi, nessuno ha più bussato alla porta del secondo piano di palazzo Capograssi a ritirare quanto richiesto. Nonostante nel frattempo siano state fatte le valutazione dalla procura con la richiesta di rinvio a giudizio per nove dipendenti (a maggio scorso) e un processo da parte della Corte dei Conti (a giugno).

A palazzo San Francesco, insomma, già si gustano i tarallucci in attesa del vino.
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